Ginevra: la mancanza di volontà delle potenze straniere blocca i colloqui sulla Siria
Questa sera era fissata a Ginevra la ripresa dei colloqui sulla crisi siriana sotto l’egida dell’Onu, ma a bloccare ogni seria trattativa è la mancanza di volontà di giungere ad una ragionevole soluzione negoziale da parte delle Potenze che dall’esterno hanno suscitato la guerra, e che ora vedono sfumare sul campo la possibilità di ottenere i risultati sperati.
Così l’Arabia Saudita preme perché l’High Negotiations Committee, un ammasso di sigle, gruppi e gruppuscoli legati ad essa dai suoi petrodollari, venga riconosciuto come unico rappresentante di una sedicente opposizione.
La Turchia di Erdogan continua a mantenere le sue mire sulla Siria, che vorrebbe destabilizzata e assoggettata alla sua influenza dopo aver eliminato ogni resistenza curda, e per questo minaccia di boicottare i colloqui di pace se vi sarà invitato il Partito dell’Unione Democratica curda, ma mira comunque a trascinare nel conflitto gli Usa, di cui ha un disperato bisogno per assicurarsi una copertura che la protegga da Russia e Iran.
Washington, da parte sua, vorrebbe giocare proprio la carta dei curdi per garantirsi quell’attore sul campo che gli darebbe voce in capitolo sulla crisi, e vorrebbe mantenere il sistema Bahatista per evitare un vuoto ingovernabile, mentre Israele, eterno convitato di pietra della regione, preme dall’esterno per un cambio di Governo a Damasco e per il riconoscimento delle sedicenti “opposizioni”.
L’Iran, da parte sua, forte dei successi e della presenza sul campo, intende continuare a sostenere il legittimo Governo di Al-Assad, e la Russia, che col suo impegno insieme all’Iran ha impresso un’accelerazione alla situazione, intende porsi come mediatrice con gli altri attori, a patto che Assad resti al potere; al contempo, sostiene i curdi, di cui chiede a gran voce la partecipazione ai colloqui di Ginevra in chiave anti turca, con cui ha molti conti da regolare.
Da ultimo, ma oggi da non trascurare affatto, c’è il legittimo Governo di Assad, che intende far valere anni di lotte e di sacrifici contro un’aggressione, e la realtà che vede il suo Esercito incalzare sedicenti “ribelli” e seguaci del “califfo” di villaggio in villaggio.
È un groviglio inestricabile in cui gli attori locali contano relativamente, e i tanti sponsor del Terrore tentano di riconquistare attorno a un tavolo ciò che stanno perdendo irrimediabilmente sul campo. D’altronde, nell’ipocrita finzione dell’Onu, si è giunti solo all’esclusione dalle trattative dell’Isis e di Al-Nusra, vale a dire di Al-Qaeda.
Con queste premesse, non c’è nulla da attendersi da Ginevra, dove nessuna delle Potenze che hanno aggredito la Siria, e che vede ora frustrati i propri appetiti, ha un interesse alla pace. Damasco, dal canto suo, ha già dichiarato che non intende fare ulteriori concessioni, né dialogare con terroristi diretti, finanziati ed aiutati in tutti i modi dall’esterno, che hanno massacrato, distrutto e rapinato un Paese.
Al di là delle finzioni dei media, e malgrado i fiumi di denaro e di aiuti, ormai sarà sul campo che sarà respinta l’aggressione e che si determinerà il tracollo dei sogni di dominio di chi ha martirizzato una Nazione per spartirsela.