Immigrazione: le politiche scellerate di Trump
Le immagini dei bimbi in gabbia separati dai propri genitori hanno fatto il giro del mondo e hanno indignato miliardi di persone. Il fenomeno dell’immigrazione illegale negli Usa, già di per sé complesso e drammatico, si trova a dover affrontare un’ulteriore complicanza: le politiche scellerate del presidente Donald Trump.
Se da un lato, è vero che nelle ultime ore c’è stata una marcia indietro da parte di Trump sull’immonda scelta di separare i bimbi dalle proprie famiglie, dall’altro è anche vero che la scelta politica è comunque quella di una tolleranza zero nei confronti di tutti gli irregolari che tentino di attraversare i famigerati confini a stelle e strisce. L’ordine esecutivo firmato da Trump non risolve affatto il problema della sorte che attende intere famiglie che sono e continueranno ad essere rinchiuse nei centri d’accoglienza alias prigioni per un tempo che già si preannuncia indefinito.
In puro stile americano si tende ad innalzare una fitta cortina sui trattamenti riservati ai nuclei familiari e agli oltre 2.300 minori separati dalle famiglie o non accompagnati, che secondo le stime dello stesso esecutivo potrebbero diventare in poco tempo oltre ventimila. Secondo indiscrezioni giornalistiche ai bimbi verrebbero praticate iniezioni di farmaci calmanti per sedarli ed arrestarne il pianto disperato.
Pratiche che fanno inorridire e gridare di sdegno l’opinione pubblica statunitense ed internazionale. Persino il sindaco di New York, Bill De Blasio, esprime la propria riprovazione alle politiche messe in campo da Trump e vuole vederci chiaro sulla presenza in pieno centro, nel quartiere di Manhattan di un centro di detenzione ove sono rinchiusi oltre 239 bambini, compreso un infante di 9 mesi.
La politica americana sembra essere ostaggio della determinazione del proprio presidente nel far valere la propria intransigenza nei confronti di un problema umanitario trattato con piglio a dir poco disumano. I repubblicani non riescono a scegliere una linea d’opposizione ben precisa e risultano spaccati a metà.
I pesi sulla bilancia sono due: da un lato, la tutela umanitaria dei disperati che vogliono entrare a tutti i costi sul suolo americano, dall’altro i problemi di sicurezza e di ordine pubblico, che poi sono quelli sui quali Trump ha basato gran parte della propria campagna elettorale e che continuano ad alimentare una dialettica presidenziale fatta di tweet e proclami nazionalistici ed ultraconservatori.
Nel mondo pare essere definitivamente entrato in crisi il concetto d’accoglienza e lo dimostrano le misure protezionistiche e di chiusura che stanno animando l’azione di diversi governi agli antipodi del globo.
di Massimo Caruso