Governo Meloni: più carri armati meno medici
Il Governo Meloni, nell’ultima manovra ha riservato le briciole al Servizio sanitario nazionale. Come sempre accade in questi casi, l’indignazione dura lo spazio di un mattino. Il Servizio sanitario nazionale è ridotto ad un colabrodo tra tagli di reparti, mancanza di medici e infermieri e liste di attesa infinite.
Governo Meloni e guerra al pubblico
I problemi della Sanità, ad onor del vero, non nascono con il governo di Giorgia Meloni. I problemi nessun governo, di nessun colore, li ha mai affrontati per un motivo molto semplice: si privilegia il privato a discapito del pubblico. Questo comporta di essere solventi: ossia, se non hai la possibilità economica è difficile, quando impossibile, accedere alle cure necessarie.
Se di guerra si tratta è perché il governo italiano, in fregola nel mostrare i muscoli, preferisce dirottare stanziamenti verso un settore molto più redditizio: quello del riarmo. Sono 32 i miliardi di euro stanziati nella legge di bilancio per il 2025 sulle spese militari, a farlo notare è l’osservatorio Milex.
Si sforano, per la prima volta, i 30 miliardi di stanziamento arrivando a 32, di questi ben 13 saranno destinati all’acquisto di nuovi armamenti, in una preoccupante escalation di spesa che supera tutte le altre. Questi sono soldi che avranno un costo sociale enorme, mentre nell’ambito della Sanità si dibatte sui centesimi, sui decimali.
Inquietante corsa al riarmo
Una spesa che sale lentamente ma costantemente e lo fa soprattutto negli ultimi cinque anni. Nel 2012 si spendevano 7,3miliardi in nuovi armamenti, nel 2025 si arriverà a 13 con un aumento del 77% in soli cinque anni. Questi dati sono nascosti e omessi all’opinione pubblica. Si tratta di risorse che se paragonate ad altre voci di spesa assumono proporzioni immense. Un esempio? Si spende di più per gli armamenti che per l’edilizia scolastica, più per le missioni militari che nella ricerca universitaria che è il fanalino di coda delle spese governative.
La spesa militare italiana arriva all’1,42% del Pil avvicinandosi sempre di più al 2% richiesto dalla Nato. Vale la pena ricordare che non si tratta di un obiettivo vincolante, ma che sembra essere diventato il mantra di tutti i governi degli ultimi anni.
Siamo dinnanzi ad una nazione che ha come principale obiettivo non le spese sociali ma quelle militari, indicato dal fatto che mentre le altre voci rimangono inalterate o tagliate, quelle militari crescono di continuo. Siamo una nazione che arranca negli investimenti in sanità, istruzione, transizione ecologica, settori che meriterebbero la giusta e dovuta attenzione con investimenti necessari e significativi.
L’istituto Milex consegna il ritratto di una nazione che sta cambiando volto privilegiando la dimensione militare a quella civile, un cambiamento che meriterebbe un dibattito pubblico, un’adeguata discussione parlamentare e un confronto con i reali bisogni del Paese. Se questo Paese avesse un’anima!
di Sebastiano Lo Monaco