Immigrazione: l’Europa si tira indietro, per l’Italia l’ennesima figuraccia
Dopo tanti proclami, il Consiglio dei Ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione Europea s’è concluso com’era ovvio si concludesse viste le premesse: con una spaccatura che ha mandato in briciole la presunta intesa sulla ripartizione fra i Paesi europei dei richiedenti asilo, e con un si teorico, ma annacquato oltre l’inverosimile, al contrasto agli scafisti.
In sostanza, dopo che la Mogherini è stata mandata avanti (meglio, allo sbaraglio) con un mandato esplorativo; dopo che si è lasciato che redigesse un piano e lo portasse in giro mettendoci la faccia fra tanti sorrisi e pacche sulle spalle; al momento delle decisioni è stata semplicemente sconfessata, dimostrando l’inconsistenza del peso politico suo e soprattutto dell’Italia, che quel piano aveva caldeggiato.
I presupposti c’erano già tutti: Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca s’erano già tirate fuori dal sistema di ripartizione per quote dei richiedenti asilo; i Paesi dell’Est, Polonia ed Ungheria in testa, erano insorti; da ultimo, s’è aggiunto il no del Governo francese, preoccupato di prestare il fianco alle critiche della destra di Sarkozy e dei populisti della Le Pen. Anche la Spagna s’è dimostrata critica, lasciando l’Italia come al solito sola.
Così, in puro stile europeo s’è deciso di non decidere, rinviando tutto alla riunione dei Ministri dell’Interno del 15 e al summit dei Capi di Stato e di Governo del 25 giugno; ma il copione pare ormai scritto: l’Italia sarà abbandonata ai suoi problemi, aggravati da regole più severe che la costringeranno a spendere cifre folli, ricevendo in cambio la presa in giro d’un pugno di milioni e il sostanziale commissariamento delle procedure d’accoglienza da parte dell’Unione.
Anche per il contrasto ai trafficanti s’è sfiorato il ridicolo, con il testo redatto dalla Mogherini emendato perfino del riferimento alla distruzione dei barconi, costringendola ad acrobazie interpretative per non ammettere l’assurdo. In ogni caso si dovrà attendere la risoluzione dell’Onu, che impiegherà settimane a veder la luce semmai ci riuscirà senza i soliti big a pressare.
Per l’ennesima volta, a Bruxelles è andata in scena una squallida sceneggiata, in cui l’Europa ha mostrato il consueto repertorio di egoismo e ipocrisia, riuscendo a dividersi su tutto. Patetica, come sempre, la figura dell’Italia che, dopo aver celebrato vittorie diplomatiche inesistenti – Renzi il primo – ora prova a protestare con un risultato fra il grottesco e il ridicolo, come la stucchevole intervista del ministro Alfano al Corriere.
Inutile girarci intorno; l’Europa che Washington, poteri finanziari e l’ottuso egoismo di Berlino hanno permesso che venisse costruita è questa: un inconcludente ectoplasma politico, paradiso per gruppi finanziari ed industriali, lobby ed euro burocrati, assolutamente funzionale a chi, senza fatica, la dirige da oltre Atlantico per i suoi interessi. Già, solo per questo sa muoversi rapida e all’unisono.