Hijab, perché l’Islam lo ritiene un dovere per la donna
IslamShia – Una tra le molte domande che mi sono state poste è: perché l’Islam ritiene l’hijab un dovere per la donna? L’Islam ha introdotto l’hijab come parte della dignità e della modestia nell’interazione tra i membri di sesso opposto. Il versetto 59 del capitolo 33 del Sacro Corano citato in precedenza fornisce una ragione molto valida; esso dice: “Così da essere riconosciute e non essere molestate.”Gli uomini, che lo confessino o no, sono schiavi della lussuria e del desiderio.
• L’hijab protegge le donne da simili uomini; esso simboleggia che ella è stata santificata soltanto ad un uomo ed è interdetta a tutti gli altri.
• L’hijab contribuisce alla stabilità e preservazione del matrimonio e della famiglia eliminando le possibilità di relazioni extramatrimoniali.
• Infine, esso obbliga gli uomini a focalizzarsi sulla vera personalità della donna e a mettere in secondo piano la loro bellezza fisica. Esso pone la donna nella condizione di prevenire le attenzioni degli estranei nei suoi confronti.
Commentando l’abbigliamento della donna in Nord Africa e nell’Asia sud-orientale, Germaine Greer, una delle pioniere del movimento di liberazione della donna, scrive: “Donne che indossano cortes o huipiles o saris o jellaba o salwar kamiz o ogni altro esempio di ampi indumenti che possono gonfiarsi o sgonfiarsi al loro interno senza imbarazzo o disagio. Le donne con i loro scialli e veli possono allattare ovunque senza richiamare l’attenzione verso sé stessi, mentre il bambino è protetto dalla polvere e dalle mosche. Nella maggior parte delle società non-occidentali, l’abbigliamento e gli ornamenti della donna celebrano la funzione materna. I nostri la negano.” (Greer, “Sex & Destiny: The Politics of Human Fertility” (London: Picador, 1985) pag. 14.).
Notare anche come ella menzioni specificatamente il salwar, il kamiz e il jellaba che sono utilizzate dalle donne musulmane in Oriente. Le femministe e i media occidentali spesso presentano l’hijab come un simbolo dell’oppressione e della schiavitù della donna. Questo punto di vista sessista dell’hijab riflette l’influenza delle femministe occidentali che reagiscono subconsciamente al concetto di velo giudeo-cristiano – “il simbolo della soggezione della donna al proprio marito”. (Cfr. “Aid to Bible Understanding”, pag. 468)
Guardare alla propria storia religiosa o cultura e poi emettere giudizi contro un’altra religione è, nel migliore dei casi, un errore intellettuale e, nel peggiore dei casi, imperialismo culturale totale! Mio padre, in un articolo, fece un’interessante osservazione su quando gli europei penetrarono all’interno dell’Africa un secolo addietro, trovandovi alcune tribù che erano nude. Essi obbligarono le tribù a indossare abiti come segno di civilizzazione. “Ora questi difensori della ‘civilizzazione’ si stanno togliendo loro stessi i propri abiti. Ci si chiede spesso se le ‘tribù primitive’ del secolo scorso non fossero più civilizzate del resto del mondo.
Dopo tutto, adesso è il resto del mondo ad imitare i modi delle cosiddette società primitive.” (S.S.A. Rizvi, “On Modesty,” in “Sunday News” 27/11/1966). Sono sorpreso della società che mostra tolleranza per coloro che vogliono girare in topless ma trova difficoltoso tollerare una donna che per sua scelta vuole osservare l’hijab! Secondo Nahid Mustafa, una musulmana canadese: “Nel mondo occidentale l’hijab è diventato il simbolo di un forzato silenzio o di una militanza radicale e senza scrupoli. Di fatto, non è né l’uno né l’altro. È semplicemente un modo per la donna di affermare che la sua persona fisica non svolge alcun ruolo nell’interazione sociale.
Indossare l’hijab mi ha fornito la libertà da un’attenzione costante al mio fisico. Poiché la mia apparenza non è soggetta a scrutinio, la mia bellezza, o forse una parte di essa, è stata rimossa dalla realtà di ciò che può essere legittimamente discusso”. (N. Mustafa, “My Body Is My Own Business”, Globe & Mail, 29/06/1993)
L’hijab non è il simbolo dell’oppressione. Le donne sono oppresse per ragioni socio-economiche anche in Paesi dove le donne non hanno mai sentito parlare dell’hijab. Al contrario, la pratica di mostrare foto di donne semi-nude negli spot e cartelloni pubblicitari e nel settore dello spettacolo in Occidente è il vero simbolo dell’oppressione. Né l’hijab impedisce a una donna di acquisire conoscenza o contribuire al miglioramento della società umana.
Storicamente, le donne hanno dato un grande contributo all’Islam. La nobile Khadijah, la prima moglie del Profeta (S), ha avuto un ruolo significativo nella storia iniziale dell’Islam. Una commerciante di successo, è stata la prima persona ad accettare il messaggio del Profeta Muhammad (S). La sua accettazione e la sua fede furono una grande fonte di supporto emotivo per il Profeta (S). Ella fu al fianco di suo marito nei giorni difficili del primo Islam, e spese la sua ricchezza per sostenere la nuova religione.
La prima persona musulmana ad esser martirizzata nella storia islamica è stata una donna di nome Sumayya, la moglie di Yasir e la madre di ‘Ammar. Ella fu uccisa insieme a suo marito per aver rifiutato di rinunciare all’Islam. La nobile Fatimatu ’z-Zahra’, la figlia del Profeta Muhammad, fu un faro di luce e una fonte di guida per le donne del suo tempo. Ella fu fedelmente al fianco di suo marito, l’Imam ‘Ali (A), nella sua lotta per il suo diritto al califfato, e protestò fortemente contro la prima violazione del diritto all’eredità per le figlie nell’Islam.
Uno dei più importanti eventi nella storia iniziale dell’Islam fu l’evento di Karbala, la protesta guidata dall’Imam Husayn contro la tirannia di Yazid. In questa protesta, i soldati di Yazid massacrarono Husayn e settantadue suoi sostenitori. Fu la sorella di Husayn, Zaynab, che continuò la protesta sociale e fu particolarmente influente nel portare la consapevolezza tra la gente nel sollevarsi contro la tirannia dei regnanti. Zaynab contribuì enormemente ai fattori che successivamente portarono alla caduta degli Ummayadi.
Tratto da: S.M. Rizvi “Hijab: l’abbigliamento delle donne musulmane: islamico o culturale?”: