Greta Thunberg, le treccine dell’oligarchia progressista
Tutti pazzi per Greta Thunberg, l’attivista svedese adolescente vegana che ha guidato migliaia di studenti a protestare contro il cambiamento climatico, indicendo venerdì scorso il Climate Strike sulla scia dei suoi venerdì di sciopero scolastico iniziati nell’estate del 2018.
La ragazzina che fa notizia per il suo intervento alla Conferenza sui cambiamenti climatici a Katowice, in Polonia e che fa “tremare i potenti” a Davos, ha ricevuto una nomination per il Nobel per la pace.
In Italia la popolarità di questa ragazza è giunta al culmine negli scorsi giorni quando Nicola Zingaretti, neoeletto segretario del Pd, ha dedicato il suo successo politico a lei e a “tutti i ragazzi e le ragazze italiane che il 15 marzo occuperanno le piazze italiane per un nuovo modello di sviluppo e per difendere il pianeta”.
Greta Thumberg fenomeno spontaneo o strategia di marketing?
La genuinità della battaglia di Greta non è in discussione, ma a svelarne il segreto del successo è stato il il giornalista svedese Andreas Henriksson. Dietro l’operazione di immagine che ha portato Greta sotto i riflettori c’è il professionista Ingmar Rentzhog, fondatore della startup “We Do not Have Time” che è decollata proprio grazie all’immagine della ragazzina innamorata della natura. Rentzhog, accusato da alcuni giornali svedesi di strumentalizzare la bambina, l’ha incontrata lo scorso agosto davanti al Parlamento e tramite i social ha cominciato a pubblicizzare la sua battaglia solitaria. Rentzhog è anche, infine, presidente di un think tank – Global Utmaning– che promuove lo sviluppo sostenibile. La fondatrice è Kristina Persson, figlia del miliardario ed ex ministro socialdemocratico dello sviluppo strategico e della cooperazione tra il 2014 e il 2016.
Certamente del suo simbolo si è già impadronito un fronte che ne sfrutta l’immagine. La proposta di insignirla del Nobel per la Pace lo dimostra ampiamente. La ragazzina è utile anche nella lotta politica contro Trump, da lei definito un “matto” e possiede tutti gli ingredienti per piacere agli “imbonitori del progressismo mondiale”.
Insomma, dietro a Greta Thunberg c’è un libro di una famosa cantante (la madre), una start up in cerca di visibilità, un abile comunicatore ed esperto di pubblicità, diverse organizzazioni che bramano di diffondere il loro messaggio e di raccogliere fondi. Poi viene l’ambiente, il Climate Strike e le mobilitazioni globali. Nulla, però, accade per caso.
Questa è stata una poderosa prova di forza mediatica, con l’uso delle armi di ipnosi di massa rivolte contro chi da anni parla di ambiente e di cure per l’ambiente. All’oligarchia progressista non basta averci tolto i diritti conquistati con tanta fatica, ora che cosa ha deciso di toglierci? Vestito di verde con le treccine il Gotha della finanza criminale, tremando davanti a Greta, ha inteso darci una carezza e sappiamo bene che quando Satana ti accarezza… vuole la tua anima.
Quando chi ha il potere si mobilita insieme ai cittadini del mondo significa che la transizione ecologica sarà pagata dagli ultimi non da industriali e governi che, dopo aver negato per decenni il problema del cambiamento climatico per mantenere i loro tassi di crescita e i loro profitti, continueranno il loro sfruttamento dell’ambiente grazie ad abili azioni di marketing, strumentalizzando le masse con la politica ufficiale, catturando i giovani con il consumismo e con la moda del momento.
di Cristina Amoroso