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Egitto, Pil cresce insieme alla povertà

Nonostante la pandemia e il crollo del turismo, quest’anno l’Egitto prevede una crescita economica sana, anche se un terzo del Paese più popoloso del mondo arabo rimane impantanato nella povertà. 

I critici si chiedono, tuttavia, quanto della crescita del Pil sia guidata da mega-progetti ostentati, come una nuova capitale amministrativa in costruzione nel deserto, finanziata da debiti in aumento che dovranno essere ripagati. 

A settembre, il Fondo monetario internazionale aveva previsto una crescita economica del 3,6 per cento per il 2020. Sebbene inferiore alle previsioni precedenti, questo rende ancora l’Egitto l’unica economia nordafricana destinata ad espandersi quest’anno.

Allo stesso tempo, quasi un terzo degli oltre 100 milioni di persone in Egitto vive al di sotto della soglia di povertà. Questa gente sopravvive con meno di due dollari al giorno. 

Il governo egiziano aveva inizialmente previsto una crescita del Pil del 6% per l’anno fiscale 2020, che andava dall’inizio di luglio 2019 alla fine di giugno 2020. 

Coronavirus in Egitto

Agli inizi del 2020, il nuovo focolaio di coronavirus ha infettato più di 100mila persone in Egitto e uccidendone oltre seimila, secondo i dati ufficiali. 

La crisi della salute pubblica ha costretto lunghi blocchi e ha colpito il settore turistico del Paese famoso per il suo patrimonio archeologico e le spiagge del Mar Rosso, a costo di innumerevoli mezzi di sussistenza.

Circa 2,7 milioni di posti di lavoro sono stati persi tra aprile e giugno, principalmente nella vendita al dettaglio e all’ingrosso, nella produzione, nel turismo, nei trasporti e nelle costruzioni, spingendo la disoccupazione ufficiale al 9,6%, secondo i dati della Banca mondiale. 

Alcuni economisti sostengono che la solida crescita del Pil sia il frutto di dure riforme intraprese da quando il presidente Abdel Fattah al-Sisi è entrato in carica nel 2014, comprese misure di austerità e una svalutazione della sterlina egiziana. 

Ahmed al-Safti, amministratore delegato del centro di ricerca Delta al Cairo, ha affermato che la svalutazione della valuta di quasi il 48% nel novembre 2016 ha stimolato gli investimenti e contribuito a migliorare la bilancia dei pagamenti. 

La svalutazione della valuta, i sussidi statali ridotti e le nuove tasse hanno qualificato l’Egitto per un prestito triennale da 12 miliardi di dollari del Fmi a partire dal 2016.

di Yahya Sorbello

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