I doppi standar e il programma nucleare dell’Iran
Nel clima pesante e torbido creato da alcuni mezzi di comunicazione di massa attraverso la pubblicazione di numerose notizie contradditorie riguardo al programma nucleare iraniano, è doveroso fare una riflessione imparziale e prestare la dovuta attenzione agli aspetti sconosciuti o meno noti della questione questione.
Il programma nucleare iraniano nel corso del tempo
Il programma nucleare iraniano è cominciato più di mezzo secolo fa, precisamente negli anni cinquanta sotto la guida e supervisione dello Shah Reza Pahlavi. Nel 1957 l’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica nacque come organismo nel quadro della dottrina Eisenhower con il nome di “Atoms for peace” ed ad allora risalgono i primi passi concreti iraniani sulla strada del nucleare. Nel 1960 fu firmato il contratto per un reattore di ricerca fornito dagli americani per l’Università di Teheran. “Atomi per la pace” fu un progetto lanciato nel 1953 da D. Eisenhower in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ed era un progetto ambizioso volto a utilizzare la tecnologia nuclerae a fini civili e non bellici. Così nel contesto politico di quegli anni, nel 1967, il Re di Persia allineato con gli Stati Uniti d’America riuscì senza ostacoli a dare l’avvio alle attività del reattore dell’Università di Teheran. L’Iran aderì al Trattato di Non Proliferazione nucleare nel mese di Luglio 1968 e al 1974 risale l’accordo sulle salvaguardie tra l’Iran e l’AIEA. Lo Shah d’Iran sempre nel 1974 creò l’Agenzia per l’Energia Atomica dell’Iran e dichiarò chiaramente i suoi programmi a lungo termine riguardo al nucleare che andavano molto oltre le potenzialità del paese in quel momento. La creazione e lo sfruttamento di venti reattori atomici faceva parte di questi programmi che non solo non fu osteggiato dall’occidente, ma fu oggetto di completo appoggio da parte di USA , Francia e Germania, che si contendevano l’esecuzione dei progetti nucleari iraniani, compresi l’arricchimento dell’uranio e il raggiungimento del ciclo completo del combustibile. Il reattore atomico dell’Università di Teheran fu fornito dagli Americani e l’Iran pagò due milioni di dollari per il combustibile necessario. Nel contempo la Compagnia tedesca Kraftwerk, successivamente sostituito da Siemens, si impegnò a produrre il primo reattore nucleare per la produzione dell’energia elettrica a Busher, simile al modello già costruito in Germania. Il contratto per la costruzione della centrale di Busher fu firmato nel 1975 e prevedeva il suo completamento nel 1981 per un costo di un miliardo di marchi tedeschi. Nello stesso periodo il consorzio europeo nucleare Eurodif ricevette dall’Iran centinaia di milioni di dollari come garanzia per la fornitura di combustibile nucleare e l’Iran acquisì inoltre il 10% delle sue quote, al fine di risolvere alcune problematiche di tipo finanziario. In base ad alcuni documenti l’Iran partecipò anche al progetto “laser 2” e questi sono solo alcuni esempi della competizione tra i paesi occidentali per conquistarsi un ruolo nei vantaggiosi progetti nucleari dello Shah. Secondi Jeffrey Camp, analista dell’ Istituto Nixon ed in base ad alcuni documenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite datati 1975 e 1976, l’Iran sin dall’ inizio aveva espresso ripetutamente il proprio interesse nei confronti della realizzazione di una tecnologia interna per la produzione del combustibile nucleare, interesse che non solo non fu osteggiato ma in ragione dell’alleanza dell’Iran con il regime Pahlavi, fu sostenuto. Akbar Etemad, il primo Presidente dell’Agenzia per l’ Energia Atomica iraniana, in un’intervista al Figarò riferì testuali parole attribuite allo Shah “….. se le condizioni di sicurezza dell’Iran subiranno dei cambiamenti oppure se un’altro paese della regione dovesse dotarsi di un‘arma nucleare, saremmo costretti a considerare l’acquisizione di armi nucleari una priorità…”. Gli americani nonostante considerassero gli obiettivi imperiali iraniani a lungo termine, hanno collaborato per realizzare i propri interessi e lavorare ai danni della pace e della stabilità della regione.
Nel 1979 la Rivoluzione islamica irruppe improvvisamente sulla scena mondiale e la sua vittoria colse di sorpresa gli Stati Uniti d’America. Il nuovo governo iraniano, nato dalla rivoluzione islamica, ha ritenuto alcuni aspetti del programma nucleare iniziato sotto il regime dello Scià, incompatibili con le fondamenta religiose ed ideologiche della Rivoluzione. Parte di queste incompatibilità traeva origine dagli insegnamenti dell’Imam Khomeini improntati al rifiuto della partecipazione a progetti guerra fondai nella regione e della sottomissione alle potenze in oriente e occidente, promuovendo invece idee di indipendenza e salvaguardia della vita dell’Uomo; più di una volta pronunciò parole di biasimo nei confronti dei governi americano e russo per la produzione, la proliferazione e l’utilizzo delle armi di distruzione di massa. Passarono anni prima che il governo dell’Iran decidesse di riprendere parte del programma nucleare iniziato prima della rivoluzione e ciò esclusivamente per produrre energia elettrica e raggiungere l’autonomia nella produzione di farmaci nel nome del progresso scientifico del Paese. A quel punto la R. Islamica dell’Iran chiese ai paesi occidentali, ex partner del regime dello Scià, di onorare i loro impegni contrattuali in considerazione dei lauti anticipi ricevuti negli anni passati. Purtroppo gli fu riservato un atteggiamento completamente diverso da parte dell’Occidente rispetto a quello che aveva caratterizzato il periodo precedente la rivoluzione.
Nonostante il reattore dell’ Università di Teheran fosse adibito alla produzione di radioisotopi necessari alle cure di centinaia di migliaia di malati di tumore e nonostante venisse pagato in anticipo, pressioni americane resero impossibile la sua fornitura all’Iran. Tutti i tentativi iraniani, attraverso gli organismi internazionali, in particolare l’AIEA e il suo Direttore risultarono inutili. Riguardo alla società “Eurodit”, nonostante la presenza iraniana nel suo quadro azionario e in violazione del verdetto del tribunale di Losanne, nulla fu mai consegnato all’Iran della ingente produzione di “Yellow cake”. Una società francese rispettò il proprio impegno a costruire una centrale nucleare a Darkwein, vicino ad Ahwaz e interruppe a metà i lavori già iniziati. Fereidoun Sahabi, il primo Direttore dell’Agenzia iraniana per l’Energia Atomica, dopo la vittoria della rivoluzione, ricordava che le trattative con la controparte tedesca per portare a termne il restante lavoro della Centrale di Busher , completata al 65% , dopo un anno e mezzo erano ad un punto morto , semplicemente perchè negli operatori tedeschi mancava completamete la volontà di collaborare con l’Iran. Questi sono solo alcuni esempi del deplorevole atteggiamento dell’occidente e dei doppi standard applicati allo stesso paese, prima e dopo la rivoluzione islamica. Purtroppo i negoziati tra l’ Iran e la stessa AIEA per poter comprare il combustibile necessario alle centrali iraniane e durati sette anni, non hannno portato ai risultati sperati dall’ Iran , che in fine si è visto costretto a intraprendere la strada della produzione interna del combustabile nucleare. L’Iran sotto il regime dello Scià era un paese con la metà della popolazione attuale, con riserve di petrolio e di gas più ricche e meno vitali rispetto ad oggi e in un mondo dove le questioni ambientali riguardo all’inquinamento da combustibili fossili non avevano l’ importanza di oggi; nonostante le scelte ambiziose del regime dei pahlavi riguardo al nucleare, non vennero mai contestate dall’occidente, che anzi, le sostenne e incoraggiò per evidenti motivi economici e politici.
Sguardo ai principi e fondamenti del programma nucleare iraniano
Principi giuridici
La mancanza di collaborazione da parte dei paesi occidentali controparti dell’ Iran nel programma nucleare sembrava e sembra una vendetta per la vittoria della rivoluzione islamica, il rovesciamento dello Sha e l’avvento della Repubblica islamica in Iran. Questo atteggiamento ostile ha costretto l’Iran a provvedere ai suoi fabbisogni attingendo alle proprie risorse e capacità, in un quadro di legalità e legittimità. Da un punto di vista giuridico l’Iran è stato tra i primi firmatari nel luglio del 1968 del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, da sempre e costantemente fedele ai suoi principi ha continuato le proprie collaborazioni con l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica e il suo Statuto nonchè sugli accordi sulle salvaguardie. Il Trattato di Non Proliferazione nella premessa e negli articoli 1-6 mette bene in luce gli obblighi, i diritti e gli impegni dei paesi aventi l’arma nucleare (ovvero i paesi dotati di arma nucleare prima del 1-1-1967) e per i paesi sprovvisiti di questo tipo di tecnologia. Gli art. 3 e 4 in particolare evidenziano la possibilità per tutti i paesi membri di potersi avvalere della tecnologia nucleare pacifica, considerandolo un diritto inalienabile per tutti i paesi non soggetto a nessuna discriminazione. L’Iran ha cercato di far valere questo diritto in base alle sue già esistenti capacità scientifche e tecniche. Il TNP segue le tre direttive principali della Non Proliferazione, dell’uso pacifico dell’energia nucleare senza discriminazioni e del completo disarmo, esse purtroppo però non sono concretamente realizzate, ad esempio i Paesi dotati di arma nucleare non si sono mossi nella direzione del disarmo (art, 1 e 6), essi sono stati reticenti a fornire ai paesi in via di sviluppo tecnologia nucleare ai fini pacifici (art. 4 e 5) e nonostante l’art.4 hanno posto diversi ostacoli sulla via dell’Iran per il raggiungimento dell’energia nucleare civile.
Principi ideologici, religiosi ed etici
Alla luce del fatto che la Repubblica iraniana è una Repubblica islamica e considerato che le le leggi e i regolamenti vigenti devono essere conformi alla Carta costituzionale e ai precetti religiosi della Sharia, il fondatore Imam Khomeini aveva più volte pubblicamente condannato la produzione, l’uso e lo stoccaggio delle armi di distruzione di massa e la Guida della Rivoluzione islamica Ayatollah Khomenei considera la produzione e lo stoccaggio di questi armamenti preludio al crimine e minaccia alla pace mondiale e proprio per questo motivo ha emesso una fatwa dichiarando “Haram” questo genere di armamenti: “ Secondo noi oltre all’arma nucleare anche altri tipi di armi di distruzione di massa come le armi chimiche e biologiche sono serie minacce contro l’ umanità. Consideriamo l’uso di questi armamenti Haram e lo sforzo per rendere immune il genere umano da questo grande flagello un compito che coinvolge tutti noi” (Ayatollah Khomenei nella conferenza sul disarmo – Teheran – 17-4-2010). Queste posizioni hanno già tracciato un quadro giuridico molto preciso per le attività nucleari iraniane al quale la R.I.dell’ Iran si sente impegnata.
Inoltre il potere di Fatwa e la sua influenza nella cultura religiosa e ideologica degli iraniani è talmente forte che nell’ipotesi improbabile che le convenzioni internazionali e le leggi interne iraniane dovessero consentire l’utilizzo delle armi di distruzione di massa o se l’Iran si trovasse in una difficile situazione storica con particolari necessità di difesa o sicurezza, non potrebbe mai per precise motivazioni ideologiche, religiose ed etiche, produrre e utilizzare questo tipo di armamenti. Ne è un esempio la mancata risposta iraniana in rappresaglia all’utilizzo di armi chimiche da parte di Saddam Hussein durante la guerra da questi imposta all’Iran e durata ben otto anni .
Principi tecnici
Da un punto di vista tecnico nonostante gli ostacoli creati dall’Occidente alla fornitura della tecnologia nuclerare all’Iran sono stati continui gli sforzi del paese per provvedere in modo autonomo allo sviluppo di una propria tecnologia nucleare civile al fine di completare il ciclo del combustibile e fornire così il combustibile necessario alle proprie centrali nucleari di ricerca e di produzione di energia elettrica. I risultati di questo costante impegno iraniano, anche a detta di esperti stranieri, sono stati brillanti. La volontà iraniana di sviluppare questa tecnologia si colloca nel quadro naturale della volontà del paese di progredire in ogni ambito tecnico e scientifico così proclama la Costituzione iraniana e tutti i programmi a lungo termini del paese. L’Iran ha raggiunto risultati sorprendenti negli ultimi anni anche in ambiti tecnologici e scientifici quali le nanotecnologie, la clonazione biologica, le cellule staminali, la conquista dello spazio, il lancio di satelliti di ricerca e lo sviluppo di industrie strategiche. Secondo molti esperti alcune tra le conquiste iraniane sono di per sè più importanti della tecnologia nucleare, ma alcuni paesi occidentali con precisi intenti politici cercano di fuorviare l’opinione pubblica mondiale, ingigantendo i risultati conseguiti dall’Iran nel campo nucleare, quando in realtà questa tecnologia civile e pacifica, costituisce soltanto una parte del complesso quadro del progresso scientifico del Paese.In base al TNP e allo Statuto dell’AIEA i paesi membri del Trattato avrebbero dovuto cogliere positivamente i progressi scientifici dell’Iran, ma purtroppo e contrariamente a quanto avvenuto prima della Rivoluzione islamica l’ atteggiamento degli Stati Uniti e i loro alleati nei confronti di questi progressi è stato tanto irrazionale quanto ostile. Gli USA hanno cercato di portare avanti i loro precisi intenti politici finalizzati a creare ostacoli allo sviluppo pacifico della tecnologia nucleare iraniana nel quadro dell’AIEA attraverso un uso strumentale di organismi internazionali e l’esercizio di indebite pressioni sull’ Agenzia senza nessuna considerazione per la natura tecnica e specialistica di detta istituzione. Le azioni e pressioni crescenti degli americani negli ultimi anni hanno determinato molte vicissitudini al programma. L’ostracismo americano ha nuociuto anche al Movimento per lo svilupopo pacifico del nucleare e in compenso la difesa ragionevole dell’NPT dell’Iran e il rispetto del mio Paese per i regolamenti dell’Agenzia a proposito della necessità di una equa applicazione del Trattato ha creato un terreno fertile a favore della non proliferazione e del disarmo, trasformando nel contempo l’Iran in un simbolo della difesa dei diritti dimenticati dei paesi in via di sviluppo membri del Trattato di non Proliferazione e l’espressione delle loro posizioni.
Deferimento della questione nucleare al Consiglio di Sicurezza : errore storico e giuridico
Nonostante la legittimità e razionalità dell’approccio iraniano nei confronti dell’Agenzia e la sua positiva interazione con essa, le crescenti pressioni esercitate su questo organismo intergovernativo e le bagarre politiche hanno determinato il deferimento della questione nucleare iraniana, senza alcuna giustificazione logica e giuridica al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in data 4 febbraio 2006. L’AIEA rimane l’unico organismo intergovernativo responsabile e preposto alle verifiche per giungere alla sicurezza della non deviazione delle attività nucleari dei paesi membri dell’ NPT. Pertanto finchè la deviazione iraniana nelle sue attività nucleari non sarà accertata e dichiarata da questo organismo internazionale, il caso esula formalmente dalle competenze del Consiglio di Sicurezza. Come in seguito esposto all’epoca una simile deviazione non è stata mai accertata e quanto nel merito venne asserito rimase sostanzialmente una supposizione , spesso avvolta da ambiguità. Le relazioni redatte dall’ Agenzia infatti, attestavano la mancanza di deviazione, e quindi l’ invio del caso al Consiglio di Sicurezza fu un errore storico e giuridico , ai cui fautori non solo spetta l’ammissione, ma anche il dovere di riparare. Questo evento non solo ha aperto una nuova, amara stagione nell’applicazione dei dopppi standard nei confronti del programma nucleare iraniano, ma ha anche seriamente danneggiato il prestigio dell’AIEA conosciuta fino ad allora come un organismo non politico, tecnico e di sorveglianza imparziale. Questi indesiderati risultati purtroppo sono in grado di ledere anche in futuro i diritti di altri paesi.
L’ invio della questione nucleare iraniana da parte del Board of Governors dell’ AIEA al Consiglio di Sicurezza è inammissibile per cinque ragioni giuridiche.
1- In base al comma C dell’ Art. 12 dello Statuto dell’Agenzia la mancata conformità delle attività nucleari dei paesi ai criteri dell’ Agenzia deve necessariamente essere riportata dagli ispettori al Direttore Generale dell’ AIEA, da questi al Board of Governors ed infine al Consiglio di Sicurezza. Nel caso iraniano questo iter non è stato rispettato. Il Direttore Generale dell’Aiea nella sua relazione non ha mai usato le parole “ non – compliance” ma piuttosto “failure”. Questa espressione sovente è stata usata anche per i casi riguardanti altri paesi membri dell’Aiea, che dopo la correzione del loro operato, sono rientrati in seno all’Agenzia in base al Comprehensive Safeguard Agreement.
2- In base allo statuto dell’ AIEA e del Comprehensive Safeguard Agreement il deferimento di un caso al Consiglio di Sicurezza è possibile asclusivamente nel caso della provata deviazione del paese in questione. Tutte le relazioni dell’ attuale Direttore dell’Agenzia e del suo predecessore non contengono cenni riguardo ad una presunta deviazione iraniana.
3- Il comma C dell’ Art. 12 dello Statuto dell’Agenzia la base per le risoluzioni del Consiglio dei Governatori riguardo alla deviazione dei paesi membri dell’ Agenzia ricevitotri del materiale nucleare e del suo uso improprio, mentre l’ Iran non ha mai ricevuto questo tipo di materiali.
4- In base al Comprehensive Safeguard Agreement la questione nucleare dei paesi viene deferita al Consiglio di Sicurezza sei paesi membri non permettono l’ accesso agli ispettori dell’Agenzia sul proprio territorio per l’ esercizio delle loro attività di verifica e in tutte le relazioni del Direttore Generale AIEA riportano il fatto che gli accessi e le verifiche sono avvenute con facilità e collaborazione da parte dell’Iran.
5- I comunicati emessi da EU3 dal 2003 al 2006 riconoscono esplicitamente il diritto iraniano ad avvalersi della tecnologia nucleare civile e pacifica e considerano la volontaria sospensione dell’arricchimento dell’uranio come una voluntary and confidence building measure e non legally binding (Tehran declaration 21-10-2003). Questi punti sono stati successivamente e nuovamente iterati nell’ Accordo tra la EU3 e l’ Iran il 15-11-2004 a Parigi. Tuttavia gli stessi paesi hanno proposto nel 2006, a causa delle pesanti pressioni politiche, il deferimento della questione nucleare iraniana al Consiglio di Sicurezza, sostenendo un atteggiamento discriminatorio e violando i principi giuridici esistenti in merito a una questione che rientrava e rientra nelle competenze tecniche e giuridiche dell’AIEA. Tutto ciò avveniva mentre il sito di Natanz osservava la volontaria sospensione delle sue attività.
Nonostante queste azioni ostili da parte degli Stati Uniti d’America e i suoi alleati occidentali volte a distrarre la questione iraniana dal suo naturale corso e l’approvazione delle risoluzioni 1737 ( 2006), 1747 ( 2007), 1703 ( 2008) e 1929 (2010) ed altre emesse dall’ Unione Europea, la R. I. dell’Iran non ha mai smesso di mostrare buona e autentica volontà nella collaborazione con l’ AIEA da una parte e nel prosdeguire i negoziati con il gruppo 5 +1 dall’altra , che sino ad oggi si sono svolti più volte in vari Paesi .
Cenni storici e giuridici di particolare rilievo in merito al programma nucleare
Tralasciando in questa sede talune precisazioni tecniche, è tuttavia opportuno ribadire che:
– l’insistenza dell’Iran sul proprio diritto legittimo è stato interpretato da alcuni mezzi occidentali come “ l’insistenza dell’Iran nel perseguire l’obiettivo del raggiungimento dell’arma nucleare”. In realtà l’atteggiamento iraniano è assolutamente in favore della difesa dei diritti dei paesi membri del NPT e dell’ AIEA, sanciti dallo Statuto dell’Agenzia e riconosciuti nel Trattato in quanto importanti risultati sulla via della Non Proliferazione e del Disarmo nucleare. La R. I. dell’Iran in base al principio del “Diritto allo sviluppo” ha il dovere di salvaguardare le proprie conquiste scientifiche e tecnologiche , acquisite con elevati costi umani e materiali. Pertanto il riconoscimento del diritto iraniano a dotarsi di tecnologia nucleare pacifica non significa fare concessioni di sorta, ma semplicemente confermare il contenuto del TNP e dello Statuto dell’AIEA.
– Nonostante gli ostacoli posti da alcuni paesi occidentali, l’Iran non ha mai abbandonato il tavolo negoziale, dando prova della propria buona volontà, di cui sono eloquenti esempi i lunghi negoziati del 2003-2005 tra Iran, Gran Bretagna, Francia e Germania e successivamente e fino a questo momento i ripetuti round negoziali con i 5+1 a Baghdad. Istanbul e Mosca nonchè i continui colloqui e contatti con i rappresentanti dell’AIEA a Teheran e a Vienna. L’Iran e qualche altro Paese, durante questi negoziati hanno proposto diversi pacchetti di misure che purtroppo le pressioni politiche esterne hanno reso inneficaci. La Confidence building è una strada a doppio senso e le parti dovrebbero adoperarsi reciprocamente per collaborare evitando di incorrere a indebite pressioni.
– Fino a questo momento 5000 man-days ispezioni sono state eseguite dagli addetti dell’Agenzia presso i siti nucleari iraniani, queste attività ispettive sono tuttora in corso e sono state oggetto di decine di relazioni dell’Agenzia. Numerose telecamere istallate dall’AIEA nei siti nucleari iraniani monitorano non stop le attività nucleari del Paese e vi sono stati casi di ispezioni senza preavviso ad alcune istallazioni. E’ bene ricordare che questo tipo di monitoraggio costituisce una forma ispettiva senza precedenti adoperata dall’ Agenzia. In nessuna di queste ispezioni è stato trovato uranio arricchito per obiettivi militari o sono state riscontrate attività deviate. (Per dettagli si rimanda alle varie relazioni del Consigliodei Governatori dell’AIEA).
– Uno dei punti più seri e ambigui delle risoluzioni approvate contro l’Iran è la mancata notifica delle attività nucleari antecedenti al 2003. Fino a quel momento nessun tipo di materiale nucleare era entrato nel sito nucleare di Natanz e nel reattore di ricerca dell’acqua pesante di Araq ( IR40); poichè l’ Iran sino a quella data non aveva siglato il Modified Code 3.1 del subsidiary arrangement of NPT comprehensive safeguards, non aveva alcun obbligo di notificare all’Agenzia le proprie attività nè tantomeno il sito Uranium Conversion facility e le proprie miniere di uranio.
– Il ripetuto sostegno espresso dal Movimento dei Non Allineati al Programma nucleare iraniano, l’approvazione delle Risoluzioni al riguardo, le visite ai siti iraniani nel gennaio 2011 da parte dei rappresentanti del Movimento dei Non Allienati, della Lega Araba, del Gruppo 77, di alcuni rappresentanti di gruppi politici e Paesi a Vienna, cosi come l’invio di numerosi inviti ad altri Paesi nonchè dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea ad effettuare ulteriori visite ed ispezioni, sono testimonianze della buona volontà iraniana e della sua disponibilità.
– Le vaste sanzioni unilaterali e multilaterali degli USA e dell’UE , la mancata collaborazione dell’Occidente nella fornitra del combustibile per il reattore di ricerca di Teheran e il loro ostracismo per far fallire gli sforzi iraniani per procurarsi il combustibile necessario acquistandolo dai paesi produttori ha costretto il paese a provvedere al proprio fabbisogno attraverso l’arricchimento dell’Uranio al 20% , un esempio di tale fabbisogno è costituito dall’assoluta irrinunciabile necessità di produrre farmaci per i 850.000 malati di tumore e malattie rare del Paese. Nel contempo la R. I. dell’Iran per corrispondere ai bisogni scientifici, di ricerca ed energetici del Paese, ha potuto raggiungere risultati brillanti come la messa in opera della centrale di Busher nonostante le difficoltà trascinatesi per oltre 30 anni, la produzione di radio farmaci, la produzione di yellow cake e la raggiunta capacità di affrontare i cyber attacchi contro i propri siti nucleari come il recente attacco del virus Stuxnet . La R. I. dell’Iran ha dichiarato che le proposte contenute nella dichiarazione di Teheran a proposito dello scambio di combustibile, rimangono tuttora valide e potrebbero costituire un argomento di discussione e confronto per future collaborazioni, ma non più una necessità urgente per il paese.
– Il diritto iraniano ad avvalersi di tecnologia nucleare con scopi pacifici gode del sostegno di tutti i gruppi parlamentari e politici del Paese e raccoglie il consenso unanime della società in ogni sua espressione.
– L’ inserimento delle liste dei nominativi degli scienziati nucleari iraniani nelle varie risoluzioni ha permesso ai terroristi di pianificare e portare a compimento numerosi attacchi e attentati contro fisici e scienziati iraniani, tra cui i Prof.ri Mostafa Ahmadi Roushan, Majid Shahryari, Masoud Alimohammadi, Darioush Alinejad e Reza Qashqaei. In base ai documenti esistenti e alle confessioni di quanti coinvolti in questi crimini è emersa la partecipazione certa del Mossad e del MI6 britannico e del MKO (il movimento terroristico dei Mojaheddin e khalq). Queste azioni terroristiche non solo non sono state condannate apertamente in occidente, ma sorprendentemente gli USA e l’Unione Euopea, in un’azione concordata, hanno depennato l’MKO , responsabile di azioni terroristiche contro gli stessi americani, dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche internazionali. Questa decisione è un incentivo per ulteriori e future azioni terroristiche a livello internazionale . Ancora più sorprendente è la mancata presenza degli studiosi iraniani nelle recenti conferenze internazionali in materia nucleare (ad es. La 19esima conferenza dell’ingegneria nucleare in Giappone nel 2011).
– Lo svolgimento delle conferenze mondiali sul disarmo a Teheran negli anni 2010 e 2012 a cui hanno partecipato esperti nucleari e autorità politiche di vari paesi del mondo è un ‘ulteriore prova della trasparenza iraniana in materia di ricerca nucleare.
– Le sanzioni del Consiglio di Sicurezza e le restrizioni aggiuntive americane e europee imposte alle società e agli istituti di credito iraniani a causa della ferma posizione dell’Iran in tema nucleare nonostante l’asserzione occidentale “ libero commercio e diritti dell’Uomo”, hanno creato pressioni notevoli non tanto sul Governo iraniano quanto sui ceti più vulnerabili della società, in palese contrasto con le convenzioni relative al libero commercio e al diritto allo sviluppo e dell’Uomo (ne sono alcuni esempi, come già trattato nel n. 167 della Rivista Affari Esteri, i problemi creati dal divieto delle transazioni bancarie e del divieto del commercio per imprenditori e studenti e alle difficoltà sorte per il divieto di vendita del carburante agli aereomobili iraniani). Queste risoluzioni sono in contrasto con lo Statuto dell’AIEA.
– Il Direttore generale dell’AIEA nel comunicato del 15- nov. 2004 a seguito di ispezioni nei siti di Parchin e Lavisan- Shian nonchè delle analisi dei campioni raccolti, ha dichiarato in maniera inequivocabile che il Programma nucleare iraniano non è militare (Paragrafo 102 della Relazione del Direttore generale 83/2004 / gov, Relazione 87/2005 / gov. Del 18-11-2005, Relazione 15 / 2006 / gov del 27-2-2006).
– Nel 2007 l’ AIEA e l’Iran nel quadro di un Workplan hanno raggiunto l’accordo di risolvere tutte le ambiguità rimanenti (remaining ambiguishes) e le questioni non risolte (outstanding issues) del programma nucleare secondo determinate modalità. A seguito di questa collaborazione e ulteriore scambio di informazioni le ambiguità sono state chiarite (6 questioni ) da parte iraniana e l’Agenzia ha dichiarato nel documento 711/INFCIRC che non è rimasta alcuna ambiguità da chiarire. In base al paragrafo 3 dello stesso documento e in considerazione dei progressi raggiunti nella collaborzione tra le parti, l’Agenzia avrebbe dovuto consegnare all’Iran i documenti relativi ai presunti studi (alledge studies), tuttavia ciò non è avvenuto e il Direttore generale dell’AIEA nella relazione consegnata al Consiglio dei Governatori critica chiaramente alcuni Paesi che avevano consegnato le prove relative ai presunti studi all’Agenzia e che non avevano permesso che le prove fossero consegnate all’Iran. L’Aiea non ha mai confermato la veridicità di questi studi. La R. I. dell’Iran in base a quanto previsto dal work plan ha prodotto una relazione di 117 pagine contenenti le sue considerazioni e valutazioni e lo ha consegnato all’Agenzia, ma nonostante gli sforzi iraniani il work plan non si concluse ma vi si aggiunsero altre nuove asserzioni riguardanti la possibile dimensione militare del programma nucleare iraniano. Nello stesso tempo l’AIEA nel pagrafo 4 del proprio documento aveva chiarito che non vi era nessuna questione irrisolta o ambigua relativa alle passate attività nucleari iraniane.
– Il 21 ottobre 2003 l’Iran per provare la propria buona volontà e sincerità nel corso dei negoziati con la Troika europea ha proposto la volontaria sospensione dell’arricchimento dell’uranio e lo scambio dell’uranio arricchito con le barre del combustibile, nonchè la stipula di un accordo con l’ EU3. Inoltre l’Iran dal 2004 ha aderito volontariamente al Protocollo aggiuntivo, nonchè al “Modified code 3.1 of the subsidiary arrangement of NPT comprehensive safeguards” considerato il più alto impegno internazionale nei programmi nucleari e il massimo grado di trasparenza riguardo al programma nucleare iraniano. Cionostante dopo due anni e mezzo dall’applicazione volontaria del protocollo aggiuntivo, nel 2006 fu approvata una dura risoluzione contro l’Iran nel Consiglio di Sicurezza e seguita da altre ancor più severe. Nonostante l’atteggiamento positivo di Teheran le controparti occidentali chiedevano il definitivo arresto del programma nucleare pacifico dell’ Iran , imponendo al governo iraniano richieste oltre i patti internazionali e gli accordi precedentemente raggiunti (ad es. la chiusura di tutti i centri di ricerca e universitari coinvolti nelle attività nucleari). Questo approccio è stato ritenuto ostile dalla Assemblea Consultiva islamica che di conseguenza ha sospeso l’applicazione volontaria del protocollo aggiuntivo impegnando il governo a proseguire l’arricchimento sotto il controllo del’AIEA. Le collaborazioni iraniane con l’Agenzia vanno al di là dell’ adesione al Protocollo aggiuntivo, ad esempio la concessione di effettuare la visita al R&D delle centrifughe, che per nessun paese è obbligatoria. Una questione importante riguardo al Protocollo aggiuntivo è che da un punto di vista giuridico non è considerata obbligatoria la sua applicazione e infatti l’Iran vi ha aderito in modo volontario. La stessa considerazione vale per il “Modified code 3.1 of the subsidiary arrangement of NPT comprehensive safeguards” che è una raccomandazione del Consiglio dei Governatori e non una parte giuridicamente impegnativa del Trattato di Non Proliferazione.
– L’Iran ritiene che la produzione e l’utilizzo delle armi nucleari sia un errore strategico e non trovi alcuna giustificazione di sicurezza o strategica e possa rendere il paese particolarmente vulnerabile nel quadro regionale. Numerosi esperti nucleari sono dell’idea che se l’Iran avesse inteso acquisire armi nucleari, avrebbe dovuto utilizzare composizioni tecniche diverse e più utili dal punto di vista della tecnologia dell’arricchimento. L’Iran nel suo programma scientifico nucleare ha bisogno di vaste collaborazioni con i paesi sviluppati in questo settore e la tendenza alla produzione di armi nucleari farebbe perdere al paese una chance importante in questo senso.
– Le proposte iraniane o quelle di paesi terzi come il progetto turco-brasiliano per lo scambio di combustibile oppure la costituzione di un consorzio multilaterale per l’ arricchimento, si sono sempre scontrate con lo scettismo , la mancata collaborazione e l’ostracismo delle controparti occidentali. Ad es. l’Iran nel febbraio 2010 e nel settembre 2011, per voce dello stesso Presidente della Repubblica, ha proposto di fermare la produzione di uranio arricchito al 20 % in cambio di barre di combustibile. La stessa proposta fu avanzata ancora una volta dal Dr. Jalili, Capo negoziatore nucleare iraniano alla Sig.ra Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, in cambio di adeguate misure adottate dai 5+1, ma ancora una volta l’Europa ha risposto alla buona determinazione iraniana con nuove sanzioni.
L’imposizione dei doppi standard nel disarmo regionale e internazionale
Oltre a quanto sinora esposto, l’America e i suoi alleati anche per ciò che riguarda la questione del disarmo e il raggiungimento di pace e stabilità regionali e internazionali adottano un approccio ambivalente. Dopo le esperienze tragiche delle due guerre mondiali e l’utilizzo della bomba atomica su Hiroshiwa e Nagasaki, nonchè gli esperimenti nucleari degli anni 90 condotti da alcuni Paesi, l’utilizzo di armi di distruzione di massa di qualsiasi genere e la corsa al riarmo è considerata una seria preoccupazione e una grave minaccia mondiale. Dopo vent’anni dalla fine della Guerra Fredda esistono nel mondo almeno 23 mila testate nucleari con una forza esplosiva 150 mila volte maggiore rispetto alle bombe americane lanciate sulle città giapponesi. Di queste testate nucleari migliaia sono collocate nel territorio americano e in Unione Europea e questi armamenti, tuttora attivi, destano prooccupazione. Tutto ciò mentre il disarmo completo dovrebbe essere considerato una obiettivo prioritario per l’Umanità. Gli articoli 11 e 26 dello Statuto delle nazioni Unite pongono l’accento sulle responsabilità e la giurisdizione dell’Assemblea Generale e del consiglio di Sicurezza per quello che riguarda la questione del disarmo. Sempre a questo proposito alcune risoluzioni dell’Assemblea Generale come la n. 1378 e n. 2734 considerano il completo disarmo come obiettivo ultimo della società internazionale e numerose conferenze e convenzioni internazionali lo dichiarano apertamente; tra esse il NPT del 1968, la Denuclearizzazione delle profondità marine del 1971, il Divieto degli esperimenti nucleari nella stratosfera del 1963, Il Divieto dell’utilizzo di armi chimiche del 1996, il divieto completo di esperimenti nuclerai del 1996 (New York) e il Controlo delle armi batteriologiche del 1993.
Gli Stati Uniti e alcuni Paesi detentori di armi nucleari anche in questi casi hanno adottato un doppio standard. Nel caso del Trattato di Non Proliferazione vi sono 3 obiettivi fondamentali ovvero il Disarmo, la non proliferazione e l’acquisizione di tecnologie pacifiche e civili. Le potenze nucleari in pratica non hanno perseguito in modo equilibrato questi obiettivi e contravenendo agli articoli 3 e 4 del Trattato resistono allo sviluppo delle tecnologie nucleari nei paesi in via di sviluppo. Questo atteggiamento discriminatorio dei paesi detentori di armi nucleari nei primi anni dopo la firma del TNP suscitò forti proteste da parte dei paesi non nucleari, tant’è che nella prima conferenza del Trattato nel 1975 vi furono formali proteste al riguardo. La creazione di zone libere da armi nucleari in alcuni punti critici del mondo e la stipula di alcuni patti regionali e bilaterali sono da considerarsi tra le iniziative atte al controllo e al disarmo a livello regionale. Alcune risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU raccomandano fermamente la creazione di zone libere da armi nucleari in medio Oriente, Africa, Asia del Sud, Oceano Indiano e nel Sud Pacifico. A questo proposito su incoraggiamento delle Nazioni Unite e grazie alle partecipazioni regionali le zone libere da armi nucleari sono state create nel 1967 nell’ambito del Trattato Tlateolco per paesi dell’America Latina e i Caraibi, nel 1985 nell’ambito del Tratttao Rarotonga nei 13 paesi del Sud Pacifico, nel 1995 nell’ambito del Trattato di Bangkok per 10 Paesi del Sud Est asiatico e nel 1996 nel quadro del Trattato Pelindaba per 45 paesi africani. Tuttavia purtoppo l’ambiguità americana e l’approccio discriminatorio con il Medio Oriente non ha permesso alla Comunità internazionale fino ad oggi di realizzare l’obiettivo del disarmo in forma completa. Gli Stati Uniti d’America si sono spinti al punto di ostacolare palesemente lo svolgimento delle conferenze internazionali sul disarmo e il divieto di armi nucleari in Medio Oriente (dichiarazioni di Victoria Noland, Portavoce del Dipartimento di Stato USA in merito alla Conferenza di Elsinki ) in aperto contrasto con il TNP. Suscita altrettanta perplessità l’atteggiamento americano nei trattati bilaterali relativi al disarmo come la mancata collaborazione nei Trattati Start 2 e Salt 2 – Strategic Arms’ Limitation Talks. Purtroppo gli USA e l’Occidente in generale hanno favorito e mai impedito la diffusione, sia orizzontale che verticale, di questo tipo di armamenti, mentre è evidente che la loro produzione, stoccaggio e sviluppo costituisce una minaccia seria e un crimine di guerra , premessa per un illecito internazionale.
Medio Oriente: esempio evidente di imposizione dei doppi standard
In base alle numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza tra cui la 487 del 1981, la 687 del 1991, nonchè decine di risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’Onu e considerando le realtà della regione, rendono la creazione del Medio Oriente priva delle armi nucleari come una seria e inderogabile necessità. Queste realtà sono da mettere in relazione con il regime sionista e la sua mancanza di rispetto nei confronti degli impegni internazionali e dei principi umanitari. Il TNP conta 189 membri e sono pochi i paesi che non ne fanno parte. Il regime sionista nella regione mediorientale è l’unico governo che non ha aderito al Trattato nè rispetta gli obblighi dell’AIEA, nè ha mai smentito di essere in possesso di armi nucleari. In base ad una relazione redatta da esperti ONU del 1982 questo regime dal 1969 ad oggi non ha permesso nessuna ispezione esterna al sito di Mona; secondo la rivista britannica Jane’s Defence, Israele è il sesto paese detentore di armi nucleari con un numero tra 100 e 300 testate nucleari, quasi come la Gran Bretagna, e numerose piattaforme di lancio per missili a lunga gittata. Mordechai Vanunu esperto nucleare israeliano aveva reso noto tutto ciò e le autorità del regime sionista non smentirono mai le sue dichiarazioni.
Il vasto uso del regime sionista di armi proibite nei conflitti nella Striscia di Gaza contro una popolazione civile e i suoi atteggiamenti disumani e violenti in altri episodi conflittuali degli ultimi anni che hanno suscitato ripetute condanne nella comunità internazionale, hanno trasformato le minacce israeliane contro alcuni paesi della regione tra cui l’Iran, e il rischio di un conflitto nucleare, da potenziali a concretamente esistenti. La R. I. dell’Iran dal 1974 ad oggi in tutti i forum e organismi internazionali ha incessantemente proposto la creazione di un Medio Oriente privo di armi nucleari. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal 1994 al 2012 attraverso diverse risoluzioni ha chiesto ad Israele di aderire al TNP e di rispettarne lo Statuto e i principi. La stessa AIEA dal 1987 al 1991, nel 2009 e nel 2011 ha ripetutamente chiesto ad Israele di aderire al Trattato ed il Segretario Amanu in una lettera inviata ai membri dell’Agenzia, ha chiesto ai paesi membri di incoraggiare Israele in questo senso.
Come si può notare, un Medio Oriente denuclearizzato, Il disarmo di Israele e la sua adesione al TNP sono richieste serie della Società internazionale. Cionostante gli USA e i suoi alleatinon solo vengono meno al proprio dovere a questo proposito ma addirittura si oppongono a queste richieste, come testimonia l’opposizione allo svolgimento della Conference di Elsinki nel dicembre del 2012. Gli Stati Uniti inoltre, contravvenendo ai regolamenti internazionali e ignorando le complessità di una regione cosi critica, nonostante l’embargo internazionale di armamenti, rende disponibile ogni anno al regime israeliano milioni di dollari in aiuti militari e tecnologia nucleare. Il governo americano, nonostante la crisi economica, ha continuato a offrire aiuti militari per oltre 3 miliardi di dollari annui al regime sionista (Discorso Obama all’Aipac 4-3-12). Anche nell’ambito della NATO sono stati forniti notevoli aiuti militari e materiali nucleari ad Israele. Questi sono esempi evidenti della violazione del TNP, che negli articoli 1 e 3 vieta ai paesi militarmente nucleari di trasferire la tecnologia nucleare militare o armi nucleari verso altri Paesi.
Questo atteggiamento contradditorio degli USA e dei loro alleati suscita grande perplessità nell’opinione pubblica mondiale che ormai lo considera un tentativo di ostacolare, creando ambiguità, la realizzazione dei naturali diritti per i Paesi in via di sviluppo (Ayatollah Khamenei, la Guida della R. I. dell’Iran , 1° Conferenza sul Disarmo e la Non Proliferazione, Teheran, 17-4-10).
Proposte
Infine va ricordato che la garanzia della pace e della sicurezza internazionali richiede lo sforzo condiviso della Comunità Internazionale, scevro dall’imposizione di doppi standard. La R. I. dell’Iran ha suggerito varie soluzioni in tema di disarmo, volte ad evitare l’indebolimento del TNP, come auspicato dalla Comunità internazionale. Tra le proposte iraniane possiamo annoverare:
– la definizione di una tabella di marcia che scadenzi il disarmo totale e che preveda le opportune verifiche;
– l’istituzione di una commissione d’inchiesta in seno all’AIEA per determinare quali Paesi forniscono armi e tecnologie nucleari al regime sionista o ad altri paesi non membri dell’Agenzia;
– l’astensione dei Paesi membri del TNP dalla collaborazione con i paesi non membri al fine di incoraggiare questi ultimi ad aderire al Trattato;
– evitare il ricorso a minacce e pressioni nel corso dei negoziati;
– considerare il Trattato nella sua integrità evitando un approccio parziale e selettivo;
– introdurre correzioni efficaci nei punti di debolezza del Trattato, come ad es. l’inserimento di precisi vincoli per i Paesi militarmente nucleari o la salvaguardia del diritto di avvalersi della tecnologia nucleare civile;
– salvaguardare l’indipendenza e il prestigio dell’Agenzia, adottando meccanismi tali da impedire ai paesi nucleari o ad organismi politici di condizionarne le decisioni;
– accettare la comune responsabilità e concretizzarla in azioni pratiche;
– eliminare le armi nucleari dalla dottrina di difesa dei paesi militarmente nucleari e rimuovere questo tipo di armamenti dai paesi non nucleari;
– concedere garanzie ai Paesi non nucleari fino al raggiungimento del completo disarmo, attraverso negoziati che portino alla sigla di un Accordo internazionale vincolante, dotato di un efficace meccanismo di verifica.
– Perseguire gli accordi siglati nella dichiarazione finale della Conferenza AIEA del 2000 sul Diritto irrinunciabile di tutti i Paesi per l’utilizzo pacifico di questa energia;
– Cambiare il meccanismo del bilancio nelle collaborazioni tecniche dell’Agenzia per l’uso pacifico della tecnologia nucleare da un contributo volontario ad uno obbligatorio con la definizione del contributo dovuto per ciascun paese;
– Impiegare ogni sforzo al fine di estendere il TNP a tutti paesi del mondo;
– Imporre una sorveglianza costante e vincolante dell’Agenzia nei confronti dei siti nucleari del regime sionista;
– Apportare alcune modifiche strutturali nell’AIEA e nel suo Statuto (cambiare il numero dei membri, il numero dei seggi del Consiglio dei Governatori o il meccanismo di elezione del Direttore Generale) per rendere accessibile un maggior numero di paesi nei meccanismi decisionali;
– Abbandono dell’imposizione di doppi standard che in questo momento penalizzano un paese membro come l’Iran, che fatica nel l’ottenere il riconoscimento dei diritti sanciti dal Trattato e premia paesi che non solo non sono membri del TNP, ma che si sono resi colpevoli di crimini gravissimi.
Conclusioni
I doppi standard americani applicati anche da alcuni paesi dotati di armamenti nucleari nei confronti del programma nucleare iraniano sono stati intrapresi in vari ambiti: temporale, geografico e concettuale, infatti sono stati adottati approcci diversi verso il programma nucleare iraniano rispetto al periodo precedente e successivo alla Rivoluzione islamica, atteggiamenti discriminatori nei confronti del programma nucleare di paesi diversi della stessa regione geografica, laddove gli americani invece di facilitare l’acquisizione di tecnologia civile da parte dell’Iran, paese membro del Trattato, hanno fornito facilitazioni a paesi non membri; infine un doppio standard è stato applicato anche nella applicazione del Trattato di Non Proliferazione: alcuni aspetti sono stati evidenziati e valorizzati mentre altri quasi del tutto ignorati, e questo in base alle convenienze del momento e ad interessi di parte.
La chiave fondamentale per la soluzione della questione nucleare iraniana quindi appare essere l’intraprendere nuove iniziative all’insegna della collaborazione e condivisione, che si sostituiscano alle pressioni, minacce e doppi standard che finora hanno caratterizzato la storia di questa vicenda. Sarebbe auspicabile infine e soprattutto che il disarmo nella regione medio orientale e totale nel mondo, venga considerato tra le priorità assolute della comunità internazionale .
Articolo di sua eccellenza Mohammad Ali Hosseini Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Italia, sulla rivista Affari Esteri