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Global Sumud Flottilla, il mondo civile si mobilita

Il mondo civile, quello delle associazioni, delle Ong, dei volontari, dei giornalisti fuori dal mainstream prova a darsi da fare. Ciò accade in contrapposizione ai governi che dormono da due anni e continuano, come l’Italia, ad armare l’entità sionista e sostenere con la loro ipocrisia il genocidio in atto a Gaza. Negli ultimi giorni, decine di imbarcazioni della Global Sumud Flottilla, sono salpate da diversi porti del Mediterraneo per raggiungere la Striscia di Gaza.

La Global Sumud Flottilla

“Sumud” in arabo significa “resistenza ferma”, ed è questa fermezza che ha messo insieme la più vasta azione civile mai organizzata sino adesso. Un’azione di solidarietà che è soprattutto una presa di posizione chiara: a Gaza c’è un genocidio in corso e il mondo, quello che non si chiude nelle aule parlamentari, non può più rimanere silente.

Questa fermezza è il filo rosso che ha unito giornalisti, medici, attivisti, semplici cittadini che hanno aderito a questa call to action da ogni angolo del pianeta. La Global Sumud Flottilla si inserisce nel Global Movement to Gaza, una grande rete di solidarietà internazionale che insieme al Sumud Convoy e del Sumud Nusantara ha sentito il bisogno di progettare questa grande iniziativa.

Le navi porteranno con sé aiuti umanitari, alimentari, farmacologici, ma soprattutto, portano avanti una volontà politica chiara: rompere l’assedio messo in atto dal regime coloniale sionista e riaprire i corridoi umanitari garantiti dal diritto internazionale da sempre ignorato dal regime.

Le partenze

Alcune navi sono partite da Barcellona e da Genova il 31 di agosto, poi sarà il turno di Tunisi e della Sicilia il 4 Settembre. La missione è quella di far convogliare imbarcazioni verso le coste di Gaza creando un fronte marino coordinato e legale navigando in acque internazionali.

Gli equipaggi saranno composti da avvocati, medici e giornalisti, ma soprattutto da persone di lingue, età e religioni diverse accumunate da un solo obiettivo: Giustizia per Gaza. I rischi ci sono, i naviganti possono essere fermati, arrestati e respinti dagli sgherri del regime, ma si è anche consapevoli che non si può più rimanere silenti e che si deve agire. Tutto quello che è stato detto (poco) e fatto (ancora meno) dalla politica non basta più, dopo mesi di bombardamenti indiscriminati e il sistematico uso della fame contro il popolo palestinese.

Gli attivisti chiedono che venga rispettato il diritto internazionale, che l’occupazione illegale del regime sionista venga fermato. In tutto ciò, si mette in chiaro il fallimento dell’Unione Europea ormai ridotta ad un simulacro di staterelli complici di quanto sta accadendo a Gaza. L’Occidente è pienamente complice della distruzione sistematica del popolo palestinese.

di Sebastiano Lo Monaco

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