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In Italia una pagliacciata tira l’altra… buon Presidente a tutti

di Salvo Ardizzone

Ieri pomeriggio s’è alzato il sipario sulla farsa dell’anno: l’elezione del Presidente della Repubblica. S’erano sperticati tutti nei profili che avrebbe dovuto avere: soprattutto un uomo autorevole e conosciuto all’estero.

Bene, il nostro Renzi, dopo giorni e giorni di manfrine, ha tirato fuori il nome dal cappello: Sergio Mattarella, un vecchio arnese della Prima Repubblica, parcheggiato sul viale del tramonto alla Corte Costituzionale dopo lontani ruoli politici di secondo piano. Un uomo che dovrà tutto al Premier, che l’ha preso per i capelli e messo sotto le luci della ribalta, e all’estero è praticamente uno sconosciuto. Esattamente ciò che serve a Renzi per mantenere il centro della scena, continuando a recitare il ruolo di indiscusso mattatore.

Fatto il nome, se già scatenata la corsa a sostenerlo, giustificandola coi motivi più improbabili, il primo dei quali sarebbe la rottura definitiva del famigerato “patto del Nazareno”. E perché? Come notavano diversi analisti, la persona non sarà simpatica all’ex Cavaliere per passati trascorsi, d’accordo, ma di fronte ai tanti, tantissimi “regali” ricevuti grazie a quel patto, infilati a piene mani fra gli articoli e i codicilli delle tante leggi ostentate dal Governo (a chi non sa leggere una Gazzetta) come il trionfo della legalità è poca cosa.

No, è solo un gioco delle parti, il solito: faccia feroce e strepiti, magari per alzare la posta del prossimo “regalo”, e sotto banco via come prima.

E le opposizioni? Quali? Si sono squagliate come un gelato, da una parte correndo sul carro del prossimo vincitore, dall’altra, come al solito, con consumata (in)capacità, si sono consegnate alla totale irrilevanza, cincischiando fra il web e uno splendido (?!) isolamento. Azioni politiche capaci di sparigliare i giochi di palazzo (e accidenti se ce n’erano da fare!)? Nessuna. Tessitura di rapporti con le altre forze? Zero. È troppo sistematica questa inconcludenza per non pensare che, al di là degli strepiti, ai suoi vertici non sia calcolata.

Così, sabato, alla quarta votazione, quando ci sarà l’elezione a maggioranza semplice e i “numeri” saranno talmente certi da mettere al riparo da sorprese, avremo un nuovo Presidente pronto a firmare tutto quello che il Premier gli metterà dinanzi.

Bisogna dirlo: un capolavoro per Renzi, che si prepara a celebrare il suo ennesimo trionfo su un Parlamento che definire un ectoplasma è poco. Lo è assai meno per gli Italiani, ma già, di quelli e dei loro problemi chi se ne importa.        

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