Il sole che sorge ad Est
Est – Drappelli di fanatici del “sol dell’avvenire” si accalcarono presso le tappe della visita diplomatica in Italia di Andrei Gromyko, ministro degli Esteri dell’Urss, primo rappresentante sovietico del Cremlino a giungere nel Belpaese. Era l’aprile 1966, e quelle immagini sbiadite restano oggi la testimonianza di un mondo che fu.
Un mondo diviso in due dalla Guerra Fredda, lacerato spiritualmente ad Est dall’ateismo di Stato e sradicato in Occidente da consumismo e secolarizzazione. Sono passati quasi cinquant’anni, se nel mondo occidentale quel processo di svilimento della dimensione spirituale è proseguito inesorabile, ad Oriente accade qualcosa che in passato sarebbe apparso clamoroso. Il sole che sorge non acceca più con gli abbacinamenti dell’ideologia comunista, piuttosto irradia le coscienze e propone un modello politico attento alla sacralità della vita e proteso a tutela dell’istituto familiare.
Date queste premesse, se un delegato russo viene in Italia, le parole che si attendono da lui sono una testimonianza da un Paese che sta riannodando i fili con la propria tradizione dopo decenni di corto circuito culturale. Attesa ampiamente ripagata sabato scorso, a Rovereto, nel corso della conferenza “Russia ed Europa, la sfida del Terzo Millennio”. Gli interventi dell’ospite Alexey Komov, ambasciatore russo all’Onu, sono stati salutati dagli scroscianti applausi degli oltre trecento presenti.
Lo stesso Komov ha fatto un salto nella storia del suo Paese. «Per 70 anni – ha spiegato – un regime comunista ed ateo ha ucciso milioni di persone e centinaia di migliaia di cristiani ed altri religiosi sono stati uccisi, internati nei Gulag e perseguitati». Gli scheletri nell’armadio rendono ancora più sorprendente quella che Komov definisce una «rinascita spirituale della Russia», sublimata dalla presenza di «più di 30.000 chiese, 600 nuovi monasteri e ora costruiremo 200 nuove chiese solo a Mosca». Del resto, «sono soprattutto i giovani – chiarisce l’ambasciatore – che tornano alla Chiesa ed a Cristo».
Una tendenza che stride con quanto avviene in Occidente, che Komov ritiene «in balia di una nuova e viscerale fisionomia di totalitarismo, somma della ricerca di sempre nuove forme di occultismo ed un omosessualismo sfrenato». Non si spiegherebbe altrimenti – è l’opinione di Komov – che un 2% di media di omosessuali possa avere una tale influenza sulla cultura e sulle scelte parlamentari dei Paesi occidentali. «Riguardo agli omosessuali o transessuali – ha tuttavia specificato – dobbiamo sempre dividere il peccato dal peccatore. Il peccato va sempre condannato ed il peccatore può essere perdonato. Dobbiamo seguire il Vangelo e non accettare compromessi». È curioso, fa notare Komov, che quello stesso Occidente che «un pugno di decenni fa provava a contrapporsi alla potenza dell’Est ed al suo materialismo storico, si ritrova ora a dover far fronte ad un nuovo fortissimo credo, quello dell’uomo supremo che non ha bisogno di Dio».
Occidente che oggi guarda alla Russia per vituperare la legge contro la propaganda omosessuale ai minori. Komov ha spiegato al riguardo che in Russia sin dagli anni ‘90 «vi sono stati da parte delle lobby internazionali dell’Ue, dell’Onu e da alcune Ong continui tentativi» di introdurre campagne di educazione sessuale ideologizzata nelle scuole. Tuttavia, certi tentativi «vengono combattuti e bloccati dalla gente normale. Il popolo russo ne ha abbastanza di queste lobby». Citando uno studio, l’ambasciatore ha spiegato che i bambini passano davanti la tv o internet «un tempo sei volte superiore a quello che passano a scuola e addirittura venti volte superiore a quello con i propri genitori». Si ritiene pertanto necessario, ha sottolineato Komov, che in una società in cui i mezzi d’informazione esercitano enorme influenza sul pensiero e sui comportamenti, vi siano leggi che vietano la propaganda omosessuale ed ogni forma di pubblicità dell’aborto.
La difesa della vita sin dal concepimento non è per il Governo russo soltanto una battaglia di principio. Ingenti sono infatti gli investimenti compiuti in politiche per la natalità, puntando al quoziente di 2,1 figli a donna. Spiega Komov che «circa 10mila dollari Usa per il secondo figlio e terre per le famiglie con più di tre figli» sono gli incentivi proposti alle coppie. Alle donne è vietato abortire dopo le 12 settimane e, anche nel periodo in cui è consentito, «vi è un periodo di attesa di una o due settimane prima dell’intervento». In questa fase lo Stato viene incontro alla donna, la aiuta «mediante medici e psicologi e le si spiega la gravità dell’atto che propone di compiere. La donna viene anche sostenuta moralmente e materialmente e le si offrono alternative», chiosa Komov.
L’immagine che conclude la conferenza è densa di significato. L’ambasciatore Komov dispone sul tavolo un graditissimo dono: una matrioska la cui statuina principale è un uomo che contiene una donna la quale, a sua volta, racchiude cinque bambini. Ecco la famiglia, cellula fondante della società. In Russia si sono accorti che non c’è futuro che non passi per la sua strenua difesa. Ci sarà bisogno di settant’anni di ateismo di Stato prima che torniamo ad accorgercene anche noi?
di Federico Cenci