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Il golpe in Honduras per calpestare nel sangue i diritti degli indigeni

di Cristina Amoroso

Non è la prima volta che gli indigeni rappresentino un esempio di tutela ambientale e culturale contro i portatori transnazionali di progresso economico mascherato da democrazia e civiltà. Non sempre i governi locali sono favorevoli alla modernizzazione forzata, ove questa non sia possibile con la corruzione, si ricorre al solito golpe militare.

Così in Honduras, paese dell’America centrale istmica, considerato il secondo paese più povero delle Americhe ed anche uno dei più violenti del mondo per l’alto tasso di criminalità, legato soprattutto al traffico di cocaina.

Dopo il golpe militare del 2009 terminato – guarda caso – con la deposizione del presidente liberamente eletto Manuel Zelaya Rosales, seguito dal  governo fantoccio di Micheletti e dalle successive elezioni “democraticamente controllate” che ha visto come nuovo presidente Porfirio Lobo Sosa, il Fronte nazionale contro il golpe, organizzazione che rivuole l’insediamento di Zelaya, è stato fortemente perseguitato da squadroni della morte muniti di mezzi blindati e di armi d’assalto semiautomatiche. Allo stesso modo, sono stati  repressi tutti coloro che si sono schierati con il Fronte, studenti, sindacalisti, docenti, attivisti dei diritti umani contro il latifondismo, giornalisti.

A tutt’oggi non si conosce l’entità dei crimini contro l’umanità in Honduras, ma organizzazioni internazionali stanno prendendo in seria considerazione (ma non troppo) questo regime che fin dal primo giorno ha lasciato vittime per le strade honduregne, non a caso il governo di Lobo non è stato riconosciuto dagli stati dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe, dell’Unasur (Unione delle Nazioni Sudamericane), dell’OEA (Organización de los Estados Americanos) e da molti altri paesi.

Ma non è tutto!

L’amministrazione Lobo ha segnalato la sua accettazione di un modello di sviluppo neoliberale quando ha convocato  una conferenza sui problemi economici nel maggio 2011, intitolata “L’Honduras è aperto agli affari”. Il  governo cerca di rassicurare gli investitori che i rischi sarebbero stati ridotti al minimo e i profitti sarebbero stati massimizzati, e ha promesso possibilità di accesso senza precedenti alle risorse utilizzabili del paese, molte delle quali si trovano all’interno del territorio indigeno che fa parte  di vari schemi internazionali di protezione. Gli anni precedenti sono stati testimoni di un programma legislativo ambizioso e di vasta portata che dà la supremazia ai diritti delle grosse imprese.

Gli osservatori per i diritti umani temono che l’approvazione della recente “Legge per la promozione dello sviluppo e della riconversione del debito pubblico” servirà soltanto a intensificare lo sfruttamento delle risorse a beneficio degli investitori stranieri e delle elìtes  economiche del paese, e aggraverà l’esproprio illegale a danno delle comunità indigene e contadine. La legge autorizza l’amministrazione Lobo a usare il territorio naturale del paese e le risorse  “inattive” che contiene come garanzia agli investitori che possono poi sfruttare le concessioni per profitti futuri. Dopo il colpo di Stato infatti le transnazionali e le imprese private godono di molta più impunità rispetto al passato per le violazioni dei diritti umani individuali e collettive, ed hanno un maggior potere per imporsi grazie al servilismo e alla complicità dei politici, dei funzionari pubblici, delle istituzioni dello Stato.

In Honduras dopo il golpe, infatti, sono stati dati in concessione quasi tutti i fiumi, non solo per la produzione di energia ma anche per la privatizzazione del servizio che dovrebbe invece essere pubblico. Si sta anche privatizzando il  fiume   Talgua per lo sfruttamento minerario. Qui ci sono molte transnazionali canadesi, italiane, britanniche, statunitensi, australiane, e di altri paesi che entreranno con forza in Honduras dopo l’approvazione di una incostituzionale legge sulle miniere che favorisce e agevola l’uso dell’acqua per le imprese e non per gli esseri umani.

L’ultimo fatto di sangue risale ai primi di agosto quando il leader disarmato della comunità indigena Lenca è stato ucciso a distanza ravvicinata davanti a una folla di testimoni. Il figlio diciassettenne di Garcia, Alan, è stato seriamente ferito. L’atto non è stato casuale, ma faceva invece parte di uno schema di sistematica e calcolata repressione da parte delle autorità dell’Honduras. Garcia è stato ucciso perché era in prima linea in una protesta pacifica contro la diga idroelettrica di Agua Zarca, che è in gran parte finanziata da investitori stranieri e minaccia l’eredità culturale e la vita della sua comunità.

Il suo assassinio è stato preceduto da intimidazioni crescenti – minacce e maltrattamenti e personale della  sicurezza. La Comunità di Garcia si sta opponendo al progetto idro-elettrico che è stato reso allettante dallo slogan “aperti agli affari” ideato subito dopo il golpe.

Le comunità indigene hanno obiettato alla vendita illegale del loro territorio alle compagnie transnazionali che cercano di tirar fuori profitti sfruttando e privatizzando l’acqua di proprietà comune. Tuttavia, nel settembre 2010, il Congresso Nazionale dell’Honduras ha aggiudicato 41 concessioni per la diga idroelettrica, in un  periodo in cui la legittimità del governo di Porfirio “Pepe” Lobo era ancora messa in dubbio dalla maggior parte dei governi latino-americani.

Un mese dopo, una coalizione di gruppi indigeni, compresi  membri delle popolazioni Tulupanes, Pech, Miskito, Maya-Chortis, Lenca e Garifuna, hanno convocato una riunione per organizzare la resistenza contro le concessioni illegali, molte delle quali erano assegnate sul territorio indigeno senza un’adeguata consultazione e il consenso dei gruppi.

Il progetto della diga di Agua Zarca, nella comunità di Garcia, è una delle concessioni contestate e fa parte di quattro dighe interconnesse, situate lungo il fiume Gualcarque. Il progetto è coordinato da una partnership tra la Compagnia honduregna Desarrollos Energeticos S.A. (DESA) che possiede le concessioni, e la Siniohydro Corporation of China che cerca di sviluppare l’energia idro-elettrica. L’insieme di leggi favorevoli agli investitori e l’appoggio da parte dell’amministrazione Lobo, autorizza le imprese a violare impunemente i diritti umani. Secondo Berta Caceres, Coordinatrice Generale della coalizione COPINH (Consiglio Civico delle Organizzazioni  Popolari e Indigene), che cerca di difendere i territori indigeni, le imprese sono appoggiate e protette dalle forze di sicurezza honduregne.

I residenti Lenca di Rio Blanco sostengono che la diga minaccia di degradare l’ambiente circostante, esaurire la fornitura locale di acqua, diminuire i loro mezzi di sostentamento e distruggere la connessione spirituale alla terra che sono i fondamentali per la storia e la sopravvivenza della comunità. Le comunità Lenca si stanno impegnando in una opposizione pacifica alla costruzione, bloccando la strada di accesso, azione che ha suscitato una rapida e brutale reazione da parte del governo, insieme a una campagna per diffamare i dimostranti.

Queste sono le parole di Bertta Caceres della COPINH:

“Noi come Copinh siamo  molto critici in questo senso. La distruzione della vita, qualsiasi sia il paese che distrugge e aggredisce la vita dei popoli, sia che si chiami Cina, Russia, Stati Uniti o Europa, è inaccettabile ed è anche condannabile. In Honduras sta entrando di tutto, senza differenze, prevale una logica estrattivista, di privatizzazione, di eliminazione di ogni forma di vita dei popoli specialmente di quelli indigeni. Non può dirsi sviluppo, collaborazione o cooperazione un progetto distruttivo che va contro gli interessi dei popoli indigeni e dei beni comuni della natura. Siamo convinti e convinte che distruggono la vita nello stesso modo sia la transnazionale  tedesca Voith che l’impresa Eterna, honduregna, coinvolta anche nel progetto Agua Zarca e che ha  partecipato inoltre alla  costruzione della base militare statunitense qui in Honduras. Partecipano allo stesso modo alla distruzione sia la statale cinese Sinohydro che la nazionale Desa e tutti quelli che hanno a che fare con il potere finanziario in Honduras come Ficosah, Camilo Atala, Freddy Nasser, coinvolti anche nel colpo di Stato. Sinohydro ha antecedenti nella distruzione dei diritti dei popoli indigeni per esempio in Ecuador, in Africa e in Asia. Si tratta di una lotta forte e pericolosa per la repressione ma è anche una lotta degna che rappresenta il retaggio che conserviamo di popolo ribelle.”

E nel frattempo in Honduras si militarizza la polizia, si incrementa la presenza militare americana con sei basi soprattutto nelle zone dove c’è ricchezza e biodiversità, si potenzia l’esercito. Sono state inoltre approvate leggi speciali come la Legge sulle Intercettazioni  Telefoniche o la Legge dell’Intervento sulle Comunicazioni Private, la Legge di Intelligence, che ha un capitolo proprio per le organizzazioni come il Copinh che lottano per la difesa del territorio.

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