Il “tesoretto” di Renzi smontato a pezzi
In questi giorni, nel disinteresse generale dei media, nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato sono in corso le audizioni sul contenuto del tanto strombazzato Documento Economia e Finanza (Def) che, secondo il Premier, è destinato a segnare la svolta, portando l’Italia fuori dalla crisi malgrado i tanti che ne dubitano.
Peccato che Corte dei Conti, Banca d’Italia e anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio abbiano fatto a gara nello stroncarlo senza pietà: “Stime sul gettito fiscale sovradimensionate”, “manovre basate su componenti incerte”, “previsioni del quadro macroeconomico eccessivamente ottimistiche”, “rilevanti fattori d’incertezza (situazione greca) trascurati”, sono solo alcuni dei tantissimi rilievi che hanno smontato il documento pezzo pezzo. Lo stesso famoso “tesoretto” di 1,5 Mld, su cui s’erano accesi tanti appetiti, sarebbe “frutto d’una stima prematura”, in nessun modo utilizzabile prima di conoscere i saldi. Cioè, è praticamente inesistente.
Insomma, il Def è poco più d’un libro dei sogni, fumo negli occhi, numeri in libertà basati sul nulla per nascondere il fallimento totale d’una gestione inconcludente.
Ci sarebbe di che inchiodare Premier e Ministro dell’Economia, ma figuratevi se i nostri politici lo fanno, impegnati come sono nei loro giochini di potere, vedi legge elettorale ed elezioni regionali, a cui sono legate le loro poltrone. Così Renzi potrà continuare a regnare indisturbato, sicuro che nessuno gli sbatterà in faccia i numeri veri di questo Paese sempre più inguaiato e preso in giro.
In questa Italia irredimibile, in cui pensare è diventato un optional, vincono i clown e chi urla di più.