Hamas pronto a consegnare Gaza a un Governo di unità
Il movimento di Resistenza di Hamas ha scelto di sciogliere l’amministrazione che gestisce la Striscia di Gaza, un passo importante verso la consegna del controllo dell’enclave a un governo di unità palestinese.
Il movimento ha affermato di aver preso “una decisione coraggiosa, seria e patriottica per sciogliere il comitato amministrativo” che gestisce il territorio abitato da due milioni di persone, consegnando il potere nelle mani di un prossimo Governo di unità. Hamas ha invitato il governo dell’Autorità palestinese, che amministra la Cisgiordania occupata, “a venire a Gaza per esercitare le sue funzioni e ad eseguire immediatamente i suoi doveri”. I problemi di una reale riunificazione, che arriva a dieci anni dagli scontri tra Hamas e il movimento al-Fatah di Abbas per il controllo di Gaza, potrebbero essere risolti se si affrontano le questioni legate alla condivisione del potere – che hanno ostacolato le iniziative passate di riconciliazione. Abbas ha accolto favorevolmente la decisione di Hamas.
Lo sviluppo “permetterebbe la formazione di un governo nazionale di riconciliazione per lavorare nella Striscia di Gaza e tenere le elezioni”, ha dichiarato in una intervista all’agenzia ufficiale di stampa Wafa. Un portavoce del governo palestinese ha dichiarato che la mediazione del Cairo ha presentato un’occasione storica che potrebbe aiutare la Palestina a raggiungere almeno una stabilità politica e amministrativa.
Nel 2014, Hamas e Fatah avevano raggiunto un accordo di massima per formare un’amministrazione nazionale di riconciliazione, ma alla fine l’accordo è saltato per dettagli. Un governo di unità era stato formato anche dopo che Hamas ha vinto l’ultima elezione generale palestinese, nel 2006, ma ha avuto breve durata dopo che l’Anp ha destabilizzato tutto cacciando i deputati di Hamas.
Lo scorso aprile, Mahmoud Abbas ha annunciato di ridurre i salari dei dipendenti di Gaza allo scopo di mettere pressione su Hamas. I leader di Gaza hanno definito la misura come complementare al blocco israeliano che dal 2007 rende Gaza la “più grande prigione a cielo aperto al mondo”.
Oltre a non pagare i dipendenti statali, Abbas ha deciso di non pagare il combustibile per alimentare l’unica centrale elettrica di Gaza, causando interruzioni di corrente tra le 20 e le 22 ore al giorno. Ha inoltre smesso di finanziare le importazioni di medicinali, centri medici e latte in polvere. Il leader di Fatah, come il più spregevole dei mafiosi, ha ulteriormente minacciato di prendere misure più severe contro Gaza se i leader di Hamas non avessero consegnano il controllo di Gaza all’Autorità palestinese. Tutto ciò conferma l’esistenza di un cancro che da sempre minaccia e danneggia la causa palestinese. Questo cancro non è rappresentato solo da Israele, ma dalla stessa leadership palestinese, da Arafat ad Abbas.
di Giovanni Sorbello