Medio Oriente

Iran e diritti umani, chi li “rivendica” distrugge 60 ambulanze

Strano modo di protestare a difesa dei diritti umani e per la libertà delle donne. Succede in Iran, dove la morte della giovane Mahsa Amini ha scatenato violente proteste che nulla hanno a che vedere con la morte della giovane. Sostenuta puntualmente da una imponente campagna mediatica occidentale, la protesta ha avuto l’obiettivo di uccidere poliziotti iraniani, distruggere proprietà pubbliche e cosa ancora più vergognosa e brutale, distruggere ben 60 ambulanze.

Ma ci chiediamo: cosa c’entra con la difesa dei diritti umani la devastazione di beni pubblici? Un punto di domanda che dovrebbe far riflettere i tanti che in questi giorni si stanno stracciando le vesti sostenendo l’ennesima “rivolta” in Iran.

A tal proposito, il ministero della Salute iraniano ha annunciato giovedì che oltre 60 ambulanze sono state distrutte durante i disordini in diverse città. Descrivendo gli attacchi alle ambulanze come un atto disumano e chiedendo che i “rivoltosi” siano ritenuti responsabili, il ministero ha affermato che questa vile azione ha interrotto i servizi sanitari di emergenza e il processo di trattamento dei pazienti. Alla faccia della libertà e della difesa dei diritti umani.

La gente si riunisce in piazza Enghelab, a Teheran, per condannare le recenti violente rivolte. (Foto di Fars News)

L’Iran scende in piazza contro i “rivoltosi” sostenuti dall’Occidente

Milioni di iraniani sono scesi in piazza dopo la preghiera del venerdì per condannare gli atti di vandalismo degli ultimi giorni da parte dei “rivoltosi”.

Le manifestazioni, secondo una dichiarazione del Consiglio di coordinamento dell’Organizzazione per la propagazione islamica dell’Iran, hanno condannato “le misure dirompenti di pochi mercenari che hanno insultato la santità del Santo Corano e del profeta Maometto, hanno dato fuoco a moschee e bandiere della Repubblica Islamica dell’Iran, hanno aggredito donne con l’hijab, vandalizzato la proprietà pubblica e minato la sicurezza delle persone”.

In risposta alle violenze dei “rivoltosi, il padre della giovane Mahsa Amini ha dichiarato ai media: “Questi raduni non hanno nulla a che fare con noi e non sono dalla nostra parte… La nostra unica richiesta è capire i motivi della morte di nostra figlia”.

di Redazione

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