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Il Libano riconsidera le proposte di aiuti per l’Esercito ricevute dall’Iran

di Salvo Ardizzone

Il ministro della Difesa libanese Samir Moqbel ha dichiarato che intende riprendere in considerazione le proposte di aiuti all’Esercito ricevute in passato dall’Iran, e messe da parte per le pressioni della fazione pro-saudita.

All’inizio del 2014, Riyadh aveva offerto 4 Mld di dollari per rifornire di armi ed equipaggiamenti le Forze Armate Libanesi (Laf) e le Forze di Sicurezza; un modo sfacciato per “comprare” i vertici militari ed al contempo ripagare la Francia del suo continuo sostegno interessato con un contratto lucroso.

Le Laf sono assai rispettate nel Paese perché considerate un’Istituzione al di sopra delle parti, e compensano lo scarso equipaggiamento con una considerevole professionalità; l’intento dell’offerta era assicurarsene l’appoggio per bilanciare la crescente potenza di Hezbollah, una minaccia sempre più forte per Israele e per i terroristi contro cui combatte in Siria.

Nei due anni successivi l’offerta s’è assistito ad uno stucchevole tira e molla da parte dei sauditi ma, a parte qualche piccola fornitura di fondi di magazzino francesi, la commessa non è mai partita realmente. Il motivo è che in questo tempo molto è cambiato nella situazione politica libanese e negli equilibri in Medio Oriente: l’influenza di Riyadh e dei suoi fantocci s’è molto attenuata e con le operazioni sul confine siriano contro le bande dell’Isis e i qaedisti di Al-Nusra, i legami delle Laf con l’Hezbollah, già buoni, sono aumentati notevolmente.

Non riuscendo a comprare l’obbedienza dei comandi delle Forze Armate, e vedendo che la complessiva evoluzione politica sta riducendo drasticamente il suo potere nell’area, Riyadh ha scelto di rimangiarsi la promessa della donazione con la motivazione che quelle armi sarebbero andate proprio ad Hezbollah, identificato come il suo più irriducibile nemico.

Per la stessa ragione, i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, gli stessi che finanziano e sostengono in tutti i modi i terroristi d’ogni sorta, hanno avuto l’impudente sfacciataggine di classificare come gruppo terroristico l’Hezbollah, il Movimento che non solo costituisce la spina dorsale della Resistenza contro l’entità sionista ed i suoi crimini, ma è impegnato a combattere più d’ogni altro quei terroristi figli dell’imperialismo (saudita, americano o sionista che sia).

Adesso che l’influenza di Riyadh è in declino e i suoi servi libanesi sono sempre più spinti ai margini, il tempo comincia ad essere maturo per un radicale cambiamento anche nel Paese dei Cedri e le offerte di aiuto iraniane (queste vere) trovano altra accoglienza.

Certo, è difficile che i sauditi si rassegnino, permettendo che si saldi del tutto quella mezzaluna di Paesi che va dall’Iran al Mediterraneo, attraverso Iraq, Siria ed ora Libano; è probabile che, frustrati altrove, anche qui tentino il tutto per tutto. Vista la presa della Resistenza sulla massa della popolazione, sono improbabili scenari d’altri tempi, ma inaugurare una stagione di attentati sanguinosi si, è la miserabile carta che hanno sempre giocato per tentare la destabilizzazione di chi gli si oppone.

Sarebbero i colpi di coda di un sistema di potere criminale che vede crollare il proprio impero.

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