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Global Compact, l’Italia non aderirà

L’Italia non aderirà al Global Compact, questo è quanto deciso da governo italiano stando alle parole di Matteo Salvini sempre più socio di maggioranza del governo giallo-verde; il ministro dell’Interno dopo aver incassato la vittoria con il decreto sicurezza che aumenterà il numero dei migranti nelle strade italiane dandogli modo di incrementare la perenne campagna elettorale ed il consenso presso la popolazione, ha annunciato che il governo non si presenterà a Marrakech dove si terrà la conferenza. La dichiarazione di Salvini ha avuto il solito effetto di spaccare il governo visto che il M5S non è del tutto favorevole alla decisione di non prendere parte alla riunione.

global-compactA Marrakech non si presenteranno tutti i Paesi sovranisti, i presunti alleati di Salvini alle prossime elezioni europee e viste le ultime dichiarazioni non ci sarà nemmeno l’Italia, anche se il Ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi aveva annunciato che il governo avrebbe preso parte al convegno spalleggiato da quello che dovrebbe essere il primo ministro, Giuseppe Conte.

Il vertice di Marrakech sarà quindi l’ennesima occasione sprecata nella gestione globale del fenomeno migratorio; il Global Compact vede la luce nel 2016 grazie all’adozione dell’Onu della Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati sottoscritta inizialmente da 193 Paesi; in parole semplici il Global Compact non è altro che una dichiarazioni di intenti che non ha nulla di vincolante, si tratta di responsabilizzare i governi nella tutela dei 258milioni di persone che sono costrette a lasciare le proprie nazioni. Il Global Compact fu voluto da Barack Obama prima che terminasse il suo mandato, ma Trump non appena arrivato alla Casa Bianca ha immediatamente cancellato l’adesione degli Usa motivando il tutto con un semplice “non è in linea con le politiche americane”.

Le parole di Trump sono state dolce melodia per i sovranisti del vecchio continente; nazioni come Ungheria, Israele, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria sono state attratte come api verso il miele sfilandosi dall’adesione al Global Compact a seguito di queste sono poi arrivate la Svizzera e l’Italia, anche se nel miglior stile italiano la decisione finale è stata lasciata al Parlamento come ha affermato il premier Conte.

I 23 punti che compongono il Global Compact lasciano intendere che le motivazioni accampate dai governi sovranisti sono solo dei pretesti visto che da nessuna parte è previsto un obbligo per gli Stati di aderire al patto che è un atto esclusivamente volontario e non sta scritto da nessuna parte che vi sia un obbligo di accettare migranti e rifugiati. Tutto si basa sul rispetto dei diritti umani e sulla necessità di fornire adeguata assistenza e accoglienza con maggiore attenzione per donne e minori; per chi firma il trattato è previsto un impegno comune a fornire ausilio e sostegno a quei Paesi che sono maggiormente interessati ai movimenti migratori di cui fa parte anche l’Italia.

Per Salvini e per la Lega anche dei vantaggi perdono consistenza rispetto al rischio di vedersi rinfacciare l’onta di aver sottoscritto un documento che riconosce i diritti umani e che condanna senza mezzi termini razzismo e xenofobia, pilastri della politica e della campagna elettorale continua del ministro degli Interni. Firmando il Global Compact sarebbe poi difficile parlare di “pacchia”, criminalizzare le Ong o negare la protezione umanitaria e allungare i tempi di detenzione preventiva, cosa che accadrà a breve vista l’approvazione del decreto sicurezza.

L’Italia paga a caro prezzo la smentita di un impegno precedentemente già preso, un altro pezzo di credibilità che crolla mestamente sulla scena internazionale, ma anche questo è un prezzo che Salvini paga volentieri visto che sanziona la definitiva presa del timone del governo da parte della Lega a scapito di quel taxi politico che è diventato il M5S.

di Sebastiano Lo Monaco

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