Hezbollah, fronte di supporto da una prospettiva filosofica e militare

La mattina del 7 ottobre 2023, la Resistenza palestinese lanciò l’Operazione “Al-Aqsa Storm“, l’attacco militare più violento contro l’occupazione israeliana degli ultimi decenni. Infranse la logica della deterrenza, confuse il sistema militare e di intelligence israeliano e aprì una nuova fase di scontro tra l’asse degli insediamenti e l’asse di coloro che si aggrappano alla terra. Il giorno successivo, l’8 ottobre 2023, Hezbollah annunciò l’apertura di un fronte militare limitato nel Libano meridionale, prendendo di mira i siti militari israeliani all’interno delle fattorie di Shebaa e delle colline di Kfar Shuba, come il sito di Ruwaysat al-Alam. L’operazione iniziò da quelle aree del settore orientale sotto copertura legale (territorio conteso), e poi le operazioni si intensificarono gradualmente, trasformandosi in un fronte di scontro attivo.
La risposta solidale e la mossa tattica, che alcuni hanno considerato ristretta, rappresentano un significativo sviluppo militare su questo fronte. Questo sviluppo è diventato espressione di una complessa filosofia militare che mira a rimodellare l’equazione dell’impegno regionale con Israele, imporre un modello di “deterrenza per dispersione” e riprodurre l’equilibrio strategico che la Resistenza cerca di stabilire nella regione. L’apertura di un fronte di supporto da parte dell'”Asse della Resistenza” – in particolare dal Libano meridionale – ha rappresentato uno dei cambiamenti più significativi nella dottrina del combattimento decentralizzato, che si basa sul coordinamento dei campi di battaglia, sull’ampliamento della portata del conflitto, sull’alleviamento della pressione sul fronte principale e sull’attacco ai centri decisionali e di controllo.
Hezbollah, più di un semplice supporto di fuoco a Gaza
Questo studio si propone di analizzare il fronte di supporto aperto da Hezbollah da una prospettiva filosofica e militare, considerandolo più di un semplice supporto di fuoco a Gaza. Piuttosto, si tratta di una tattica strategica che rientra nel concetto di guerra asimmetrica su più fronti e nel quadro della costruzione di una “deterrenza dinamica”, che si basa non solo sull’accumulo di armi, ma anche sulla tempistica del loro utilizzo e sulla distribuzione dei fronti di pressione sul nemico.
Lo studio cerca inoltre di decostruire i fondamenti teorici di questa filosofia militare e di valutarne l’impatto sul conflitto nel suo complesso, sulla dottrina di combattimento di Israele e sul futuro dell’impegno regionale, consentendo ai ricercatori di comprendere le trasformazioni in corso sotto forma di future guerre guidate dalle forze della Resistenza.
di Redazione