I massacri israeliani sono stati solo “errori tecnici”
di Giovanni Sorbello
La breve storia dello Stato israeliano è stata macchiata da innumerevoli massacri compiuti contro i popoli mediorientali. Palestinesi e libanesi risultano tra i popoli che maggiormente hanno subito la brutale violenza di cui Israele si è servita per espandere il suo dominio in Medio Oriente. Tel Aviv non ha mai dovuto rispondere nelle dovute sedi internazionali per questi atti criminali compiuti contro popolazioni civili.
Proprio in questi giorni il Libano commemora il 19° anniversario della strage compiuta dalle forze militari israeliane nel villaggio meridionale di Qana.
La strage ha avuto luogo il 18 aprile 1996, quando aerei da guerra israeliani hanno bombardato una base delle Nazioni Unite del contingente delle Fiji a Qana, nel sud del Libano, dove avevano trovato rifugio oltre 800 civili. Il bilancio dell’attacco fu drammatico, 106 civili rimasero uccisi, molti dei quali donne, bambini e anziani, e altri 116 rimasero feriti, tra cui 15 militari delle forze Unifil.
Ancora oggi il regime israeliano continua a sostenere che il bombardamento sia stato un “errore tecnico”. Tuttavia, un’indagine delle Nazioni Unite ha confermato che risulta molto improbabile che Tel Aviv abbia bombardato quel sito per errore.
L’attacco è stato una grave violazione delle convenzioni internazionali e ampiamente condannato dalle organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno ancora una volta bloccato qualsiasi azione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime israeliano. Non risultano meno colpevoli di Israele tutti quegli Enti internazionali e quei Paesi che in tutti questi decenni hanno voltato le spalle, o ancora peggio, si sono resi complici della brutale politica israeliana.