Guai a tirare il Papa per la mozzetta
Se fosse un politico, sarebbe meglio dire di evitare di tirarlo per la giacchetta, ma vista la persona di cui stiamo parlando, sarebbe meglio dire di evitare di tirarlo per la mozzetta; sembra infatti esserci una sorta di rincorsa all’annoverare, dentro la propria ideologia, le idee di Papa Francesco. Dai media di tutto il mondo, lo sport preferito è per adesso spacchettare i discorsi del Santo Padre e dare in pasto all’opinione pubblica le parti che fanno più comodo, quelle per le quali, appunto, è possibile poi far capire alla gente che il Papa è dalla parte di chi scrive; basta solo che Francesco (ormai lo chiamano tutti così, quasi fosse un amico di lunga data) pronunci i termini “gay” o “aborto”, che subito i titoloni si sprecano: “Il Papa dalla parte dei gay” intitolava uno dei quotidiani più venduto in Italia oggi, oppure ancora “Svolta del Papa su divorzi e gay”.
Facendo un’attenta osservazione critica dei nostri giorni, non si può certo essere propensi a confidare sulla buona fede di certa stampa; molti vaticanisti e molti osservatori delle faccende vaticane, sanno benissimo che quello che ha affermato Bergoglio ieri presso la rivista “La Civiltà Cattolica”, non si discosta di un millimetro rispetto a quanto detto dal Catechismo della Religione Cattolica, elaborato dal proprio predecessore quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Però, spinti dall’andazzo culturale appositamente creato di agevolare la disgregazione della società, agevolando progetti di istituzionalizzazione di matrimoni gay e quant’altro, molti giornali stanno trasmettendo l’impressione che anche la Chiesa abbia mollato gli ormeggi e si sia arresa alla presunta “modernità”, aprendo ad aborto, omosessuali e divorziati.
Le parole di Papa Francesco dicono tutt’altro; da un lato, come detto prima, conferma l’impostazione della dottrina cattolica, dall’altro bacchetta la Chiesa per non aver saputo affrontare adeguatamente l’argomento in questi anni. Se di rivoluzione si deve parlare, allora bisogna soffermarsi su questo secondo aspetto: le parole del Santo Padre, sconfessano i suoi predecessori e le varie impostazioni che la CEI ha dato in Italia. La stagione dello scontro politico, secondo Papa Francesco, deve finire e deve iniziare quella di una Chiesa immaginata come “ospedale da campo”, capace di accogliere tutti i feriti dalle macerie di una società sempre più distrutta. Non quindi cercare appoggi sul partito conservatore di turno o cercare di sfruttare massonerie bianche quali Comunione e Liberazione e l’Opus Dei, bensì dialogare con tutti, aprire le Chiese (fisicamente e metaforicamente) ad ogni sensibilità, al fine di poter esprimere meglio il pensiero della Santa Sede. Sta in questo la vera innovazione di Bergoglio: non cercare di inseguire sempre l’ideologia modernista/distruttrice di turno, combattendola sul piano politico e di fatto escludendo dalla Chiesa tutti coloro che la pensano diversamente dalla linea ufficiale, ma cercare invece il dialogo con tutti, secondo un principio cardine della fede cattolica, quello inerente al fatto che il Vangelo è per tutti e non per una schiera o per un elite di persone.
Detto in termini teologici, Papa Francesco vuol vedere una Chiesa che condanni il peccato e non il peccatore; quest’ultimo non è un uomo da combattere, ma da accogliere e con il quale dialogare. In questo ragionamento, il Santo Padre cita i propri esempi diretti di quando era Arcivescovo di Buenos Aires: “Spesso – si legge in uno stralcio dell’intervista – mi scrivevano omosessuali cattolici, che si sentivano esclusi dalla Chiesa. Non bisogna escluderli, bisogna fargli capire che nella ricerca verso Dio la Chiesa è con loro, non lascia fuori nessuno”. Molto significativa anche la frase sull’ossessione, così l’ha definita il Papa, che la Chiesa avrebbe verso i temi etici: “Mi rimproverano che non me ne occupo molto – afferma ancora Papa Francesco – Ma lo sanno tutti qual è la posizione della Chiesa, non c’è bisogno di ossessionarsi”. Insomma, è un Papa che vuole cercare di includere e non di escludere, senza rinunciare ai principi saldi della dottrina cattolica, mossa coraggiosa ma giusta visto che la Chiesa perde molti fedeli tra i giovani ogni anno; eppure però, ognuno ha una motivazione diversa per lodare o attaccare il Papa su uno stesso discorso: la stampa tradizionale, come detto prima, estrapola frasi inconsistenti dal discorso, i progressisti lo lodano per la sua posizione di apertura, agnostici ed atei addirittura utilizzano i suoi discorsi per affermare come i cattolici in tutti questi anni si sono sbagliati.
Ma in realtà, il Papa vuole solo fare il Papa e cercare, nel suo ruolo, di cambiare immagine ed atteggiamenti di una Chiesa che negli anni recenti è stata sì attaccata, ma che ha anche commesso errori madornali nella comunicazione e nell’impostazione del suo compito principale, ossia promulgare il Vangelo; quindi, la speranza è che le mani che tentano di tirare la mozzetta del Santo Padre verso di sé, possano ritrarsi al più presto, anche perché Bergoglio è un uomo di 76 anni che nella sua vita ha visto di tutto e sa molto di come va la politica e, con la stessa enfasi con cui ha riaperto le porte della Chiesa, potrebbe facilmente richiuderle.