In Marocco la democrazia è stata messa a tacere
“La democrazia non arriva per dichiarazioni, né arriva per pressioni o embarghi; può arrivare attraverso il dialogo”, così diceva Óscar Rodríguez Maradiaga, un arcivescovo cattolico honduregno. Molti Paesi, oggi giorno, non sanno nemmeno cosa significhi il concetto di democrazia e libertà di espressione, e da ciò, purtroppo, la ribellione del popolo genera spesso violenze con un risultato cospicuo di tragedie.
Le libertà individuali sono ancora molto limitate in Marocco, non si registra nessun miglioramento nella libertà di stampa da quando il governo di Abdelilah Benkirane è salito al potere quest’anno. C’è stata tanta repressione, censura e rappresaglia. Molti giornalisti hanno perso il senso della lotta per la libertà.
Moustafà Ramid Radi, attivista marocchino, ha iniziato a collaborare per il settimanale liberale, “Le Journal Hebdomadaire”. Anche se la rivista è stata chiusa dalle autorità solo tre mesi più tardi, è stato l’inizio della sua carriera nella carta stampata. Allo stesso tempo, ha continuato il suo attivismo all’interno della società civile. “So che essere un giornalista e un’attivista, allo stesso tempo a volte è visto in senso negativo, ma in un Paese autoritario come il Marocco, dove si deve lottare per l’accesso alle informazioni e per la libertà di parola, devi essere entrambe le cose”, afferma Radi.
Un altro giornalista marocchino, Anouzla Ali, è stato chiamato in giudizio con l’accusa di terrorismo. Ha cercato di rompere i tabù e di criticare le autorità tra cui il Palazzo Reale, accusando il re per le sue lunghe vacanze all’inizio di quest’anno, mettendo in discussione il bilancio della monarchia e sottolineando la dilagante corruzione all’interno dell’élite.
Il portavoce del governo Moustafà Khalfi si è giustificato con la stampa affermando che l’arresto del giornalista è stato per motivi di sicurezza nazionale. “Abbiamo un apparato di sicurezza che difende e protegge i marocchini contro le minacce del terrorismo e di premeditata aggressione contro la loro integrità fisica e la loro proprietà “, ha aggiunto Khalfi. Ma evidentemente il governo marocchino non capisce che imprigionando un’attivista o chiudendo un giornale non eliminerà certo l’estremismo.