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Il “silenzioso” sterminio degli sciiti, Cui prodest?

di Giovanni Sorbello

Così come accade in vari Paesi (Bahrain, Iraq, Arabia Saudita, Afghanistan), anche in Pakistan continua la pulizia etnica contro la comunità sciita.

Funzionari pakistani hanno riferito che uomini armati hanno aperto il fuoco oggi contro uno studente identificato come Sibte Jaffar, nella zona di Liaquatabad nella città portuale di Karachi. L’agguato di oggi è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro la comunità sciita in Pakistan, nel corso degli ultimi mesi.

Il 3 marzo oltre 45 persone sono state uccise e altre 150 ferite nell’esplosione di un’autobomba a Karachi. Tra le vittime molte donne e bambini. Il 16 febbraio un attentato dinamitardo ha preso di mira i musulmani sciiti nel bazar principale della città sud-occidentale di Quetta, uccidendo almeno 90 persone e ferendone oltre 200. 

Il 10 gennaio un attentato dinamitardo ha colpito un’affollata sala da biliardo a Quetta, la capitale della provincia del Belucistan, provocando la morte di 90 persone, in gran parte musulmani sciiti.

Dietro questi attacchi terroristici contro la comunità sciita in Pakistan, c’è il gruppo estremista Lashkar-e-Jhangvi (LEJ). Human Rights Watch ha dichiarato che più di 400 sciiti sono stati uccisi in Pakistan solo nel 2012.

I musulmani sciiti in Pakistan affermano che il governo deve prendere un’azione decisiva contro queste forze terroristiche, armate e finanziate da Paesi stranieri, il cui unico interesse è fomentare le divisioni interne. Accusano inoltre Islamabad di non riuscire a garantire la sicurezza per la loro comunità.

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