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Libia: una pace difficile da raggiungere

di Adelaide Conti

Prosegue senza sosta la feroce attività dell’Isis che nei giorni scorsi ha compiuto stragi in Libia e in Iraq uccidendo decine di civili. Si direbbe che per i criminali dello Stato islamico non esista riposo. Ma se a loro non è concesso fermarsi, chi sta dall’altra parte della barricata deve tenere costantemente alta l’attenzione.

L’appello della “coalizione anti-Isis”, formata da Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, oltre che condannare gli atti barbarici dei giorni scorsi, fa appello “a tutte le fazioni libiche che desiderano un Paese unificato e in pace affinché uniscano le proprie forze per combattere la minaccia posta da gruppi terroristici transnazionali che sfruttano la Libia per i loro scopi”.

Per la coalizione anti-Isis è quanto mai urgente e necessario arrivare presto ad un “Governo di concordia nazionale” riconosciuto dalla comunità internazionale. Il ministro degli Esteri italiano Gentiloni, in relazione a quanto accaduto nei giorni scorsi in Libia ha dichiarato in un’intervista alla Stampa: “In Libia o si chiude entro poche settimane o avremo un’altra Somalia a due passi dalla costa. E aggiunge ,”Il tempo è cruciale e non illimitato”. 

A tale dichiarazione fa seguito, con vis polemica, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che non esita a definire i Governi occidentali formati da “pusillanimi e pagliacci”. Per il vice presidente del Senato affrontare l’emergenza Isis, come sta facendo il Governo italiano insieme agli altri Stati occidentali, a suon di comunicati stampa è un fatto incredibile e invoca un intervento militare.

Ci sembra chiaro che le posizioni antitetiche non favoriscano il dialogo, quest’ultimo è necessario per arrivare ad una soluzione che fermi tanta violenza. Lo sforzo dei vari governi e delle varie fazioni coinvolte dovrebbe avere alcune priorità: far emergere le responsabilità di tutti e nel contempo ricostruire una solidarietà diffusa. In definitiva investire nel dialogo è una funzione progettuale tutt’altro che utopica. Se non si persegue questa finalità, difficilmente si potrà ricostruire un tessuto di rapporti etici e civili.

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