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I petrodollari sauditi fanno “resuscitare” Ezzat al-Duri

di Redazione

Ezzat al-Duri, ex braccio destro di Saddam Hussein, dato per morto un anno fa a Tikrit in un conflitto a fuoco, è tornato dall’oblio con un video in cui s’appella ai Paesi arabi perché accettino la leadership saudita, identificando il nemico con l’Iran. Il suo sostegno incondizionato a Riyadh gli ha fatto dichiarare che la soluzione del conflitto yemenita passa per l’assoggettamento degli Houthi o per la loro distruzione.

Simili affermazioni potrebbero stupire in chi aveva fatto delle invettive contro le monarchie del Golfo un ritornello, definendole nel migliore dei casi come “servi del sionismo e degli Usa”; e sono ancora più paradossali se si pensa che al-Duri è il capo di una milizia bahathista che, in teoria, dovrebbe essere ideologicamente agli opposti del wahabismo saudita.

In realtà quelle dichiarazioni, frutto di un’evidente compravendita, sono l’ennesima dimostrazione di come Riyadh abbia messo a libro paga l’intera galassia che si muove per destabilizzare Siria ed Iraq, in chiave anti iraniana.

Ezzat al-Duri, come tanti altri bahathisti riciclatisi nell’Isis costituendone i quadri tecnici e militari, è una delle tante pedine mosse dai petrodollari sauditi nel tentativo di egemonizzare la regione. Il crollo dei loro disegni di potere spinge allo scoperto queste figure, come patetica claque per i regnati di Riyadh.

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