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Global Sumud Flotilla un copione già visto

Pur rispettando la natura dell’iniziativa, in passato avevamo già posto qualche perplessità sulla reale utilità delle azioni della Global Sumud Flotilla. Non ci permettiamo di criticare chi ha scelto di intraprendere questa iniziativa, a loro va il nostro sincero rispetto. I dubbi nascono sulle reali motivazioni che hanno mosso questa iniziativa.

Crediamo che una dose eccessiva di propaganda politica, coordinata da partiti e sindacati, abbia un po’ “inquinato” la natura dell’iniziativa. Ci sarebbe tanto da dire anche sull’ipocrita presenza a bordo delle barche di politicanti italiani della cosiddetta opposizione. Ma se fossero stati al governo? Altro che Flottilla. Alla fine, stare all’opposizione non è così male, almeno gli permette di abbaiare al padrone.

Considerate le esperienze passate, dove non si è raggiunto nessun risultato concreto se non massacri nel caso della Mavi Marmara e puntuali fallimenti nel raggiungere Gaza nelle altre spedizioni, bisognerebbe analizzare bene la reale utilità di questa iniziativa.

Global Sumud Flotilla: quale risultato raggiunto?

Come ampiamente previsto da tutti, venerdì sera, la marina israeliana ha iniziato a intercettare la grande flottiglia che tentava di rompere il blocco marittimo sulla Striscia di Gaza assediata, arrestando gli attivisti a bordo delle barche.

La Global Sumud Flotilla ha dichiarato attraverso la società di social media statunitense X che le imbarcazioni sono state attaccate dalle forze israeliane da mercoledì sera. L’agenzia turca Anadolu ha citato Erdem Ozveren, un attivista turco della missione globale, il quale ha affermato che la loro imbarcazione si trovava a meno di 30 miglia nautiche da Gaza.

La flottiglia, composta da circa 50 navi con oltre 500 attivisti a bordo, è salpata all’inizio di questo mese per rompere il blocco israeliano e consegnare aiuti umanitari, in particolare forniture mediche, al territorio palestinese assediato. Secondo gli organizzatori, la Flottiglia Sumud è stata descritta come la più grande missione marittima del suo genere degli ultimi decenni, con oltre 50 imbarcazioni e delegazioni provenienti da almeno 44 Paesi.

Al di là dell’atto simbolico e della visibilità (unico aspetto positivo), crediamo che questa iniziativa sia stata l’ennesimo atto di propaganda politica ad uso e consumo di certe fazioni. Se poi consideriamo le importanti risorse spese per questa iniziativa, il carico umanitario e le barche sequestrate, il fallimento diventa ancora più evidente.

Non servono più iniziative simboliche per sostenere la Palestina

I palestinesi di Gaza stanno lottando contro il genocidio, la devastazione e la carestia. Le Nazioni Unite hanno recentemente concluso che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza.

Il blocco imposto da Israele agli aiuti umanitari ha ridotto l’accesso dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza a cibo, acqua pulita e medicine, condizioni che, secondo i funzionari delle Nazioni Unite, hanno raggiunto una “dimensione da incubo”. Dall’ottobre 2023, i bombardamenti israeliani hanno ucciso più di 66.500 palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini. Le Nazioni Unite e le organizzazioni per i diritti umani hanno ripetutamente avvertito che l’enclave sta diventando inabitabile, con fame e malattie in rapida diffusione.

Di fronte a questo scenario apocalittico, non possiamo più permetterci di portare avanti proteste e iniziative fine a se stesse, dove l’unico risultato è una sterile propaganda. Inoltre, ricordiamoci che viviamo in un Paese tra i più complici del massacro attuato da Israele nella Striscia di Gaza, e il cui territorio è occupato da decine di basi americane.

Invece di spendere risorse per iniziative morte in partenza, proviamo, almeno per una volta, a sperimentare iniziative e proteste capaci di incidere sulle politiche scellerate della “nostra” classe politica, da destra a sinistra. Se rinunciamo a un po’ di propaganda eterodiretta e mania di protagonismo, forse riusciremmo a dare, dopo 80 anni, un po’ di dignità a questa nazione. Noi, nel nostro piccolo, ci siamo e ci saremo, ma non per passerelle, selfie e balletti.

di Redazione

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