Guerra in Yemen, storia del fallimento saudita
Dal marzo 2015, l’Arabia Saudita e una coalizione di suoi alleati regionali – principalmente Emirati Arabi Uniti e Giordania – hanno avviato una brutale aggressione militare contro lo Yemen con l’obiettivo dichiarato di schiacciare il movimento di Resistenza Houthi Ansarullah, che ha cacciato dal Paese il fedele alleato di Riyadh ed ex presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi, mentre cercava anche di proteggere il confine saudita con il suo vicino meridionale. Nonostante tre anni di massacri e più di 600mila yemeniti tra morti e feriti, la guerra ha avuto poco effetto.
All’inizio del conflitto, iniziato con una devastante campagna aerea, i governanti sauditi e l’allora ministro della Difesa del regno, il principe Mohammed bin Salman, erano sicuri che il loro chiaro vantaggio militare avrebbe garantito una facile vittoria e avrebbe a sua volta cementato la posizione di Riyadh come una forza formidabile nella regione del Medio Oriente. Dopotutto, il regime aveva speso miliardi di dollari per le ultime offerte dei produttori di armi americani ed europei ed era giunto il momento di mettere a frutto l’enorme inventario.
La stravaganza militare
Con grande gioia dei comandanti sauditi, che non avevano una vera esperienza di combattimento, alcune delle armi sono arrivate persino con i corsi di addestramento necessari.
Nel 2011, il governo degli Stati Uniti ha approvato un accordo da 29,4 miliardi di dollari per dotare la Royal Air Force saudita di 84 nuovi caccia F-15SA e modernizzare altri 70 F-15 che il regime stava già operando. L’accordo includeva anche “munizioni, pezzi di ricambio, addestramento, manutenzione e logistica”, secondo i funzionari statunitensi.
Questo, insieme a più di 120 aerei di fabbricazione europea Eurofighter Typhoon e Panavia Tornado in servizio attivo, garantì – almeno sulla carta – una facile vittoria sulle milizie degli Houthi e i loro alleati tribali nel sud dello Yemen. Vale la pena notare che non vi era un esercito funzionante in Yemen quando la guerra iniziò, dato che quasi tutti i comandanti e le loro truppe avevano disertato o promesso fedeltà ad Hadi, lasciando il Paese ulteriormente vulnerabile alle aggressioni straniere.
Il sostegno americano e britannico per l’esercito saudita continuò nel corso della guerra sotto forma di ulteriori accordi sulle armi, nonché di addestramento dei piloti e di intelligence. Oltre agli acquisti di aerei, la sete di armi britanniche dell’Arabia Saudita ha spinto Londra a inviare quasi 6,2 miliardi di dollari di armi nel regno saudita nei primi due anni di guerra, un aumento del 457% rispetto ai 7,8 miliardi di dollari esportati tra gennaio 2008 e aprile 2015, secondo la Campagna contro il commercio delle armi (Caat) con sede nel Regno Unito. Lo scorso anno, i governanti sauditi durante il loro viaggio negli Usa, hanno accettato di comprare 110 miliardi di dollari di armi da Washington.
La guerra, e il conseguente aumento del budget militare di Riyadh, hanno trasformato il regno ricco di petrolio nel quarto Paese per spese militari nel 2015 (63,7 miliardi di dollari) e il terzo un anno dopo (76,7 miliardi di dollari). Per dirla in prospettiva, la Russia ha speso 61,2 miliardi nel 2017 e il Regno Unito 50,7 miliardi di dollari.
Una guerra costosa
Questa spesa stravagante è costata caro al regime saudita, probabilmente uno dei motivi per cui il regno ha venduto, a fine 2015, 1,2 miliardi di dollari dei suoi 9,2 miliardi di dollari in titoli azionari europei. I governanti di Riyadh hanno tenuto segreti i costi della guerra, ma diverse stime sono state avanzate da diverse fonti e organizzazioni giornalistiche negli ultimi anni.
Uno studio di Harvard ha concluso che la guerra costa alla coalizione guidata dai sauditi circa 200 milioni di dollari al giorno. Ogni mese, secondo le stime del Brookings Institute, Riyadh spende 5-6 miliardi di dollari nell’aggressione militare. Reuters ha fissato il costo mensile per i raid aerei a circa 175 milioni più altri 500 milioni di dollari per le incursioni a terra. Vari rapporti non ufficiali indicano che a metà del 2017 la guerra è costata all’Arabia Saudita da 20 a 60o miliardi di dollari.
Ma questo enorme potenziale militare è riuscito a soddisfare gli obiettivi dichiarati dall’Arabia Saudita? La risposta è no.
Mancanza di esperienza di combattimento
Tutta la potenza di fuoco e l’assoluta superiorità aerea che i sauditi godono rispetto i combattenti yemeniti, che si affidano solo a difese aeree poco efficaci per tenere a bada jet da combattimento all’avanguardia, non sono riusciti a dare a Riyadh il vantaggio che pensavano di avere in guerra.
In un chiaro segno di frustrazione per i continui insuccessi, bin Salman, prossimo al trono, nel mese di febbraio ha licenziato il capo di stato maggiore dell’esercito e rimpiazzato i comandanti delle forze di terra e di difesa aerea senza alcuna spiegazione. Un errore di calcolo che i comandanti sauditi inesperti hanno fatto in preparazione alla guerra, fu quello di sottovalutare le abilità di combattimento degli Houthi, che hanno molta più esperienza nella guerriglia, nonostante la mancanza di addestramento militare formale.
Fu proprio questo il vantaggio che ha permesso agli Houthi di sfruttare al meglio il terreno montuoso e accidentato nelle aree di confine e di aggirare le difese paralizzate del nemico per entrare nei territori meridionali dell’Arabia Saudita. Queste incursioni hanno permesso in molte occasioni ai combattenti yemeniti di attaccare le basi militari saudite e infliggere pesanti perdite.
Le vittime saudite e la guerra per procura
Questo ci porta ad un’altra domanda che Riyadh rifiuta categoricamente di rispondere. Qual è il numero totale di vittime che l’Arabia Saudita ha subito nel corso della guerra? Sebbene Riyadh abbia in diverse occasioni riconosciuto la morte dei suoi soldati, sostanzialmente mantiene riserbo sul conteggio totale delle vittime. Rapporti locali suggeriscono che i cecchini yemeniti sono riusciti in molte occasioni a catturare le guardie di confine saudite e tornare alle loro basi incolumi.
La coalizione guidata dai sauditi ha dichiarato che non rilascerà il numero di vittime militari fino a dopo la guerra. Ma il numero delle morti militari saudite è stimato in centinaia e persino migliaia. Durante il primo anno di guerra, i diplomatici hanno suggerito che circa 400 soldati sauditi e guardie di frontiera hanno perso la vita.
Mentre l’Arabia Saudita ha a lungo assediato lo Yemen bloccando i suoi confini aerei e marittimi, Riyadh ha evitato un’offensiva diretta di terra e ha assunto procuratori e mercenari per portare a termine questo compito. La mancanza di capacità di combattimento ha impedito ai militari sauditi di superare la fase aerea dell’operazione e di organizzare un’incursione a terra su scala reale nello Yemen, per realizzare il sogno di lungo corso di catturare le parti settentrionali del Paese.
Anche su questo fronte, poco è stato realizzato in quanto i combattenti yemeniti si sono dimostrati più potenti nei confronti di una forza prevalentemente militante che manca di coordinamento ed è perseguitata dalla divisione nei suoi stessi ranghi.
Gli interessi segreti degli alleati
All’inizio dell’aggressione militare, quasi tutti gli alleati regionali di Riyadh hanno apportato contributi simbolici alla campagna militare, gli Emirati Arabi Uniti hanno intensificato la loro partecipazione schierando una brigata militare, insieme a carri armati e altri veicoli corazzati nella regione yemenita di Aden.
La mossa degli sceicchi degli Emirati Arabi è stata in gran parte considerata come parte di un più ampio tentativo di Abu Dhabi di garantire la sicurezza dello stretto di Bab el-Mandeb, che separa lo Yemen dal Corno d’Africa e funge da porta d’accesso principale per le esportazioni di petrolio e gas dagli Eau. Per quanto riguarda la partecipazione al conflitto di Paesi come l’Egitto, la Giordania, il Marocco e il Sudan è piuttosto un tentativo dei loro governi di incassare i petrodollari sauditi.
Nel complesso, l’incompetente e immotivata forza militare dell’Arabia Saudita, unita agli alleati non impegnati di Riyadh, ha fatto sì che la campagna militare cadesse di colpo contro l’eroica Resistenza yemenita di Ansarullah, spingendo l’aviazione saudita a continuare la sua indiscriminata campagna di bombardamenti contro le infrastrutture e i civili yemeniti.
di Giovanni Sorbello