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Aleppo ad un passo dalla liberazione

di Salvo Ardizzone

Ad Aleppo ormai assediata per i “ribelli” la situazione precipita; per evitare un massacro Assad annuncia un’amnistia e la Russia offre corridoi umanitari.

Aleppo è il nodo centrale della crisi siriana, lo sanno tutti i protagonisti della guerra; la sua liberazione sarà la svolta decisiva del conflitto. Nelle scorse settimane la pressione dei siriani e dei loro alleati, appoggiati senza riserve dall’aviazione russa, è aumentata progressivamente fino a tagliare le ultime vie di rifornimento di “ribelli” e qaedisti, ed a scacciarli da sempre più vaste aree della città vecchia che occupavano da anni.

L’accelerazione impressa alle operazioni intorno ad Aleppo è stata una scelta strategica coincidente alla ripresa dei colloqui di Ginevra per la soluzione della crisi; quegli incontri si svolgono in un clima assai diverso dal passato grazie alla mutata situazione sul campo, ed agli equilibri politici ormai ribaltati.

Washington ha rinunciato da tempo a chiedere l’allontanamento di Al-Assad, più che mai saldo alla testa del suo Popolo e del suo Esercito, e pur di conservare una qualche influenza sull’area è ormai pronta a venire a patti. La stessa Turchia, che sullo smembramento della Siria per anni aveva basato la sua politica, oggi, pur di non vedersi sui confini un’entità curda, è pronta a normalizzare i rapporti con il Governo siriano e a fare di tutto per preservare l’integrità del Paese.

A schiumare di rabbia per il crollo dei suoi progetti è rimasta Riyadh e i suoi satelliti del Golfo, ma i suoi fantocci, quelle sigle posticce spacciate per l’opposizione siriana, sono ormai irrilevanti.

Ormai è la Russia ad essere al centro della scena e s’accinge a riscuotere l’enorme peso politico ricavato dal suo intervento in Siria; martedì scorso russi e americani si sono incontrati a Ginevra e Washington ha preso atto degli sviluppi della situazione di cui Aleppo è l’elemento più importante. Un accordo è stato trovato: in poche parole, prima si eliminano i terroristi poi si discuterà di politica, e fra questi, oltre all’Isis, sono stati messi anche i qaedisti di al-Nusra, sponsorizzati dal Golfo, dalla Turchia e dallo stesso Israele oltre che dagli Usa.

E pazienza se, con immensa ipocrisia, gli americani hanno accettato che venissero inserite nella lista nera le bande della Nusra che operano al nord e al centro del Paese, ma hanno ottenuto che venissero tenute fuori quelle basate al sud: lungo il confine israeliano, perché a Tel Aviv interessano quali alleate contro Hezbollah; lungo il confine giordano e verso quello iracheno, perché fa comodo a Washington averle sotto mano in un’area al centro dei suoi interessi per il petrolio del basso Eufrate (quello di Dayr al-Zawr e Albukamal) e perché è la porta verso l’Iraq.

La prova che Al-Nusra sa di essere in pericolo è data dalla dichiarazione con cui ha appena rinnegato il suo legame con Al-Qaeda con il pieno consenso di Al-Zawahri (l’attuale capo del network terroristico); una spregevole sceneggiata con cui si vorrebbe cancellare il mare di sangue versato. Ma tant’è. È un miserabile gioco delle parti che gli sviluppi sul campo stanno vanificando.

Nel frattempo, ad Aleppo la situazione precipita per i takfiri che sono rinchiusi nella città vecchia: Esercito siriano, Hezbollah, iraniani e volontari sciiti li stanno incalzando, mentre le aviazioni di Mosca e di Damasco martellano i nidi di resistenza, conquistando quartiere dopo quartiere.

Per evitare un inutile massacro, Bashar al-Assad ha concesso un amnistia a tutti coloro che si arrenderanno, mentre il ministro della Difesa russo Shoigu ha annunciato, su iniziativa del presidente Putin, un’operazione umanitaria su vasta scala organizzata dai Governi russo e siriano. Il progetto prevede che ad Aleppo vengano aperti tre corridoi umanitari per gli abitanti e per chi voglia deporre le armi, e un quarto per permettere ai miliziani armati di allontanarsi.

Il Ministro, su ordine di Putin ed espressa richiesta del segretario di Stato Usa Kerry, ha inviato propri esperti a Ginevra per coordinare le misure per stabilizzare la situazione di Aleppo; con loro andrà il generale Gadzhimagomedov, vicecomandante del dipartimento generale operativo. Nel frattempo, l’aviazione sta paracadutando aiuti per la popolazione intrappolata nella città e si stanno organizzando soccorsi per quanti riescono a venir fuori, fuggendo da chi vuole trattenerli come scudi umani.

Ad Aleppo si sta consumando l’epilogo della crisi siriana: dopo oltre cinque anni d’aggressione, è la svolta che sta ribaltando gli antichi equilibri mediorientali e sta vedendo la vittoria della Resistenza.

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