Il mondo condanna l’aggressione saudita allo Yemen
Migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni in segno di protesta per l’aggressione da parte dell’Arabia Saudita contro i membri del movimento sciita Ansarullah in Yemen. Giorni fa a Teheran centinaia di manifestanti sono scesi in strada per chiedere la fine dell’offensiva saudita contro il Paese arabo, già drammaticamente provato da un’incerta situazione politica e dalla crisi economica. Analoghe manifestazioni si sono svolte anche in altre parti dell’Iran, ad Ahvaz, ad Ardabil, a Mashhad e a Tabriz, nel Kashmir e nella capitale dello Yemen, Sana’a. Nella città nord-occidentale di Ardabil, i manifestanti hanno sfilato con striscioni contro il regime saudita, intonato slogan contro gli attacchi aerei di Riyadh sullo Yemen e hanno fatto appello alla Comunità Internazionale, affinché si mobiliti per fermare l’ennesima strage di innocenti. La campagna militare saudita in Yemen, denominata “Operazione Decisive Storm” è cominciata il 26 marzo, nel tentativo di riportare al potere Abd Rabbo Mansur Hadi, ex presidente yemenita e fedele alleato di Riyadh.
L’Arabia Saudita può contare sull’appoggio dei seguenti Paesi: Marocco, Egitto, Sudan, Emirati, Qatar, Bahrein, Kuwait, Giordania e sulla partecipazione più “discreta” di Israele e Usa. Hadi si è dimesso in gennaio e ha rifiutato di riconsiderare la decisione nonostante le richieste da parte del movimento Houthi Ansarullah. “In seguito, il gruppo sciita ha sciolto il Parlamento e ha istituito una commissione suprema di sicurezza per guidare lo Stato fino alla formazione del consiglio presidenziale; il movimento degli Houthi ha, successivamente, annunciato una nuova dichiarazione costituzionale e la commissione rivoluzionaria ha nominato un consiglio presidenziale temporaneo per guidare il Paese per un periodo di transizione di due anni.
Il 25 marzo, il presidente è fuggito dalla capitale yemenita Sana’a ad Aden e successivamente a Riyadh, dopo che i rivoluzionari Ansarullah avevano raggiunto Aden. I combattenti Ansarullah hanno preso il controllo di Sana’a nel settembre 2014. I rivoluzionari hanno detto che il governo Hadi era incapace di occuparsi degli affari del Paese e contenere la crescente ondata di corruzione e terrore. Secondo le Nazioni Unite almeno 519 persone, tra cui donne e bambini, hanno finora perso la vita in due settimane di violenze in Yemen. Valerie Amos, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha rilasciato una dichiarazione giovedì 2 aprile secondo la quale 1.700 persone sono state ferite durante gli scontri tra gruppi rivali in Yemen e negli attacchi sauditi contro il Paese.