Il silenzio di Hezbollah fa paura all’Occidente
Continua il valzer di proposte, accordi, inviti alla calma e minacce su un possibile attacco militare dell’Occidente contro la Siria. Si è passati nel giro di pochi giorni da un quasi attacco, ricordiamo che Stati Uniti & company avevano già avviato la loro macchina da guerra per l’ennesima aggressione contro un Paese sovrano, a un dietro front che ha lasciato mezzo mondo a dir poco allibito. Anche per gli States i tempi sono drasticamente mutati.
Al di là dell’accordo raggiunto sulle armi chimiche siriane, amici e nemici di Damasco hanno già ben chiare le rispettive posizioni in caso di un conflitto. Chi ancora non ha annunciato ufficialmente le proprie mosse in caso di attacco è la resistenza libanese di Hezbollah. Le potenzialità militari del Partito di Dio condizionano, e non poco, un possibile attacco alla Siria.
E’ chiaro che il silenzio strategico di Hezbollah è tra le cause principali della confusione e dell’esitazione che caratterizzano l’atteggiamento degli Stati Uniti, costretti a chiedere aiuto alla Russia per mascherare un poco dignitoso dietro front e trovare un “comodo” accordo sull’arsenale chimico siriano. Washington tiene in seria considerazione la posizione e soprattutto le capacità del Partito di Dio; ancora brucia la fuga dei marines americani dal Libano in piena guerra civile, per mano dell’allora neonata resistenza libanese.
Da sottolineare anche un aspetto molto importante riguardante un possibile attacco alla Siria. Infatti, tra i sostenitori dell’aggressione che stanno dietro le quinte, ma neanche tanto, troviamo anche i libanesi del movimento “14 marzo”, capitanato dalla potente famiglia filo-saudita degli Hariri. Infatti, fonti ben informate riferiscono di un progetto che prevede subito dopo l’ipotetica caduta di Assad e la presa di potere da parte dei “ribelli” siriani, l’esplosione di una “rivolta” – sempre sulla falsa riga di quella siriana – nel vicino Libano, per cercare di eliminare la resistenza libanese. Gli attentati terroristici che ultimamente hanno colpito il cuore della Beirut sciita, e la massiccia presenza di miliziani salafiti nel nord del Paese e all’interno dei campi profughi palestinesi sono un chiaro segnale.
Estromesso Hezbollah, ecco nascere un governo libanese guidato dalla marionetta di Ryhad, Saad Hariri e come Presidente della Repubblica il tristemente famoso leader cristiano-maronita Samir Geagea, noto massacratore di innocenti durante la guerra civile libanese. Sono pronti a saltare nuovamente in sella, ma soprattutto sono pronti a giocarsi le loro ultime carte, ancora una volta sul sangue dei libanesi. Hezbollah permettendo.