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Intervista a Vincenzo Trani, Console Onorario della Repubblica di Belarus in Napoli

di Angelo D’Ambra

Nei mesi di gennaio-ottobre 2013 in Bielorussia è stata raggiunta una crescita economica dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Il settore farmaceutico, quelli dei macchinari elettrici, del legno, della plastica e della gomma, dei prodotti alimentari e di quelli in pelle hanno fatto registrare i tassi di crescita più elevati; i dati ufficiali parlano di una disoccupazione ancorata allo 0,5% e di una crescita dei redditi del 17,2%, nonostante le sanzioni della Ue. Sembra che il Paese, dopo la crisi del 2011, viva una fase economico-sociale diametralmente opposta a quella italiana, è cosi?

Possiamo sicuramente dire che dopo la crisi del 2011 il Paese ha reagito molto bene e si sta riprendendo molto velocemente. I dati sono abbastanza eloquenti: un tasso di crescita del Pil sempre in positivo e un tasso di disoccupazione inferiore all’1% sono gli esempi piu evidenti. Certo ci sono ancora degli indicatori da riequilibrare come lo squilibrio tra export e import e il tasso di inflazione ancora alto, nonostante sia stato di molto ridotto. Nel complesso il Paese sta vivendo un momento di buona stabilità economica.

Si scrive spesso che la Bielorussia per la sua posizione geografica potrebbe rappresentare per le aziende italiane la porta d’accesso al vasto mercato di consumo eurasiatico. Analogo il discorso sull’Italia che potrebbe diventare per Minsk la porta d’accesso al mercato mediterraneo. Quanto c’è di vero in tutto questo? Quali sono ad oggi i dati dell’interscambio commerciale tra i due Paesi e su quali settori produttivi esso insiste?

L’Italia rientra tra i primi dieci Paesi-partner per volumi commerciali con un aumento costante ogni anno dell’interscambio commerciale. Si è passati dai 670 ml di $ del 2006 ai 1.489 ml $ della metà del 2013. Anche il numero di imprese italiane presenti sul territorio bielorusso cresce ogni anno e nel 2013 ha raggiunto le 185 unità, di cui 114 sono a capitale misto (italo-bielorusso) e 71 sono a capitale italiano. A confermare questo continuo interesse tra i Paesi c’è anche il dato riguardante la Sace che per il 2013 ha aumentato il suo limite di esposizione sulla Bielorussia a 100 mldi euro. Credo che questi dati siano destinati a crescere in quanto le potenzialità del mercato bielorusso e questo dell’Unione Doganale (Russia-Bielorussia-Kazakistan) sono enormi.

I prodotti bielorussi più richiesti sul mercato italiano sono i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, prodotti chimici e della metallurgia. Per quanto riguardo l’import la Bielorussia importa dall’Italia soprattutto macchinari, prodotti chimici e tessili.

Prendendo in esame procedure burocratiche e accesso al credito, per le imprese italiane è agevole pianificare operazioni commerciali in Bielorussia? Come funziona invece il regime giuridico delle zone franche ed in particolare quali sono i vantaggi concessi alle imprese italiane insediate nel distretto di Brest?

Le società italiane che si stabiliscono nelle zone franche hanno agevolazioni sia fiscali che doganali. Le agevolazioni fiscali più significative sono: esenzione dal pagamento dell’imposta sui profitti per i primi 5 anni, non viene riscossa l’imposta sugli immobili e riduzione del 50% dell’Iva qualora il prodotto sia incluso nel programma per la sostituzione delle importazioni. Per quanto riguarda le agevolazioni doganali la più significativa è l’esenzione dai dazi doganali per i prodotti utilizzati nella zona franca.

L’economia italiana si è sempre caratterizzata per un volto duale; la questione meridionale è un empasse da cui non si esce. In Bielorussia si riscontra l’esistenza di divari regionali oggetto di particolari attenzioni da parte dell’iniziativa politica ed economica delle istituzioni?

In Bielorussia non esiste una questione meridionale ma c’è una significativa differenza tra città e zone rurali. Per appianare queste differenze il Governo ha messo in atto una serie di misure atte a stimolare all’attivita’ imprenditoriale nelle suddette zone. Le misure più importanti sono le agevolazioni fiscali che comprendono l’esenzione dal pagamento dell’imposta sui redditi e sui profitti e dell’imposta sugli immobili per le società operanti nei distretti rurali. Inoltre nel 2013 è stato concesso alle suddette società di importare macchinari e altre immobilizzazioni con tariffe doganali privilegiate, con lo scopo di stimolare un rinnovamento delle società già esistenti e stimolare la nascita di nuove.

Nel 2011 l’Ue ha imposto pesanti sanzioni economiche alla Bielorussia. L’ambasciatore Evgeny Shestakov, in una intervista a Limes, dichiarava che se un giorno l’Ue avesse abbandonato la sua idea di “cooperazione internazionale intesa come iniziativa unilaterale di premi o concessioni ad alcuni Paesi terzi che si adattano ai suoi modelli”, i rapporti diplomatici sarebbero cambiati senza problemi nell’interesse di tutta l’Europa, posizione ribadita più volte anche dal presidente Lukashenko. A distanza di due anni si è registrato un cambiamento nelle relazioni con Bruxelles? Come procede invece l’integrazione economica nello spazio eurasiatico?

Nei rapporti con Bruxelles non si registrano significativi cambiamenti anche se sono fiducioso che questa situazione di stallo si trasformi al piu’ presto in un dialogo fitto e producente per entrambe le parti. Per quanto riguarda l’integrazione economica nello spazio euroasiatico la situazione procede con ritmi abbastanza sostenuti. Il coinvolgimento di Armenia e Kirghizistan nel piano è l’evento rilevante dell’anno. Una traccia per Erevan è stata approvata il 24 dicembre del 2013. All’inizio di dicembre, la Repubblica del Caucaso del sud ha avuto sconti sui prodotti fondamentalmente necessari importati dalla Russia, per esempio: gas, prodotti petroliferi e diamanti. Secondo le stime preliminari della Banca di sviluppo eurasiatica, l’entrata dell’Armenia nell’Unione doganale aggiungerà un 4-4,5 per cento di crescita al Pil per due anni.

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