Insediamenti illegali, le regole di tutti non valgono per Israele
Le regole di tutti non valgono per Israele, che mantiene una serie di atteggiamenti padronali non solo verso i palestinesi espropriati dalle loro terre, ma anche verso la Comunità internazionale, i cui continui richiami sono tranquillamente ignorati dalla “mente eletta” di Tel Aviv, sostenuta da un’ampia parte degli ebrei all’estero. Dall’anno della sua fondazione, il 1948, è il Paese che ha collezionato il maggior numero di risoluzioni di condanna dell’Onu. Forse perché fonda la sua presenza e legittimità sul suolo della Palestina unicamente sul passo biblico dell’Alleanza con Abramo, ora l’odierno Israele si estende su di un territorio sul quale esistevano oltre 400 villaggi palestinesi ora scomparsi. Gli insediamenti illegali sono costantemente aumentati durante gli anni trascorsi dagli accordi di Oslo. La costruzione di nuove colonie è più che raddoppiata durante il governo del ‘moderato’ Barack Obama, mentre i rifugiati palestinesi compongono la maggio parte dei rifugiati del mondo. Del resto, essendo il “Popolo Eletto”, possono permettersi questo ed altro.
Anche non rispettare la legge, perché gli insediamenti ebraici sono illegali dal punto di vista della Convenzione di Ginevra e i Regolamenti dell’Aja. Se l’azione israeliana di “rubare la terra” fosse stata intrapresa da qualsiasi altro Stato, avrebbe comportato un intervento militare internazionale.
Secondo la “Parte IV relativa alla “protezione delle persone civili in tempo di guerra” della Convenzione di Ginevra, ad un occupante è vietato di trasferire i propri civili nel territorio che occupa, (12 agosto 1949 deportazioni, trasferimenti, evacuazioni, articolo 49). Inoltre, l’articolo 55 del Regolamento dell’Aja afferma che il ruolo di una potenza occupante è quello di salvaguardare le proprietà occupate e mantenere lo status quo.
La Cisgiordania, o West Bank, tra cui Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza insieme costituiscono i territori palestinesi occupati (Opt), che sono sotto occupazione militare israeliana dal giugno del 1967. Più di 300mila palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sono diventati rifugiati durante la conquista di Israele nel giugno 1967; la stragrande maggioranza erano in grado di ritornare. Nel 1967, le forze israeliane hanno distrutto un certo numero di villaggi palestinesi nei territori occupati, tra cui Imwas, Beit Nuba, e altri. Ci sono almeno 600mila ebrei che ora vivono in insediamenti illegali della Cisgiordania occupata, tra cui 200mila a Gerusalemme est.
Le risoluzioni delle Nazioni Unite apparentemente affermano che qualsiasi costruzione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati dopo il 1967 è illegale, una legislazione internazionale che Tel Aviv non ha mai rispettato. Infatti, in tutti questi anni il regime israeliano ha fatto orecchie da mercante, anzi, il 7 febbraio scorso con il passaggio di un disegno di legge alla Knesset israeliana, sono state legalizzate retroattivamente migliaia di case di coloni illegali, costruite su terra rubata ai palestinesi.
“Israele ha appena aperto le cateratte”, e attraversato una “linea rossa molto, molto spessa”, queste sono state le parole di Nickolay Mladenov, coordinatore delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, in risposta al disegno di legge approvato. L’approvazione del disegno di legge dei politici israeliani è davvero la fine di un’epoca. Abbiamo raggiunto il punto in cui possiamo dichiarare apertamente che il cosiddetto processo di pace era un’illusione fin dall’inizio, Israele non aveva alcuna intenzione di concedere mai la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est ai palestinesi.
Quando gli accordi di Oslo sono stati firmati tra israeliani e palestinesi nel 1993, Tel Aviv aveva già come priorità la costruzione di insediamenti e l’aumento della sua popolazione. Ha rubato ulteriori terre palestinesi, vi ha stabilito postazioni militari, ha lottato per giudaizzarli, e tagliare i loro legami geografici con altri territori palestinesi. Il risultato è stato che i distretti della Cisgiordania sono stati in parte lasciati senza collegamenti tra loro.
Ora con Trump in carica e il suo semaforo verde per il sostegno dato a Tel Aviv, gli israeliani sono ancora più rilassati e riattivati nella loro costruzione degli insediamenti illegali e nel perseguire i loro crimini.
di Cristina Amoroso