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Greta Thunberg e confusione ideologica

Il “personaggio costruito” di Greta Thunberg continua a far parlare di sé. La giovane norvegese è passata dalle lotte in difesa dell’ambiente alla Freedom Flotilla. Sappiamo bene che la ragazzina “problematica” è solo uno dei tanti “progetti” sostenuti da George Soros e dal sionismo liberale.

Chiedere la fine delle uccisioni a Gaza è un trucco linguistico. Diranno “fine alle uccisioni”, ma non diranno mai “fine all’occupazione” e definiranno sempre la Resistenza palestinese come “terrorista”.

Greta Thunberg e le lotte del potere

La Palestina non ha nulla a che fare con il programma miliardario della “giustizia climatica”, uno strumento di guerra economica per impoverire il Sud del mondo deindustrializzandolo attraverso la limitazione dell’accesso al petrolio. Quando verrà istituito uno Stato palestinese, userà il suo petrolio offshore per ricostruire ciò che i sionisti hanno distrutto e Greta Thunberg cercherà di impedirgli di avere un tenore di vita dignitoso in nome del cambiamento climatico.

I sionisti liberali collegano sempre cause non correlate a quella della Palestina. Clima, Lgbtq+, ecc. La Palestina è una causa divina, è una causa islamica e cristiana. Non è una causa laica liberale delle Nazioni Unite. I liberali hanno un programma e interferiscono sempre con l’occupazione sionista opponendosi alla Resistenza armata.

Collettivamente, non possiamo sostenere individualmente molte delle figure a bordo della flottiglia, poiché alcune di loro presentano incongruenze ideologiche o comportamentali che sollevano valide preoccupazioni. Tuttavia, riconosciamo che l’iniziativa più ampia rappresenta un gesto significativo di solidarietà con la popolazione oppressa di Gaza. Pur non potendo ignorare gravi contraddizioni in nome di un attivismo simbolico, riconosciamo anche il valore delle azioni collettive che attirano l’attenzione internazionale sull’ingiustizia. Un approccio equilibrato ci impone di rimanere fedeli ai nostri principi ideologici, apprezzando al contempo gli sforzi sinceri.

Sebbene la cooperazione per buone cause deve essere incoraggiata, non dobbiamo ignorare le conseguenze ideologiche delle nostre alleanze. La nostra solidarietà deve essere radicata nella chiarezza, non nella confusione ancorata alla causa, non alle personalità. Sosteniamo la Resistenza all’oppressione, ma restiamo anche cauti nel non diluire i confini ideologici che definiscono la nostra lotta.

di Redazione

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