Immigrazione: nuovo piano tra stage per migranti e Cpr
Cpr (Centri di permanenza per il Rimpatrio) in ogni regione, un garante per i diritti umani e stage aziendali ai richiedenti asilo. Questi i punti cardine del pacchetto immigrazione annunciato lo scorso 18 Gennaio dal ministro Minniti.
In base al nuovo piano stabilito dal ministero dell’Interno i migranti presenti nel territorio italiano con lo status di rifugiati, o in attesa di ottenerlo, saranno impiegati in lavori socialmente utili o in stage aziendali.
“L’obiettivo è quello di garantire accoglienza a chiunque sia in possesso dei requisiti necessari ed essere inflessibili con chi questi requisiti non li ha”, ha dichiarato il capo del Viminale.
Cosa succederà quindi? Nei due mesi successivi alla presentazione della richiesta d’asilo, ai migranti verrà rilasciato un documento nel quale saranno indicati come “sedicenti” in merito alle generalità rilasciate al momento dell’arrivo.
Questo documento rappresenterà il lasciapassare per poter essere inseriti nel circuito dei lavori socialmente utili, che diventerà uno dei requisiti principali per ottenere lo status di rifugiato.
Come già affermato dal ministro Minniti, per i migranti sono previste anche convenzioni con quelle aziende disposte ad ospitare i richiedenti asilo, in possesso di diploma, in qualità di stagisti. Pratica, questa, già esistente in Germania dove il governo mira ad inserire i migranti nel sistema di accoglienza, dando loro la possibilità di poter usufruire di una reale integrazione.
In Italia, per tenere un po’ i conti, nei primi dodici giorni del 2017 sono sbarcate 729 persone, il triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una media di 60 al giorno. A ciò si aggiunge l’emergenza dei minori non accompagnati.
Altro punto fortemente discusso del nuovo piano immigrazione del ministro Minniti è quello relativo alla riapertura di nuovi Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie), che per l’occasione diventeranno Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr). I nuovi centri saranno lontano dalle città, con buona probabilità costruiti nelle vicinanze degli aeroporti, capaci di ospitare non più di 100 persone.
I Cie rimasti attivi in Italia sono ad oggi quattro (Caltanissetta, Torino, Brindisi e Roma); la volontà del neo ministro dell’Interno sarebbe però quella di aprirne uno in ogni regione, escludendo la Valle d’Aosta e il Molise. All’interno dei Cie saranno presenti degli agenti di polizia che si occuperanno dell’identificazione dei migranti e della successiva pianificazione dell’eventuale rimpatrio. La vigilanza esterna verrà affidata ai militari dell’esercito. Previsto anche un garante che si occuperà di monitorare il rispetto dei diritti degli stranieri presenti.
di Sebastiano Lo Monaco