Giustizia: centomila bambini hanno genitori detenuti, fino al 18 una campagna per aiutarli
“Non è un mio crimine, ma una mia condanna” è il grido dei 100mila bambini che ogni giorno entrano nelle 213 carceri italiane per incontrare il proprio papà o la propria mamma detenuti. “Non un mio crimine, ma una mia condanna” è anche la campagna di raccolta fondi di Bambinisenzasbarre, che sostiene – con l’invio al 45507 di un Sms da 2 euro da cellulare e 2 o 5 euro da telefono fisso entro il 18 maggio – il consolidamento e l’estensione negli Istituti penitenziari italiani del Modello d’accoglienza Spazio Giallo, lo spazio e il sistema di Bambinisenzasbarre dedicato alle famiglie ed ai bambini che si preparano all’incontro con il genitore detenuto insieme alle psicologhe, psicopedagogiste e arte-terapeute e di strutturare il servizio nazionale di Telefono Giallo per rispondere alle famiglie di persone in una situazione di detenzione, agli operatori e, al contempo, per dare risposte concrete alle esigenze e alle difficoltà dei bambini.
Finalità della campagna è sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza del riconoscimento e visibilità di questi bambini e dei loro bisogni senza per questo stigmatizzarli, nel pieno rispetto del diritto di ogni bambino di essere tale. Al contempo, si intende far comprendere come la continuità e il rafforzamento del legame affettivo agisca in termini di prevenzione sociale: per il figlio che non rischia di ripetere l’esempio del padre da cui è forzatamente separato e, a causa dell’improvvisa “scomparsa”, ne idealizza il comportamento ma, al contrario, ne comprende le debolezze e gli errori e, quindi, è in grado di scegliere un diverso stile di vita; mentre per il genitore detenuto il figlio con cui riesce a mantenere un legame diventa la motivazione forte per non ripetere il reato e ritornare ad essere per lui un modello.
Fonte: www.romagnamamma.it