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Firmato accordo Italia-Libia sui migranti

Il primo ministro italiano Gentiloni ha firmato lo scorso 2 febbraio un protocollo d’intesa con la Libia sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di migranti, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere. L’accordo, firmato a Roma tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, in 8 articoli, prevede in sostanza nuovi aiuti del governo italiano alle autorità libiche che si occupano di accoglienza e contrasto all’immigrazione clandestina, nel tentativo di ridurre il traffico illegale via mare.

migrantiLa firma del memorandum – ha sottolineato il premier – “è solo un pezzo del progetto che dobbiamo sviluppare”. L’accordo arriva infatti in un momento particolare: il 3 febbraio si è aperto a Malta il summit sull’immigrazione e “oltre all’impegno dell’Italia che lo farà con fondi già messi a disposizione nella legge di Stabilità, serve un impegno economico dell’intera Unione Europea”.

Se con la firma del memorandum, il governo italiano si aspetta che l’accordo entri nel dibattito a Malta, riaprendo in tal modo la trattativa della Ue sui migranti, non si capisce molto come lo Stato della Libia sia effettivamente in grado di rispettare gli accordi presi con la Rebubblica Italiana.

C’è chi vede in quell’accordo Italia-Libia una iperbole epica. “Gentiloni ha firmato un accordo con tale Fayez Al-Sarraj, il quale dice di essere capo di un governo libico, ed è nemico di un tal generale Haftar, asset della Cia, che dice di essere capo di un altro governo libico. “Sarraj ha pochi sostenitori e concentrati nella zona di Tripoli, mentre Haftar ha con sé l’intera Cirenaica”, notava nel luglio scorso il generale Carlo Jean. “La mia previsione è che Sarraj perderà e Haftar vincerà”.

Al di là delle previsioni, rimane il fatto che in Libia i due centri di potere, uno ad Est ed uno ad Ovest, oltre a decine di milizie le cui alleanza sono molto fluide, Sarraj ha molti problemi a governare la parte Ovest della Libia e a rispettare gli accordi. L’applicazione dell’accordo dipenderà comunque dagli sviluppi del governo Sarraj, che è l’unico interlocutore riconosciuto dalla comunità internazionale ma che formalmente non è mai stato riconosciuto come legittimo dal parlamento di Tobruk, l’entità statale non riconosciuta dalla comunità internazionale né dal potente capo militare Khalifa Haftar, che controlla ancora buona parte dei territori orientali della Libia e le principali infrastrutture petrolifere del Paese.

Là dove l’accordo prevede che le autorità italiane forniscano “supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina che sono rappresentati dalla Guardia di Frontiera e dalla Guardia Costiera del Ministero della Difesa,” (Articolo 1, comma c) sembra un obiettivo molto complicato da raggiungere per il governo italiano, considerato il livello di corruzione “endemico” della Guardia Costiera Libica, come lo ha definito un recente rapporto dell’Ispi.

Quanto poi agli impegni assunti dall’Italia relativi “all’adeguamento dei centri di accoglienza”, “alla formazione del personale libico all’interno dei centri di accoglienza” (articolo 2), non ritiene il governo italiano che l’obiettivo non sia raggiungibile, considerate le condizioni di vita nei centri per migranti in territorio libico, dei moltissimi casi di violenze, abusi sessuali ed altre violazioni di diritti umani?

Il bilaterale Italia-Libia è comunque sul tavolo del vertice a La Valletta, a Malta, in cui i leader dei 28 Paesi sono chiamati a predisporre “misure operative” per rispondere in maniera efficace all’emergenza migranti. Sull’isola sono già arrivati il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, che insieme al premier maltese Joseph Muscat si sono congratulati con Gentiloni per l’intesa raggiunta con il governo libico.

di Cristina Amoroso

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