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Arabia Saudita e l’orrenda repressione dei dissidenti

Arabia Saudita – Un dissidente saudita, Saleh al-Shehi, è morto giorni fa a causa di problemi di salute dopo il rilascio dalla prigione, nel mezzo di una repressione più ampia guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman contro attivisti per la difesa dei diritti e oppositori politici. 

The Prisoners of Conscience, un’organizzazione indipendente non governativa che sostiene i diritti umani in Arabia Saudita, ha annunciato in un post sulla sua pagina Twitter ufficiale che Saleh al-Shehi è morto dopo che le sue condizioni di salute sono peggiorare a seguito della sua liberazione.

L’8 febbraio 2018, un tribunale penale in Arabia Saudita ha condannato Shehi, editorialista del quotidiano arabo al-Watan, a cinque anni di prigione per “insulto alla Corte reale“, seguito da un divieto di viaggio di cinque anni entrato in vigore al momento della sua liberazione. Le forze del regime saudita hanno arrestato il giornalista il 3 gennaio del 2018 in relazione alla sua apparizione nello spettacolo “Yahalla” trasmesso sul canale televisivo satellitare saudita Rotana. Ha accusato la Royal Court di corruzione durante il programma, secondo un rapporto pubblicato sul quotidiano saudita di proprietà privata Okaz. 

Shehi scriveva regolarmente dell’uso dei fondi da parte del regime di Riyadh recuperati durante una presunta azione anticorruzione lanciata nel novembre 2017 che ha visto coinvolti principi, ministri e uomini d’affari di spicco.

La Corte Reale dichiarò all’epoca che un comitato guidato da bin Salman aveva recuperato 107 miliardi di dollari di beni, tra cui proprietà, società, liquidità e altri beni. La commissione convocò un totale di 381 persone. Molti dei fermati erano inizialmente detenuti presso l’hotel Ritz-Carlton a Riyadh. 

Arabia Saudita e tolleranza zero verso i dissidenti

L’Arabia Saudita si classifica 170 su 180 Paesi per libertà di espressione, secondo il World Press Freedom Index del 2020. Da quando bin Salman è diventato il leader di fatto dell’Arabia Saudita nel 2017, il regno ha arrestato dozzine di attivisti, blogger, intellettuali e altri percepiti come oppositori politici, mostrando tolleranza zero anche di fronte alle sterili condanne internazionali. Negli ultimi anni, Riyadh ha anche ridefinito le sue leggi antiterrorismo per colpire l’attivismo. Di tutto questo orrore l’Occidente si lava le mani.

di Yahya Sorbello

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