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I Mali della Francia

di Federico Cenci

Proprio mentre il presidente François Hollande annuncia l’inizio della seconda fase dell’operazione francese in Mali, l’Onu prevede il rischio che il Paese africano venga trascinato in una “catastrofica spirale di violenza”. A lanciare l’allarme è stata Navi Pillay, Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, che ha aggiunto: “La protezione dei diritti umani è la chiave per stabilizzare la situazione”. Certo è che l’annuncio del protrarsi delle operazioni belliche da parte di Hollande, allontana questa chiave evocata dalla Pillay dai confini maliani. Con una tempestività inquietante, infatti, alle dichiarazioni del Capo dell’Eliseo sono seguite le minacce di al Qaeda, che invoca la Jihad per contrastare la “guerra crociata” dei francesi in Mali.

Al di là della retorica delle missioni umanitarie, cui sempre meno persone sono disposte a credere, l’interesse di Parigi a tener vivo quest’altro fronte bellico è spiegato solo dal mero interesse finanziario. I giacimenti di petrolio, uranio e gas del nord del Mali e del vicino Niger, dove c’è la riserva di Imouraren – la più grande miniera d’uranio d’Africa – sono prede dalle quali la Francia non intende toglier le proprie grinfie. Soprattutto ora, che per questa guerra in Mali ha già sborsato 70milioni d’euro.

Chi ha provato a smascherare pubblicamente l’ipocrisia dell’Eliseo denunciando il reale interesse in quella regione è stata Marine Le Pen. La leader del Front National non ha lesinato dure critiche a Francia e Unione europea, attribuendo loro la pesante responsabilità di aver armato i “fondamentalisti islamici” nel Sahel. Le Pen ha dunque aggiunto che ora “l’esercito francese sta cercando di riparare in Mali le conseguenze di gravi errori politici e geostrategici da parte dei nostri leader, sia sotto il governo di Nicolas Sarkozy sia di François Hollande”. Come a dire, i fondamentalisti islamici possono trasformarsi da alleati a nemici in base agli interessi in gioco.

Del resto, come ha aggiunto la stessa Le Pen, Il partito di centrodestra Ump e il Partito socialista “erano d’accordo per fare la guerra in Libia, e anche in Siria. Queste guerre hanno contribuito ad armare i fondamentalisti islamici che oggi sono nel nord del Mali”. L’europarlamentare francese, infine, ha portato l’attenzione anche su un altro contraddittorio aspetto del governo francese. “Siamo alleati del Qatar – ha detto -, che ha armato tutti i fondamentalisti islamici nel mondo e in tutte le circostanze”.

Alle pesanti quanto pertinenti accuse di Marine Le Pen è seguito, Oltralpe, un silenzio assordante. Gli unici rumori sono quelli provocati dalle bombe che l’aviazione francese continua a sganciare sul Mali. Gli ultimi bollettini aggiornati rivelano che la città di Gao è parzialmente controllata dall’esercito maliano, dopo violenti combattimenti tra truppe francesi e ribelli islamici. La serenità continua, tuttavia, a latitare: molti analisti sottolineano il rischio di un’espansione della guerriglia urbana, a Gao e non solo.

Da Washington il presidente Barack Obama ha intanto sbloccato 50milioni di dollari di aiuti a Francia e Ciad per “far fronte a una situazione di emergenza imprevista che richiede un’assistenza militare immediata negli sforzi in atto per proteggere il Mali da terroristi ed estremisti violenti”. Se anche gli Usa scendono in campo per quest’ennesima “missione umanitaria”, è segno evidente che le ricchezze del Mali fanno gola a molti. E che i timori dell’Onu sono più che fondati.

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