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Immigrazione tra sbarchi, numeri e propaganda

Sulla vicenda degli sbarchi, ogni estate, inizia il balletto dei numeri. Numeri che vengono lanciati nell’agone del dibattito politico e discussi dai cittadini sotto l’ombrellone. L’immagine che viene dipinta dai politici di un determinato schieramento sarebbe quella di un’Italia in preda all’invasione dove entrare nel proprio portone è più rischioso che mettere piede in una trincea sotto un bombardamento. Eppure, è sulla “sensazione” che politici come Salvini e Meloni si fanno forza perché nella percezione non c’è numero che possa garantire tranquillità con il risultato di ritrovarsi in una nazione impaurita dall’immigrazione, con lo straniero additato come il principale dei problemi.

È davvero così? Lo storytelling, ormai lo sappiamo, ha sempre le stesse dinamiche: arriva un barcone, vengono fatti scendere i migranti, si da il primo aiuto ed immediatamente partono i tweet che annunciano l’invasione. I telegiornali riportano le dichiarazioni, la gente ascolta, si impaurisce ed il gioco è fatto: soluzioni semplici per problemi profondi e complessi.

La percezione può più della realtà

Bisognerebbe tenere in mente la seguente frase: “La percezione può più della realtà” perché è da qui che parte la fantomatica emergenza immigrazione e allora a mente calma servono i numeri per mettere in chiaro la situazione. Non c’è dubbio che gli sbarchi in Italia siano aumentati rispetto ai minimi del 2019, e che dopo la prima ondata della pandemia questo aumento abbia conosciuto un’ulteriore accelerazione. Siamo passati dai circa 11mila sbarchi l’anno della metà del 2019 a circa 45mila persone sbarcate nel corso degli ultimi 12 mesi. Al momento diversi indicatori fanno pensare che i numeri si stiano stabilizzando intorno ai 50mila l’anno.

Una domanda da porsi è: cosa significa che gli sbarchi si stiano avvicinando alla soglia delle 50mila persone l’anno? Si tratta di qualcosa di inaudito? La risposta è no: già nel 2011, nel corso delle “Primavere arabe” e in particolare della Rivoluzione tunisina, circa 60mila persone sbarcarono sulle coste italiane. Nel periodo 2014-2017 si registrarono tra i 110mila e i 180mila sbarchi l’anno. Insomma, malgrado la pandemia abbia aggravato le condizioni nei Paesi di partenza e contribuito a un rapido aumento degli sbarchi, siamo ancora molto lontani dal periodo degli “alti sbarchi” in Italia.

Immigrazione e il ruolo delle famigerate Ong

Le ipotesi che l’azione delle Ong sia incisiva sul numero degli sbarchi è ormai voce comune ma nella realtà dei fatti le cose non stanno così. A dimostrazione di ciò, si consideri quanto accaduto tra il 2018 e oggi. Nel periodo della “gestione Salvini” del ministero dell’Interno sono sbarcati in media circa mille migranti ogni mese. Nel periodo della “gestione Lamorgese” gli sbarchi mensili sono quasi triplicati, arrivando a 2.600. Eppure, il ruolo delle Ong ha continuato a rimanere molto marginale, inferiore al 15% del totale degli sbarchi. Significa che quasi 9 migranti su 10 raggiungono le coste italiane senza l’aiuto delle imbarcazioni delle Ong e quindi, anche senza Ong in mare queste persone sarebbero arrivate lo stesso in Italia.

Il ruolo della pandemia

La pandemia ha certamente contribuito all’aumento della immigrazione irregolare alle frontiere sud d’Europa. Gli arrivi di migranti irregolari sono aumentati sia per la Spagna, sia per l’Italia. E in misura simile, malgrado i trend precedenti fossero nettamente diversi.

Un secondo trend cui sembra aver contribuito la pandemia è quello della regionalizzazione delle rotte irregolari. Significa che i migranti irregolari tendono a compiere tragitti più brevi rispetto a prima. Per l’Italia, infatti, l’aumento più consistente è stato quello dei migranti arrivati dalla Tunisia, e in particolare proprio di tunisini, passati dai 2.600 del 2019 a quasi 13mila nel 2020. Anche gli sbarchi di chi proviene dalla Libia riguardano sempre più spesso persone che si trovano nel paese africano da molto tempo, spesso da anni, e non arrivi recenti.

L’Italia è sola? a seguito degli “accordi di Malta”, il peso dell’accoglienza sull’Italia è rimasto invariato. Dei circa 53mila migranti sbarcati tra ottobre 2019 e maggio 2021, circa 990 persone sono state ricollocate in altri Paesi europei, meno del 2% del totale. Da un lato, il problema è che l’intesa di Malta prevede il ricollocamento solo per le persone soccorse in mare (meno di 8mila, il 15% del totale) e non per tutte quelle che sbarcano in maniera autonoma. Pur limitandoci a quel sottoinsieme di migranti, tuttavia, la proporzione dei ricollocati sul totale degli sbarcati salirebbe solo dal 2% al 13%. Significa che quasi 9 su 10 dei migranti soccorsi in mare rimane in Italia.

Spauracchio immigrazione in Italia

L’Italia è invasa! Questo si sente dire dai politici e questo la gente ripete ma nella sostanza? Tra il 2014 e il 2021 in Italia sono sbarcati più di 700mila migranti. Con tutta l’attenzione mediatica concentrata sugli sbarchi, è naturale pensare che negli stessi anni il numero di stranieri presenti in Italia sia aumentato in maniera significativa.

La realtà, invece, è molto diversa. Proprio dal 2014, infatti, il numero di stranieri regolarmente presenti in Italia (che nel decennio precedente era più che raddoppiato, passando da 1,9 a 4,9 milioni di persone) è rimasto praticamente stabile, crescendo solo del 2% (da 4,92 a 5,04 milioni di persone). Anche includendo gli stranieri irregolari, dal 2014 la presenza straniera in Italia è aumentata solo del 6% (da 5,27 a 5,56 milioni di persone). Ciò è dovuto sia al fatto che negli stessi anni circa 900mila persone straniere hanno acquisito la cittadinanza italiana (4 su 10 sono persone nate in Italia da genitori stranieri), sia a quello che nello stesso periodo circa 320mila persone straniere regolarmente residenti hanno lasciato il territorio italiano.

di Sebastiano Lo Monaco

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