Immigrazione. L’Ue chiede discussione all’Italia ma il problema rimane “nostrum”
Quante “lezioni” arrivano dall’Europa sul fenomeno dell’immigrazione? E quante poi le soluzioni per aiutare realmente l’Italia nell’affrontare tutte le conseguenze derivanti da politiche poco chiare? Tante parole, tante discussioni, ma lezioni che farebbero dell’Italia l’unica alunna della classe (l’Ue) obbligata ad ascoltare e fare anche i compiti a casa degli altri.
Secondo il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, che al suo ingresso al consiglio Esteri di Bruxelles ha affrontato il tema dell’immigrazione dopo le recenti e tristi vicende degli sbarchi intorno alla più grande isola delle Pelagie, l’Italia dovrebbe “lavorare più duro” per riflettere su “come aiutare queste persone a non partire. Come possiamo fermare i trafficanti di esseri umani”. Un incontro per chiedere ai colleghi italiani, come ha ribadito la stessa Ashton, di “aprire la discussione con i loro pensieri ed idee”.
Presente al consiglio anche il Ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, la quale ha risposto all’invito valutando anche la proposta italiana di intervenire militarmente. “Mi auguro che oggi sia un’occasione per meglio far comprendere qual è il senso di questa proposta- ha affermato la Bonino – e che da lì parta un processo che si affianchi nel tempo a quello che unilateralmente stiamo facendo con ‘Mare nostrum’, mettendo in chiaro che il controllo della frontiera sud e in particolare la lotta al traffico di esseri umani è responsabilità comune”.
Non è trascorso molto da quando il Presidente del consiglio italiano, Enrico Letta, ritornava soddisfatto dal vertice del Consiglio europeo sul tema dell’immigrazione, affermando che da quel momento anche l’Europa si assumeva la responsabilità di aiutare i paesi “esposti” con azione concrete al fine di giungere a “conclusioni operative” su un tema sicuramente non nuovo. Ma quali risultati sono stati raggiunti?
Parole che adesso sembrano dissolversi dietro il sipario dell’indifferenza. In questi giorni a Lampedusa diminuiscono gli sbarchi ma non è certo il risultato di alcuna decisione politica o intervento europeo. Un mare mosso che ha temporaneamente rallentato i traffici marittimi verso le porte del Mediterraneo ma che non pone comunque tregua alle quotidiane proteste presso il centro di accoglienza di Lampedusa non solo da parte dei cittadini ma anche degli stessi migranti richiedenti “condizioni migliori”.
Su una cosa però sembra non esserci dubbio: il fenomeno dell’immigrazione rappresenta certamente uno dei principali punti di divisione della già frammentata società italiana dove si preferisce sempre di più prendere parte ad un’ideologia piuttosto che far “fronte comune” di fronte un sistema di potere che si alimenta dai giochi politici di destra e sinistra e che fa leva su un capitalismo legalizzato nei paesi da cui fuggono molti degli stessi migranti. Mentre, ancora una volta, si continuerà a discutere invano di reato di clandestinità, Bossi – Fini, degli insulti personali alla Kyenge di fronte la depravazione uno tra i paesi più ricchi del mondo… di interessi internazionali.
di Redazione