Iran, Cina ha ostacolato salvataggio marinai iraniani
Iran – Continua a suscitare polemiche e accuse il sistema di salvataggio cinese attuato per salvare l’equipaggio della petroliera iraniana Sanchi, affondata giorni fa dopo la collisione con il bulker CF Crystal, a largo delle coste cinesi.
Il comandante della Marina iraniana, contrammiraglio Khanzadi, ha spiegato le misure adottate per inviare i commando in Cina e le discusse operazioni di salvataggio sulla petroliera Sanchi. Il comandante ha dichiarato che “la collisione si è verificata a più di ottomila miglia di distanza dai confini marittimi dell’Iran. Nei primi giorni della collisione, ci siamo resi conto che sebbene parte della nave non avesse preso fuoco ed era possibile salire a bordo e iniziare le operazioni di soccorso, non sono state prese misure che mi hanno fatto pensare che i cinesi non avevano il coraggio di intervenire sulla nave cisterna”.
“Per questo motivo, abbiamo raccomandato alla National Iranian Tanker Company e Ports and Maritime Organization di farci spedire i commandos navali per effettuare la missione di salvataggio; la Cina tuttavia, doveva solo preparare le condizioni”, ha spiegato l’ufficiale. “Quando abbiamo annunciato la nostra decisione alle forze speciali, molti di loro si sono offerti volontari per la missione, il che indica che sono pronti a svolgere missioni in qualsiasi parte del mondo”, ha affermato.
Khanzadi ha dichiarato che il dispiegamento di forze armate in un altro Paese richiede alcuni preparativi ufficiali ed ha aggiunto: “Abbiamo fatto la nostra raccomandazione tre giorni dopo la collisione e, poiché la Cina ha annunciato che non ammette le forze armate nell’area, la situazione si è complicata. Hanno annunciato che le forze speciali iraniane devono recarsi nell’area senza le loro uniformi militari. Abbiamo accettato tutte le loro condizioni”.
Dopo i negoziati con il comandante della marina cinese, le autorità cinesi hanno annunciato che avrebbero fornito all’Iran le attrezzature necessarie. Purtroppo, il processo per ottenere i visti per le forze iraniane ha impiegato altri tre giorni.
“Il settimo giorno, le nostre forze speciali hanno raggiunto il punto in cui era avvenuta la collisione. A quel punto, tuttavia, la petroliera era andata alla deriva verso le acque del Giappone. Le forze sono state inviate nella nuova posizione, ma quando sono state preparate a salire sul ponte, è avvenuta una massiccia esplosione, l’intero ponte ha preso fuoco e la petroliera è affondata fino in fondo”, ha spiegato Khanzadi. Un colpevole ritardo che è costata la vita a 32 marinai.
di Giovanni Sorbello