Germania: alleata di Israele o suo ostaggio?

Il primo viaggio di Friedrich Merz nei territori occupati ha portato meno un messaggio di pace che una conferma strategica della continua dipendenza della Germania dalla lobby sionista e dalla politica statunitense, una dipendenza che, tra il crollo della popolarità interna, le turbolenze economiche e la crescente opposizione pubblica europea alle atrocità di Gaza, ha ora raggiunto un punto decisivo.
La visita inaugurale di Merz nei territori occupati ha trasmesso un messaggio chiaro: la Germania è ancora fermamente al fianco di Israele. Nel suo incontro con Herzog, ha parlato del costante impegno della Germania nei confronti dello “Stato ebraico” e ha inquadrato la guerra di Gaza come il risultato di una decisione presa da Hamas, una narrazione che rispecchia direttamente la retorica della Casa Bianca e della lobby sionista. L’insistenza di Merz sul disarmo di Hamas e la sua speranza nella ripresa del cosiddetto “piano di pace di Trump” hanno chiarito che Berlino non solo non riesce a pensare in modo indipendente, ma sta lavorando attivamente per consolidare il regime occupante come pietra angolare della sicurezza occidentale. Questa posizione fa parte della strategia di lunga data della Germania di legittimare i crimini di Tel Aviv, una strategia completata attraverso l’invio di armi e il sostegno politico al genocidio di Gaza.
Nel frattempo, Merz è alle prese con la crisi economica e il calo del consenso interno, e sta cercando di prevenire il collasso politico stringendo un allineamento più stretto con la lobby sionista. Sa che accontentare Tel Aviv e Washington è molto più cruciale per salvaguardare la sua carica di cancelliere che accontentare l’opinione pubblica tedesca, la stessa che ora si riversa in piazza per protestare contro il genocidio di Gaza, solo per poi scontrarsi con la repressione della polizia.
L’Occidente intrappolato dal sionismo: l’etica crolla
La storia dei leader occidentali, in particolare della Germania, dimostra che le loro decisioni non sono guidate da principi democratici, ma dagli interessi della lobby sionista. La Germania è uno dei maggiori fornitori di armi di Israele e, da Gaza all’Ucraina, i profitti della sua industria della difesa sono sostenuti dal sangue dei civili.
La crescente ostilità nei confronti dei rifugiati, il sostegno incondizionato all’occupazione e il disprezzo per il clamore globale contro il genocidio di Gaza testimoniano la realtà: i diritti umani in Occidente sono poco più di uno slogan usa e getta. Mentre milioni di europei chiedono la fine dei bombardamenti e dell’assedio di Gaza, i politici tedeschi perseguono una linea completamente opposta: reprimono le proteste interne, giustificano le uccisioni di massa e offrono copertura politica a Tel Aviv.
L’attuale politica di Berlino va oltre il sostegno diplomatico; rappresenta un tentativo di ricostituire il potere geopolitico attraverso il bellicismo e la continua subordinazione dell’architettura di sicurezza europea agli Stati Uniti e a Israele.
Convergenza ideologica tra Berlino e Tel Aviv
Un’analisi storica mostra che le radici di gran parte dell’attuale comportamento del governo tedesco affondano nella stessa struttura ideologica: razzismo, militarismo e una dottrina incentrata sulla guerra. L’aumento dei bilanci militari, l’espansione della coscrizione obbligatoria e il perpetuarsi della guerra in Ucraina riflettono tutti questa mentalità.
Dall’altro lato, il regime sionista continua la sua occupazione e il suo genocidio. Oggi a Gaza, in Libano e in Cisgiordania, è all’opera la stessa logica criminale: la distruzione di un intero popolo per consolidare il dominio. La vicinanza ideologica tra Berlino e Tel Aviv è la chiave del cieco allineamento della Germania ai crimini di Israele, e le osservazioni di Merz hanno reso questa connessione ancora una volta lampante.
Questo allineamento rivela che la Germania non vede Israele come un partner, ma come l’esecutore delle missioni più oscure dell’Occidente, proprio come Merz aveva precedentemente ammesso: “Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi”. Israele funge da braccio armato dell’Occidente: incaricato di indebolire gli Stati indipendenti, contenere l’Asse della Resistenza, bloccare l’influenza di Cina e Russia e controllare le risorse energetiche dell’Asia occidentale.
Germania è ancora sottomessa agli Stati Uniti
Sebbene la Germania si presenti come la potenza economica europea, nella pratica segue le direttive di Washington. La presenza di migliaia di soldati statunitensi sul suolo tedesco e l’adesione incondizionata dell’UE ai programmi bellici americani – dall’Ucraina alle misure di repressione contro l’Iran – riflettono questa dipendenza strutturale.
Il trattamento umiliante riservato all’Europa alla Casa Bianca, la sua performance al vertice di Sharm el-Sheikh e la sua incapacità di opporsi alle politiche israeliane hanno messo a nudo il vero volto di questa subordinazione. Oggi, gli Stati Uniti definiscono la traiettoria politica dell’Europa, anche in materia di migrazione, sicurezza e struttura culturale. Non sorprende quindi che Merz si sia presentato a Tel Aviv e abbia apertamente ribadito il suo sostegno a Israele: la politica estera della Germania non è formulata a Berlino, ma a Washington.
Eppure, l’ondata di rabbia pubblica in tutta Europa per il genocidio di Gaza sta crescendo. Se dovesse intensificarsi, Merz potrebbe persino non riuscire a completare il suo mandato. Tale è il costo storico di affidarsi a un regime che ha perso la sua legittimità nel sangue dei bambini di Gaza.
di Redazione



