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Genova affonda tra speculazioni e nefandezze

A Genova è piovuto per 48 ore, almeno 400 mm di pioggia, 200 nelle tre ore precedenti le 23.20, quando il Bisagno è esondato in Borgo Incrociati trascinando con sé un uomo che ha seppellito sotto una montagna di fango. È accaduto nel medesimo punto in cui uscì fuori dagli argini nel ’70, nella “Grande Alluvione” che di morti ne fece 36. Mentre le acque invadevano le strade con una muraglia almeno di due metri che trascinava auto e invadeva i locali a pianterreno, la Protezione Civile trasmetteva finalmente l’unico avviso di allerta per una possibile esondazione, beffardo per la gente che guardava quel disastro dai piani alti delle case.

A Genova questi fenomeni sono tristemente ricorrenti; appena tre anni fa era stato il Fereggiano a fare sei vittime, uscendo dai muraglioni in cui era stato costretto dalla speculazione edilizia; neppure allora fu lanciato l’allarme e la città fu presa ancora una volta di sorpresa. 

Malgrado ciò, di prevenzione sui vari torrenti che attraversano la città neppure a parlarne; a parte proclami e annunci, non s’è fatto praticamente nulla per porre riparo a un problema che sistematicamente investe Genova ad ogni autunno, mietendo vittime e causando danni enormi. Sul Fereggiano, escluse poche opere di fortuna effettuate a tragedia recente, niente è stato fatto per mettere il torrente in sicurezza; la gara per il primo lotto è stata appena aperta, ma, secondo l’Assessore ai Lavori Pubblici, i lavori non cominceranno prima dell’estate prossima e serviranno almeno 4/5 anni per completarli. Il canale che dovrà convogliarne le acque in eccesso direttamente a mare è stato progettato e finanziato con 25 ml, ma nessuno sa se e quando si comincerà. Sul Bisagno i lavori sono fermi da anni per uno stucchevole contenzioso fra ditte concorrenti e non si può prevedere che destino avrà l’opera. Quelli sullo Sturla (che l’altra notte è pure esondato) non sono neppure previsti.

Questa di Genova è una vicenda emblematica: speculatori e palazzinari hanno stuprato il territorio impunemente, creando tutte le premesse per tragedie che si ripetono con terribile frequenza; chi dovrebbe vigilare e dare l’allarme (vedi Protezione Civile) non lo fa e si trincera dietro cavilli risibili per giustificare irresponsabilità e incompetenza; gli interventi risolutivi rimangono titoli su progetti. Restano bloccati nella rete infernale di codicilli, norme e regolamenti fatti per paralizzare tutto sulle scrivanie di burocrati ed Enti Locali, finché qualche “interesse” non li smuove. In questo Paese di “furbetti”, di responsabili veri non se ne trovano mai anche grazie alle norme contorte che abbiamo, e nessuno che lo meriti davvero finisce mai per pagare come deve. 

È il ritratto di quest’Italia disgraziata, con Amministrazioni e Governi indegni, sordi alle necessità e alle esigenze della popolazione e indifferenti non solo ai danni immensi che ne vengono, ma anche ai pericoli mortali per la gente.  

di Salvo Ardizzone 

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