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In Usa si riaccendono le proteste contro la violenza di una polizia malata

di Cristina Amoroso

Ormai non si contano più i casi di violenza da parte della polizia americana nei confronti degli afroamericani e dei latinoamericani. Ora è un video pubblicato dal quotidiano Tulsa World che mostra l’uccisione di un uomo di colore, già arreso ed immobilizzato dopo un inseguimento. Ora è il recentissimo nuovo video choc ad irrompere nelle case degli americani. E’ quello di un’auto della polizia di Tucson, in Arizona, che segue a distanza un pregiudicato armato di fucile e che improvvisamente accelera travolgendolo, nonostante questi stesse camminando di spalle.

‘‘La nostra democrazia soffoca”, è stato uno degli slogan dei manifestanti negli Stati Uniti che chiedevano giustizia per Eric Garner, soffocato da un agente a Staten Island, un altro caso che ha indignato la nazione contro l’impunità della polizia dopo la morte di Michael Brown a Ferguson, riaprendo vecchie ferite nella comunità nera che si sente vittima di discriminazioni razziali.

Siamo abituati ai cortei con migliaia di persone partecipanti alle marce per la parità dei diritti razziali, agli slogan “Siamo tutti uguali”, “Basta violenza della polizia”, “Chi proteggete?”, “Per chi lavorate?”. Storie diverse che raccontano una rabbia diffusa contro le forze dell’ordine, accusate di razzismo e di usare maniere forti.

Così l’ultima marcia svoltasi a New York questa settimana, iniziata in maniera pacifica contro l’abuso della forza da parte della polizia contro afroamericani e latinos, promossa dal collettivo “Stop Mass Incarceration Network” sembra riaccendere le proteste.

Circa 400 persone si sono radunate a Union Square nel primo pomeriggio per dirigersi verso Broadway, passando dal Dipartimento di Polizia di Lower Manhattan, con cartelli “Stop Murder dalla polizia” e “Stop sbirri assassini”.  La situazione è tuttavia degenerata quando i manifestanti hanno bloccato il traffico sul ponte di Brooklyn. A fine giornata decine di persone sono state arrestate. Un agente è stato colpito al viso mentre scendeva dall’auto.

Il sindaco Bill De Blasio condanna gli episodi di violenza, mentre uno dei manifestanti dichiara di volere semplicemente fermare la brutalità della polizia, perché il 90% delle volte i poliziotti stanno   a Bushwick, ad Harlem a commettere soprusi contro ispanici ed afroamericani. “Perché dovremmo permettere questi abusi?”.

L’impressione è che la misura sia colma anche perché, secondo le accuse dei manifestanti, troppo spesso poliziotti bianchi, coinvolti nella morte di cittadini americani neri, l’hanno fatta franca. “Se restiamo uniti crediamo di poter far sentire le nostre voci e fare la differenza per far capire che questo stato di cose deve finire. Non è una questione razziale. Si tratta di giustizia”, afferma un manifestante. Aggiunge una donna: “Le ingiustizie commesse sono state troppe. La gente deve rendersi conto. Le cose non possono continuare come se nulla fosse”.

E’ noto che i cittadini neri vengono uccisi dalla polizia a tassi più elevati rispetto ai bianchi. Nonostante la tragicità di tali eventi, si tratta di una questione che non ha sempre ottenuto grande attenzione dei media. Nell’ultimo anno tuttavia, vi è stato un maggiore interesse da parte dei media. La copertura mediatica della morte di disarmati neri maschi come Walter Scott (North Charleston, South Carolina), Michael Brown (Ferguson, Missouri), Eric Garner (Staten Island, New York), John Crawford (Beaver Creek, Ohio), Ezelle Ford (South Los Angeles, California), Dante Parker (Victorville, California), Tony Robinson (Madison, Wisconsin), Anthony Hill (contea di DeKalb, in Georgia), Nicholas Thomas (Smyrna, Georgia), tra gli altri, è diventato un punto di discussione regolare di telegiornali dall’anno passato.

Sta di fatto che l’anno scorso, le proteste sono state innescate da una serie di casi di alto profilo di uomini neri che hanno perso la vita per mano di poliziotti bianchi. Ma le esplosioni di rabbia per la morte di Michael Brown in Ferguson, Missouri, e Eric Garner a New York si sono fermate ad un punto morto durante l’inverno. Ora con la manifestazione di New York le proteste sembrano riaccendersi.

Intanto un altro gruppo di manifestanti, guidati da Justice League di New York, ha intrapreso un trakking di 250 miglia da New York City a Washington, dove raggiungeranno il National Mall il 21 aprile, con in programma altri cortei di protesta.

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