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Il Parlamento ucraino elegge Volodymyr Groysman nuovo Capo del Governo

di Salvo Ardizzone

Giovedì scorso il Parlamento ucraino, la Rada, ha accettato le dimissioni del Capo del Governo Arsenij Jatsejuk, ed ha eletto come successore Volodymyr Groysman, il candidato proposto dal presidente Poroshenko.

Erano mesi che il Capo dello Stato preparava la successione al primo ministro Jacenjuk, facendone il capro espiatorio delle politiche fallimentari imposte dal Fmi e delle tante promesse non mantenute. Poroshenko voleva sostituirlo con Volodymyr Groysman, presidente del Parlamento e suo uomo di fiducia proveniente da Vinnycja, il suo feudo personale e sede della Roshen, la società che fa del Capo dello Stato uno degli oligarchi più ricchi dell’Ucraina.

Groysman è ovviamente gradito anche agli altri oligarchi, che attraverso lui continueranno ad usare le disastrate casse dello Stato come un bancomat, ma lo è molto meno agli Usa che vogliono controllare il Paese per l’interesse proprio, non certo per quello di una banda di profittatori.

Per questo sostenevano la candidatura dell’ucraino-americana Natalie Jaresko, nel passato Governo ministro delle Finanze imposto a Jacenjuk e Poroshenko dal Dipartimento di Stato Usa e dal Fmi; una tecnocrate che avrebbe puntato ad un Governo di tecnocrati ad uso della Casa Bianca e delle Istituzioni finanziarie internazionali, e per questo vista assai male dagli oligarchi che controllano i partiti.

Per vincere le resistenze di Poroshenko, rinnovate nel suo recente viaggio negli Usa, Washington non ha esitato a metterlo in grave difficoltà, così che per la sua sopravvivenza fosse costretto a dipendere dall’appoggio degli sponsor americani.

Di qui le improvvise rivelazioni dei Panama papers, vedi caso pompate dai media in maniera inusitata per l’Ucraina, che hanno suscitato una fortissima ondata di protesta nella popolazione che vede il Paese affondare in una corruzione peggiore dei tempi di Janukovic, l’economia che va a rotoli e nessuna delle tante promesse rispettata mentre gli oligarchi hanno sempre più potere.

Che Poroshenko abbia aperto quei conti a Panama nel 2014, da Presidente e nella fase più calda del conflitto nel Donbass, è uno schiaffo per la gente che ha visto tramontare l’ubriacatura bugiarda di Euromajdan nella miseria, mentre i soliti noti continuano ad arricchirsi.

Nei fatti, l’Ucraina di oggi è più che mai nelle mani di un esiguo gruppo di persone, che hanno sostituito le vecchie mafie con nuove mafie protette da una gestione della giustizia che ha nei tribunali e nelle procure il cuore della corruzione. Un esempio per tutti è il procuratore Viktor Shokin, anch’esso proveniente da Vinnycja, che ha insabbiato tutte le indagini che toccano gli oligarchi come pure quelle per il massacro di Majdan del febbraio 2014 (la strage perpetrata da “ignoti” che innescò i fatti che condussero al golpe).

Un simile disordine ad uso esclusivo di gruppi locali non può essere gradito oltre Atlantico ed alla Finanza internazionale, che vogliono una situazione sotto controllo per sfruttare e dirigere il Paese con tranquillità, senza fare i conti con altri poteri.

Ma finisce per suscitare le ire di fette sempre più grandi della popolazione, aizzata da figure fin’ora escluse dal potere politico che adesso puntano ad elezioni anticipate per impadronirsene; figure come Yuliya Timoshenko. Andriy Sadovyi e Oleg Ljashko, oligarchi essi stessi come la Timoshenko o comunque collegati ad essi.

Jacenjuk è stato sacrificato per allontanare le urne e per far si che Groysman possa gestire la prossima ondata di privatizzazioni ad uso dell’entourage di Poroshenko e dei suoi alleati. Ma questo disturba i piani di Washington che, pur d’accordissimo nell’allontanare le elezioni, quel passaggio avrebbero voluto gestirlo totalmente in proprio.

Poroshenko a Washington è considerato utile perché spendibile anche in campo internazionale, ma a condizione che non pensi di poter giocare in proprio, o per il gruppo di oligarchi che lo contorna; adesso, mentre è indebolito, s’apre una partita incerta con altri giocatori interni che scalpitano per partecipare al banchetto di quanto resta del’Ucraina, mentre continua a incombere il disastro economico su un Paese ingannato e dissanguato da bande di profittatori.

Una situazione sempre più instabile avviata al collasso, inevitabile conseguenza del golpe di Euromajdan.

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