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Il Brasile ora investe nella cultura

di Fabrizio Di Ernesto

Dopo la crescita economica e politica a livello internazionale il governo brasiliano ha ora deciso di aiutare i propri cittadini a crescere per quanto attiene al loro livello culturale.

Fino a circa un decennio fa il Brasile era un paese economicamente povero e con un tasso di analfabetismo molto alto, solo nel 2010 in Brasile vi erano ancora 14,6 milioni di analfabeti, equivalenti al 9% della popolazione; ora che economicamente il gigante indio-latino sta primeggiando rimane il problema dello scarso livello di istruzione dei brasiliani con metà della popolazione che non ha mai messo piede in un cinema e dove più di due terzi dei cittadini non sono mai stati in un museo e dove il numero degli insegnanti è tra i più bassi di tutta la regione. Secondo l’indice di istruzione calcolato dalle Nazioni Unite nel 2009, il Brasile si collocava al 67esimo posto del ranking mondiale.

Tutti questi dati hanno spinto la presidentessa Dilma Rousseff a varare e far approvare dal Parlamento carioca la legge Vale Cultura che dà la possibilità, promettendo sgravi fiscali ed altri aiuti, alle aziende private di concedere, accanto allo stipendio, un buono mensile di 50 reais, al cambio attuale circa 20 euro, spendibile esclusivamente in prodotti culturali, siano essi biglietti per i cinema, i teatri, concerti vari, oppure da utilizzare per l’acquisto di libri, riviste, cd o dvd, insomma un vero e proprio ticket restaurant per soddisfare la fame di cultura che nel contempo non solo stimola l’industria locale del settore, ma incentiva la circolazione del denaro producendo nuova ricchezza interna. Secondo le prime stime del ministero, il Vale Cultura potrebbe generare un aumento del giro d’affari dell’industria culturale di 11 miliardi di reais all’anno.

“È un beneficio a due facce: da una parte lascia al lavoratore la possibilità di scegliere quali prodotti culturali consumare, dall’altro i produttori culturali avranno più spettatori alle loro produzioni”, ha spiegato il ministro della Cultura, Marta Suplicy parlando di questo ambizioso progetto.

I primi buoni inizieranno ad essere distribuiti a partire dal prossimo primo aprile ed è tagliato su misura per le fasce più basse, ne usufruiranno obbligatoriamente tutti quei lavoratori il cui stipendio è inferiore ai 3400 reais, circa 1350 euro, il salario minimo locale per la cronaca è sette volte più basso, anche se a discrezione le aziende potranno decidere di estendere il numero dei beneficiari anche alle fasce leggermente più alte.

Secondo le stime del governo e del ministero della Cultura avranno diritto a questi coupon circa 18 milioni di lavoratori, un decimo della popolazione; come detto tutte le ditte che li forniranno ai proprio dipendenti godranno di agevolazioni fiscali fino al 90% dell’importo dello stesso.

Questi buoni avranno la forma di una tessera magnetica simile in tutto e per tutto ad una carta di credito e sarà ricaricata mensilmente, con l’importo che ovviamente non dovrà essere utilizzato entro una data prestabilita; unica, ma ovvia, restrizione: in nessuno caso il ticket potrà essere convertito in denaro: una restrizione fondamentale per mantenere l’autenticità del progetto.

Il primo a pensare ad un progetto simile fu l’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva, anche se poi questa legge ha conseguito quasi tutto il suo iter sotto la presidenza Rousseff.

Il Brasile quindi continua il suo percorso di crescita a livello mondiale con progetti rivolti anche a favorire la crescita della comunità locale, un esempio che in Europa molte nazioni dovrebbero iniziare a seguire.

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