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Carceri israeliane, l’inferno in terra

Nuove rivelazioni sulla terribile situazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, hanno riportato alla ribalta gli atroci crimini del regime. Il direttore dell’ospedale al-Shifa ha raccontato nei dettagli il trattamento straziante riservato ai detenuti palestinesi, dopo il suo rilascio da una prigione israeliana. 

Lunedì, in una conferenza stampa al suo ritorno a Gaza, Muhammad Abu Salmiya, ha dichiarato che i medici e gli infermieri israeliani picchiano e torturano i prigionieri palestinesi e trattano i corpi dei detenuti come se fossero oggetti inanimati. Ha sottolineato che le forze israeliane hanno ucciso molti prigionieri nelle celle degli interrogatori. 

“L’occupazione israeliana arresta tutti e il personale medico muore nelle prigioni israeliane a causa delle torture e della mancanza di cure mediche”, ha dichiarato ad Anadolu Abu Salmiya, che ha trascorso più di sette mesi nelle carceri israeliane. 

Abu Salmiya ha descritto le condizioni dei prigionieri come “tragiche, senza precedenti nella storia palestinese, con gravi carenze alimentari e umiliazioni fisiche”, sottolineando che le difficoltà affrontate dai detenuti non hanno eguali dai tempi della Nakba. Ha affermato che ogni prigioniero ha perso circa 30 chilogrammi di peso.  Abu Salmiya è uno dei 55 detenuti palestinesi rilasciati lunedì perché, secondo l’emittente pubblica israeliana, le carceri del regime sono piene. 

Il raid israeliano ad al-Shifa 

Le forze israeliane hanno arrestato Abu Salmiya il 23 novembre scorso dopo aver fatto irruzione nel complesso medico di al-Shifa, la più grande struttura medica della Striscia di Gaza. L’esercito israeliano lo ha accusato di aver permesso ad Hamas di utilizzare l’ospedale come centro operativo. Il regime, tuttavia, non è riuscito a fornire alcuna prova a sostegno della sua affermazione secondo cui Hamas avrebbe utilizzato la struttura come centro di comando. 

Israele ha affermato che cinque edifici ospedalieri erano direttamente coinvolti nelle attività di Hamas. Ha affermato che gli edifici si trovavano in cima a tunnel sotterranei utilizzati dal movimento di Resistenza e che vi si poteva accedere dall’interno dei reparti ospedalieri.

Secondo il Washington Post, un’analisi successiva di immagini open source, immagini satellitari e materiali resi pubblici dall’esercito israeliano, ha scoperto che nessuno dei cinque edifici ospedalieri sembrava essere collegato alla rete di tunnel e non c’erano prove che i tunnel fossero accessibili dall’interno dei reparti ospedalieri. 

L’assalto israeliano all’ospedale al-Shifa, che ospitava centinaia di pazienti malati e morenti e migliaia di sfollati, non ha precedenti negli ultimi decenni. Il regime ha fatto irruzione nell’ospedale diverse volte e vi ha commesso massacri. Israele ha perpetrato massacri anche in altri ospedali di Gaza, dopo averli presi d’assalto.

Centinaia di cadaveri sono stati recuperati negli ultimi mesi dalle fosse comuni dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, del complesso medico Nasser di Khan Younis e dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, dopo il ritiro delle truppe israeliane. 

Funzionari palestinesi e diverse organizzazioni internazionali hanno sottolineato che l’esercito israeliano ha commesso crimini di guerra in queste strutture mediche. 

Carceri israeliane, Israele viola la legge internazionale 

Il diritto internazionale ha stabilito che la tortura e altri tipi di maltrattamenti contro persone protette in un territorio occupato sono casi di crimini di guerra. Ciononostante, Israele ha mostrato un totale disprezzo per il diritto internazionale. 

Da quando ha dichiarato guerra a Gaza il 7 ottobre, Israele ha massacrato oltre 38mila palestinesi e ne ha feriti più di 80mila, secondo il Ministero della Salute palestinese a Gaza. Il regime è accusato di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia. 

A gennaio, la Corte internazionale di giustizia ha riscontrato il rischio di violazione dei diritti del popolo palestinese alla protezione dal genocidio. Ha ordinato a Israele di “adottare tutte le misure in suo potere” per desistere dall’uccidere i palestinesi in violazione della convenzione sul genocidio, di prevenire e punire l’incitamento al genocidio e di facilitare la fornitura di “servizi di base urgenti”.

A maggio, anche la Corte Suprema delle Nazioni Unite ha emesso una sentenza in cui invitava Israele a porre fine alle operazioni nella città più meridionale della Striscia di Gaza, Rafah, ma senza successo. Nonostante abbia commesso crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio, Israele finora non è stato ritenuto responsabile. 

I Paesi occidentali hanno ripetutamente rilasciato dichiarazioni in cui criticavano le brutalità di Israele a Gaza. Tuttavia, continuano ad alimentare la macchina da guerra del regime di Netanyahu fornendole armi. 

di Redazione

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