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Il rampollo di casa Saud vola negli Usa per accreditarsi dinanzi al mondo a Stelle e Strisce

di Salvo Ardizzone

Muhammad bin Salman (soprannominato MbS), trentenne figlio del re saudita, è negli Usa per una visita di tre giorni alla testa dei responsabili di Finanza, Commercio, Investimenti, Affari Esteri, Informazione e al fresco superministro di Industria, Energia e Risorse minerarie Khaled al-Falih. Una schiera di fedelissimi che ha posto ai vertici nel recente megarimpasto, e che dovrà sostenerlo in questo viaggio cruciale per il Regno ed ancor più per le sue ambizioni personali.

Lo scopo di MbS è quello di prendere in mano le redini del potere saudita dinanzi al mondo, mettendo mano agli infiniti dossier aperti per indirizzarli secondo i suoi programmi. In pratica una successione di fatto, scavalcando Mohammed bin Nayef, principe ereditario e Ministro degli Interni, che è stato volutamente tenuto fuori dalla delegazione.

A New York dovrà incontrare il Segretario dell’Onu Ban Ki-moon, per mettere una pezza sullo scandalo delle scorse settimane, quando le Nazioni Unite avevano messo la coalizione a guida saudita nella lista nera per i crimini perpetrati sui minori nel corso dell’aggressione allo Yemen, salvo ritrattare a causa delle violentissime pressioni diplomatiche e delle minacce di drastici tagli ai finanziamenti all’Onu.

L’agenda politica continuerà con incontri con i leader del Congresso: sarà sul tavolo la desecretazione del rapporto della Commissione 9/11, una spinosa questione che vede emergere gravi responsabilità saudite nell’11 Settembre e vistosi collegamenti con Al-Qaeda. Inoltre MbS incontrerà il capo della Cia John Brennan, con tutta probabilità sui controversi rapporti con la branca qaedista nello Yemen (Aqpa), e il fatto che il principe ereditario Mahammad bin Nayef (Ministro dell’Interno e capo dell’antiterrorismo) non sia presente la dice tutta sulla volontà di emarginarlo.

Con Obama ci saranno solo incontri di routine: troppo distanti le posizioni, i sauditi guardano ormai alla prossima Amministrazione tifando (e finanziando largamente) per Hillary Clinton, con cui (e con le lobby che rappresenta) esistono collaudati rapporti di lunghissima data.

Ma non è solo di politica che MbS parlerà negli Usa: sa che la stagione dei “petrodollari” è ormai al tramonto ed ha un bisogno assoluto di vendere la sua “Vision 2030” (l’immaginifico programma che dovrebbe affrancare l’Arabia Saudita dalla rendita petrolifera) a Wall Street. Per la stessa ragione andrà nella Silicon Valley, a vantarsi della sua recente acquisizione (Uber) ed a tentare nuovi investimenti.

Con questo viaggio, il giovane rampollo vuole accreditarsi dinanzi al mondo a Stelle e Strisce che per lui conta, sia politico che economico, contando di avere una sponda per i suoi programmi. È l’esibizione di un potere corrotto quanto arrogante, gattopardesco, che pensa di cambiare tutto all’improvviso perché tutto resti immutato. Un cinico rovesciamento di facciata che lasci al suo posto un regime di sfruttamento, privilegi e crimini

Un potere che tenta di sfuggire al corso di una Storia che non comprende e che sta già per travolgerlo.

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