In Burkina Faso finisce il regime di Campaoré, ma il futuro resta incerto
di Redazione
Domenica 29 si sono tenute le elezioni presidenziali in Burkina Faso, a vincerle fra i 14 candidati, e senza bisogno di ricorrere al ballottaggio, è stato Roch Marc Kabore, divenendo il primo presidente dopo il lungo regime di Blaise Campaoré, che aveva preso il potere con la forza nel 1987 eliminando Thomas Sankara e lo aveva mantenuto con quattro elezioni farsa.
Le presidenziali erano state programmate per l’11 ottobre, ma sono state rinviate a seguito d’un fallito colpo di stato della guardia presidenziale legata al vecchio presidente in esilio dal 2014.
Le elezioni, che hanno riguardato anche quelle per l’Assemblea Nazionale, si sono tenute in un clima di sostanziale regolarità ed hanno visto un’affluenza di circa il 60%.
In verità, la presidenza di Kabore non chiude la pagina del vecchio blocco di potere che per decenni ha sfruttato le scarsissime risorse del Burkina Faso; il nuovo presidente è stato già premier e ministro ai tempi di Campaoré e il suo partito, l’Mpp, accoglie molti di quelli a suo tempo vicini all’ex presidente. Con queste premesse è assai probabile che, tolto di scena l’ormai improponibile Campaoré, gli assetti di potere restino invariati.
Il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri al mondo, che sopravvive a stento con le scarse rimesse dei tanti emigrati e dipende dagli aiuti internazionali; è a quel denaro che da sempre punta chi sta al potere. L’eredità di Sankara attende ancora di essere raccolta.
