Hamas condanna cooperazione Anp-Israele
“Hamas è sorpreso dalla ripresa delle attività di cooperazione nell’ambito della sicurezza tra l’Autorità nazionale palestinese e il regime sionista”, lo ha dichiarato il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum in un comunicato ufficiale rilasciato giovedì scorso. La decisione politica da parte dell’Anp è stata vista da Hamas come un pericolo per tutto il popolo palestinese di Gaza e dei Territori occupati. L’unità e i diritti legittimi dei palestinesi includono infatti il diritto a resistere all’occupazione militare messa in atto dallo Stato di Israele, ha dichiarato la rete televisiva in lingua araba al-Mayadeen con sede in Libano.
Secondo quanto reso noto dal capo della polizia dell’Anp, Hazem Atallah, tutti i rami delle forze di sicurezza dell’Anp avrebbero ripristinato in modo totale la cooperazione con le forze armare israeliane per quanto riguarda la sicurezza. Questo implica che qualunque movimento o azione di protesta contro Israele verrà intercettato e represso dalla polizia palestinese prima ancora che da quella israeliana.
Il difficile equilibrio nel processo di riconciliazione tra Hamas e Fatah
Hamas, movimento di resistenza palestinese eletto nel 2006 dagli abitanti della Striscia di Gaza, e Fatah, il partito con il maggior numero di preferenze elettorali in Cisgiordania, hanno siglato un accordo di riconciliazione nazionale lo scorso ottobre con l’obiettivo di porre fine a un decennio di divisioni interne al popolo palestinese.
L’accordo è stato reso possibile grazie a una serie di colloqui mediati dall’Egitto, dopo un lungo susseguirsi di tentativi di riconciliazione falliti, e trova la sua ragion d’essere nella volontà di creare un fronte palestinese unito che possa aver un maggior peso nelle trattative di pace con Israele. Obiettivo che si allontana in seguito alla decisione dell’Anp di ripristinare la cooperazione militare con lo Stato ebraico.
Lo scorso luglio il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, aveva infatti annunciato l’interruzione del coordinamento con Israele sul versante della sicurezza come risposta alla collocazione di metal detector all’ingresso della moschea al-Aqsa a Gerusalemme.
di Irene Masala