I “rivoluzionari” dell’Isis e i “pagliacci” made in Italy
Qualche giorno fa, il deputato del Movimento 5 Stelle Di Battista ha postato sul blog di Grillo un lunga riflessione sulla situazione irachena; qui non vogliamo entrare nell’ipocrita polemica che s’è innescata, alimentata nella gran parte da personaggi che a stento sanno dove si trovi quel Paese, qui vogliamo porre alcune brevi riflessioni.
Primo: le dichiarazioni di Di Battista dimostrano la sua totale incomprensione di cosa sia l’Isis, quale sia la sua genesi e i suoi scopi; il fatto che si tratti, come universalmente noto, di una creatura eterodiretta, creata a tavolino e foraggiata alla grande da potenze terze (leggi Stati del Golfo in primis e poi Israele con l’appoggio Usa) per destabilizzare quell’area, pare completamente ignoto al parlamentare, che ne parla invece come di un movimento di guerriglia come altri.
Secondo: attribuire all’Isis l’obiettivo “politico” di mettere in discussione alcuni stati a suo tempo creati dalle potenze coloniali, rivela altrettanta ignoranza sugli scopi e sulle finalità di quella galassia terrorista, che di politico non ha e non può avere nulla, in quanto estraneo alla sua unica ragione d’essere: la destabilizzazione di aree e stati che non siano funzionali al Golfo e a chi gli è in questo alleato (al momento ancora Israele).
Terzo: auspicare una trattativa con l’Isis, dimostra ancora la totale sconoscenza di quella realtà, le sue finalità e le sue motivazioni; è semplicemente impossibile perché mancherebbero gli elementi base di ogni trattativa: interlocutore e temi su cui esso può e intende trattare.
Una simile ignoranza è già colpevole in chi, rivestendo il ruolo istituzionale di parlamentare, sconoscendo l’argomento dovrebbe quanto meno tacere invece di lanciarsi in analisi improbabili; essa diviene tuttavia assolutamente inammissibile in chi, come Di Battista, è addirittura vice presidente della Commissione Esteri della Camera.
La sua riflessione gronda la solita retorica del dialogo applicata a prescindere, nella presunzione, invero assai provinciale, di poter adottare i medesimi criteri di merito e giudizio di casa nostra anche a realtà, non solo sconosciute, ma appartenenti a società, culture e scenari immensamente diversi, di cui non ritiene di doversi prima debitamente informare.
In questo Di Battista non è solo all’interno del suo Movimento, come dimostrano alcune dichiarazioni in margine alla riunione delle Commissioni Esteri e Difesa che autorizzava l’invio di armi ai curdi; in esse, alcuni parlamentari 5 Stelle caldeggiavano un dialogo “con gli elementi bahatisti dell’Isis”! È stupefacente la leggerezza con cui soggetti, che pur rivestono ruoli istituzionali, pronuncino simili corbellerie, confondendo incredibilmente ruoli, posizioni e vicinanze tattiche, in uno scenario delicatissimo.
Con tutto il rispetto, vorremmo dire ai suddetti parlamentari che parlare di politica estera in generale, e di temi delicati come quelli medio orientali, non è come lanciare facili invettive contro rimborsi elettorali fasulli o l’eccessivo stipendio del commesso di Montecitorio. In chi pretende d’essere l’unica opposizione d’un sistema marcio e asservito, tale manifesta ignoranza, tale dilettantismo noncurante è semplicemente inammissibile.